Il nonno saggio


da “Cabaret Mistico” di Alejandro Jodorowsky

In un villaggio, un nonno saggio mette alla prova i quattro nipoti, tre maschi e una femmina.
“Ciascuno di voi deve prendere una gallina e ucciderla in un posto dove nessuno possa vederlo. Chi lo farà meglio riceverà in dono questo flauto di legno fatto con le mie mani”.
I ragazzi e la bambina si mettono all’opera decisi a guadagnarsi il trofeo.
Dopo un po’ di tempo ritorna il primo, e posando ai piedi del vecchio la gallina morta, lo informa tutto orgoglioso:
“Anche se in giro c’è un sacco di gente sono andato nel bosco, mi sono arrampicato sull’albero e lassù, nascosto fra i rami, l’ho sgozzata.”
Arriva il secondo nipote, anche lui tutto orgoglioso, e posa ai piedi del nonno la gallina morta.
“Mi sono tuffato nel fiume con lei, e sott’acqua le ho aperto il ventre…”
Il terzo ragazzo, anche lui con un’aria trionfante, consegna il suo animale morto.
“Sono andato al cimitero e, nascosto all’ombra di una tomba, le ho tirato il collo.”
La bambina invece arriva tutta triste con la sua gallina in braccio, viva.

Il saggio le domanda:
“Che cosa è successo, signorina? Forse nel villaggio e dintorni non c’è nessun posto dove non ci sia gente?”
“No, non è quello, nonno. Ci avete detto di uccidere la gallina dove non ci vedesse nessuno. Ma per quanto deserti fossero i posti in cui sono stata, la gallina mi guardava sempre.”

E il vecchio, con un grande sorriso, consegna alla bambina il suo flauto di legno.

Saper Ascoltare


By Alfredo

Di cosa vi parlo oggi ?
Sempre più difficile eh; scegliere un tema che, spero, vi interessi e, contemporaneamente, non ripetermi sugli stessi concetti, non è semplice.
Le chiavi di volta del pensiero umano non sono infinite e, quindi, è abbastanza facile che ci si ripeta.
Vale però, per me, anche molto, la differenza degli angoli di osservazione che i vari autori che vi propongo, cercano di argomentare con pensieri e riflessioni “originali” e, spesso, con arguzia, acume, e solidità intellettuale.

Oggi il tema scelto è: SAPERE ASCOLTARE del “mio” amico Alejandro Jodorowskj.
Vado:

“Tu puoi abbattere le barriere che fin da bambino hanno intorpidito il tuo spirito.
Questo mondo, in cui vogliono costringerti a vivere, è soltanto una delle realtà possibili, ma ne esistono altre.
L’energia che muove il mondo non deve essere per forza il petrolio, il nucleare o la violenza maschile; non è detto che le fortune debbano essere accumulate da una minoranza della popolazione a scapito della fame della maggior parte dell’umanità; la casa in cui vivi non deve essere tracciata per forza con squadra e righello; così come gli edifici costruiti senza amore da architetti venduti a un’industria disumana, non hanno bisogno di ergersi con finestre finte e insana aria condizionata, come falli arroganti.
Smettila di aver paura delle malattie. tu puoi essere il guaritore di te stesso.
Il mondo è un potenziale eden e devi farlo fruttificare.
Per cambiarlo, comincia a cambiare tu…

E invece non hai il coraggio di prendere il largo!
Tenendo tutto ciò e aggrappandosi alle sicurezze, disdegnando i desideri che ti spingono a creare, vai in cerca di capi, padroni o imprese senz’anima che ti diano un lavoro, cerchi una topaia dove vegetare facendo un lavoro che non ti piace.
Non pensi di realizzare una bella opera, ma vai mendicando un buon stipendio.
Sottomesso a tale schiavitù, i conflitti emozionali li chiami stress, e invece che prendere il largo credi che ingerire pastiglie ti procurerà sollievo…

Preferisci, egoista, lasciare che la spada ricada sulla testa dei tuoi discendenti eleggendo politici poco trasparenti oppure consumando prodotti industriali nocivi, senza fare il tuo lavoro, senza cambiare mentalmente, senza diventare l’artefice del tuo destino.

Ego sciocchi, io sono qui e vi illumino costantemente, ma voi non mi ascoltate mai ! […]
Se continuiamo a inibire le nostre possibilità, se eludiamo il nostro essere profondo, se ci trinceriamo dietro ai pregiudizi, quello che riceviamo dal mondo concorda con le mutilazioni che ci portiamo dietro, anche se è vero che tali mutilazioni ce le hanno provocate la famiglia, la società, la cultura e così via, arriva un momento nella nostra vita in cui dobbiamo porvi rimedio e regalare a noi stessi quello di cui siamo stati privati.
I problemi, le crisi, le malattie, i fallimenti, le ferite possono essere motori di azione, cambiamenti, maturità.
Il dolore è la radice principale della nostra realizzazione.
Quello che secondo noi è la vita è soltanto un punto di vista, l’ennesimo cappello.
Non bisogna cercare di comprendere la vita, bisogna viverla.

uovo

Dobbiamo accettare i nostri gusti, desideri e emozioni senza giudicarli; poi li guarderemo incanalarsi correttamente con il piacere di lasciarli intervenire, ma senza doverli necessariamente sposare, usandoli solo quando ci servono e lasciandoli andare quando sono scaduti.
Non siamo noi a pensare, è il centro mentale a ricevere il pensiero dello spirito collettivo.
Non siamo noi ad imporci di amare, è il cuore a decidere di aprirsi; i nostri desideri nascono come una manifestazione del cosmo, possiamo inbiirli, ma non possiamo cambiarli.

In un universo di cui conosciamo soltanto l’un per cento, captandolo con un cervello di cui sappiamo usare a malapena dieci delle innumerevoli cellule, non possiamo fornire nessuna spiegazione completa.
Se stiamo raccontando la nostra vita a qualcuno, non stiamo raccontando la nostra vita, bensì quel poco che abbiamo captato.

L’incontro con il Dio interiore provoca nell’Io personale una sensazione di morte.
Quando si demoliscono le barriere del pensiero, sentire e creare, abbiamo paura di perdere la nostra identità.
Identità che ci è stata imposta e teniamo adosso come una robusta armatura.
Ci rifugiamo in qualsiasi genere di ristagno per pura di fluire, per timore della fluidità che è l’essenza della vita.
Quando, in uno stato alterato della percezione, ci troviamo di fronte al Dio interiore, invece di abbandonarci a lui, gli sfuggiamo… “

Cosa posso aggiungere?
Il sapere ascoltare è soprattutto il sapersi ascoltare… e chi lo fa, sa perfettamente, che non si può far finta di niente rispetto ai messaggi che ci manda la nostra anima, la nostra coscienza, pena la nascita di problemi esistenziali, psico-somatici, di senso.

E allora, evvai con gli specialisti, con i pastiglioni, con le religioni, rimedi che
“contengono” quello che, viceversa, dovrebbe fluire…

By Alfredo

Caos ed entropia


non forzare

da molto tempo, parlando o scrivendo con chi mi condivide, uso una metafora per descrivere una delle regole che sovraintendono la mia vita:
percorrere vasti prati di trifogli, alla ricerca di quadrifogli. Credo di averlo detto anche a voi… Orbene, io i quadrifogli – magari non tanti eh – li trovo, siano essi persone, pensieri, testi, situazioni.

By Alfredo

Ho in corso, privatamente, uno scambio di “conoscenze” circa il Caos e l’entropia, riferiti alla capacità del Mondo-Natura, di trovare l’equilibrio necessario per poter essere come deve essere, e non come l’umanità sta – più o meno consapevolmente – cercando di trasformarlo.
Certo è che, nell’attualità, il Caos è parte predominante: dentro di noi, in quello che ci circonda, nei segnali che ci pervengono da realtà lontane e sconosciute.
Quindi anche noi, come la natura, saremmo tenuti a trovare “equilibrio” e provvedere al nostro benessere interiore, facendo scelte, ribellandoci a tutto ciò che non ha “senso” né logico, né pratico e neppure metafisico.
Se ci riusciamo, per restare ancora in metafora, possiamo considerarci dei quadrifogli, apprentemente simili, soprattutto se “confusi” tra la massa enorme, ai trifogli.
Quindi è una questione che solo noi – individualmente – possiamo risolvere, e, per quanto riguarda chi ci osserva, fidare nel “colpo d’occhio” degli altri, nella capacità loro di saper distinguere.

In questa sfida, io mi impegno a portare un contributo “culturale”che cedo volentieri a tutte le persone che hanno la volontà, l’esigenza, l’urgenza di capire, di mettere ordine nel loro caos e di trovare, finalmente, la loro strada verso l’equilibrio e la consapevolezza.
Mi scelgo gli “alleati” che mi aiutino in questo mio “progetto”, e li scelgo cercandoli in ogni “dove” culturale, senza pre-giudizi, senza ideologie tranchant, senza “paure” del non conosciuto, esplorando…
Mi fido del mio “giudizio” perché lo so: “onesto”, “aperto”, e perché no ? Illuminato :-)))

Allora, oggi. ritorno al CABARET MISTICO di Alejandro Jodorowsky, ma scegliendo pagine più “leggere” eheheh

“In un modo o nell’altro ti ritrovi *incinta* di un prodotto di cui non percepisci la realtà nella sua completezza, e non ti volti, non riesci a concepire che cosa stia pensando l’altro.

Tu non t’immagini niente, non i milioni di milioni di anni del passato e neanche i milioni di milioni di anni del futuro, né l’estensione infinita della materia, né la Coscienza illimitata che essa racchiude.
Dove ti collochi?
Qual’è la tua vera realtà?

E se chiamassi il tuo embrione Dio interiore?
Il primo passo che dobbiamo muovere per allargare il nostro sguardo al di là di ogni orizzonte, è inventare il Dio interiore; un Dio diverso di quello che sta nei cieli, impensabile e irraggiungibile.
[…]
Ora immaginiamo che Dio si trovi in un paradiso infantile ma al centro del nostro inconscio (oppure in fondo).
In quale modo?
Come creatore e distruttore di ciascuna delle nostre cellule.
Trasformatore delle nostre esperienze interne in Coscienza sublime.
In possesso della chiave di ciascuna delle nostre ignoranze che ci viene presentata come un segreto salvifico.
Balsamo sicuro per il nostro cuore sofferente.
Rimedio supremo per qualsiasi malattia.
Colui che ci insegna ad amare tutte le creature, senza distinzioni…
Questo essere intimo deve essere il nostro modello.

Giorno dopo giorno ci inventiamo la nostra realtà. quindi possiamo anche inventarci la nostra divinità:

*Io sono immortale semplicemente perché la morte è solo un concetto.
Niente scompare, tutto cambia,
Se accetto le mie incessanti trasformazioni, entro nell’eternità.
Io sono infinito perché il mio corpo, polena dell’universo, non finisce con la mia pelle: si estende senza confini.
Io so tutto perché non soltanto il mio intelletto ma anche il mio inconscio, costituito dall’energia oscura che sostiene i mondi, io non sono soltanto le dieci cellule cerebrali che adopero quotidianamente, sono anche i milioni di neuroni che compongono il mio cervello.
Sono onnipotente quando smetto di ripiegarmi su me stesso come individuo e mi identifico con l’umanità intera.
Sono onnipotente perché, insieme a tutti gli esseri, faccio parte dell’unità:
quello che succede nel luogo più remoto, succede a me.
Sono increato perché prima di essere un organismo, sono stato materia ignea, antimateria, energia, vacuità.
La mia carne è costituita da residui di stelle che hanno milioni di anni.
Sto nel cielo perché la mia terra è una nave che solca un universo che a sua volta attraversa innumerevoli altre dimensioni.
Sono perfetto perché ho domato i miei ego facendo in modo che si unissero alla perfezione del cosmo

Io sono tutto perché sono contemporaneamente io e gli altri*

[…]

Se riusciamo a concepire il Dio interiore, tutto quello che ci finisce tra le mani, tutto quello che ascoltiamo, vediamo, sperimentiamo, può tramutarsi in simbolo e oggetto di sapienza.
Quello che viene disprezzato non deve essere necessariamente disprezzabile.

In un monastero, un anziano priore, un vero santo, non riesce a nascondere la tristezza.
*Perché è tanto triste, padre?* gli chiede un giovane monaco.
*Perché comincio a dubitare dell’intelligenza dei miei fratelli riguardo alle grandi realtà di Dio.
E’ già la terza volta che ho mostrato loro un fazzoletto di lino su cui ho disegnato un puntino rosso, e ho chiesto di dirmi cosa vedono.
Tutti mi hanno risposto ‘un puntino rosso’, e nessuno ‘un fazzoletto di lino’. * “

Se mi avete seguito fin qui, e avete compreso il “messaggio”, meditate amici miei, meditate…. :-)))

By Alfredo

Il centro del mondo


§

la ripropongo avendola già postata agli albori di questo sito il 10 marzo 2015

§§§

§

L’umanità è una galassia
ogni uomo è un piccolo mondo
ogni mondo è unico e diverso
ma è parte integrante del tutto

il centro di quel mondo
intorno al quale tutto ruota
identifica la tua anima
il tuo valore e la tua essenza

se tutto ruota intorno al cuore
sarai un uomo giusto e buono
se tutto ruota intorno al cervello
sarai un uomo razionale

virtù e difetti sono in tutti noi
ma suddivisi in modo diverso
saggio sarebbe coltivare le proprie virtù
e ancor più correggere i propri difetti

l’uomo migliore non è senza difetti
quello peggiore non è senza virtù
migliore è colui che cerca di migliorarsi
peggiore è colui che si accontenta di quel che è

in questi tempi moderni il centro del mondo uomo
non è più nè il suo cuore nè il suo cervello
oggi al centro c’è il denaro ed il potere
ed così facendo ogni uomo è sempre più solo

la povertà, la fame e la solitudine
rappresentano la novella schiavitù
utilizzate da nuovi padroni che professano
invece a gran voce libertà e democrazia

Occorre una rivoluzione culturale
che sposti gli attuali equilibri
che rimetta i giusti valori
al centro dell’universo umano

solo dignità onestà e solidarietà per tutti
possono garantirci un futuro
conta tanto quello che l’uomo è
non conta molto quello che l’uomo ha

però lottiamo perchè tutti gli uomini abbiano
almeno l’essenziale in quanto a cibo e dignità
una piccola parte di superfluo tolto a pochi può
essere l’unica possibilità di sopravvivenza per molti…

Claudio

§

 

il Sarto


«C’era una volta un sarto, il migliore del regno, tutte le donne del regno compravano i tessuti nel suo negozio; un giorno videro una tela bellissima mai vista prima e il sarto disse:
“No, questo tessuto e’ solo per la regina, le faccio il vestito più bello che abbiate mai visto”.
Prepara il vestito e lo porta al palazzo, lo da alla regina che lo prende…lo guarda e dice:
“Come ti sei permesso? È bruttissimo! Prenditi il tuo vestito ed esci immediatamente dal mio palazzo!”
Il sarto raccoglie il vestito e se ne va, tutta la gente viene a conoscenza del fatto e il sarto perde tutto e non sa piu’ che fare, cosi va da un saggio e gli chiede:
“Cosa posso fare?”
E il saggio gli dice:” ti do un consiglio, con molta attenzione sfila il tuo vestito, guarda tutti i pezzi di stoffa e dopo ricucili esattamente come erano prima e portalo alla regina”
Il sarto rifà il vestito e lo porta al castello, la regina appena lo vede dice:
“che meravigliaaaaaa e’ il vestito più bello che abbia mai visto, date un premio a questo sarto.”
Così il sarto recupera tutta la sua credibilità e la sua fama.
Torna dal saggio e gli dice:
“Non capisco, era lo stesso vestito!”
È il saggio risponde:
“No, non era lo stesso vestito…il primo l’ hai cucito con orgoglio…il secondo, con umiltà”»

Alejandro Jodorowsky

Unicità


Ieri sera ho avuto una lunghissima e “olistica” conversazione telefonica con uno dei nostri.
Il tempo è passato senza che ce ne accorgessimo, tanto eravamo indaffarati a trattare i nostri argomenti,
Bellissimo !
Poi però c’è la realtà che, in questo caso, dice: avete fatto “tardi”?
Sì (almeno per me)  e così vi risveglierete tardi…
Esatto ! :-)))

Presto o tardi, comunque, non mi esimo da portare il mio contributo quotidiano che oggi riprende il testo:

AFORISMI SULLA SAGGEZZA DEL VIVERE

di Arthur Schopenhauer, dove il filosofo, misantropo e pessimista, tratta molto dello scibile umano, con un distacco e con una lucidità fuori dal comune.
Con Schopenhauer si può anche non essere d’accordo, ma non si può non leggerlo.

Allora prolungando, idealmente, la conversazione di ieri, trascrivo alcuni pensieri che, mi auguro, suscitino in voi curiosità, circa l’originalità con cui si trattano i vari temi, e, di conseguenza, le vostre riflessioni… :-)))

“Non si deve mai prendere un altro come modello per il proprio agire, perché la situazione, le circostanze, i rapporti non sono mai i medesimi, e perché la diversità dei caratteri dà una differente impronta anche all’azione, per cui *duo cum faciunt non est idem* (se due persone fanno la stessa cosa, non sarà una cosa identica).
Ma dopo matura riflessione e scrupolosa ponderazione, si deve agire conformemente al proprio carattere.
Anche nelle cose pratiche l’originalità e indispensabile, altrimenti quello che si fa non è in armonia con quello che si è.
Non si contesti l’opinione di nessuno, ma si rifletta che, se si volesse dissuaderlo da tutte le assurdità in cui crede, si potrebbe raggiungere l’età di Matusalemme senza aver concluso l’impresa.

Inoltre ci si deve astenere, nella conversazione, da ogni rilievo che, sia pure con le migliori intenzioni, si proponga di correggere l’altro: offendere la gente è facile, migliorarla è difficile, se non impossibile.

Chi vuole che si presti fede al suo giudizio, parli freddamente, senza passionalità. Ogni emotività, infatti, scaturisce dalla volontà: quindi è a quest’ultima che sarà attribuito il giudizio, e non alla conoscenza, che per sua natura è fredda.
Dato che l’elemento essenziale dell’uomo è la volontà, mentre la conoscenza è solo una prerogativa secondaria e aggiunta, così si crederà che il giudizio sia scaturito dalla volontà eccitata, anziché l’eccitazione della volontà dal giudizio.
Anche quando se ne abbiano sacrosanti diritti non ci lasci indurre a lodare se stessi. Perché la vanità è un modo di essere così comune, il merito, invece, un’eventualità così rara che se noi, anche indirettamente, diamo l’impressione di lodarci, ognuno scommetterà cento contro uno che quello che parla in noi è una vanità priva della necessaria intelligenza per scorgere il ridicolo della cosa.

Quando si ha il sospetto che uno menta, si faccia finta di credergli: allora quello diverrà sfacciato, mentirà con più sfrontatezza, e verrà scoperto.
Se invece si nota che uno sta per lasciarsi sfuggire, in parte, una verità che vorrebbe tenere nascosta, si simuli incredulità, di modo che quello, provocato dalla contraddizione, faccia avanzare la retroguardia della verità intera”.

Tutti chiaro no? Ahahahahahah

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By Alfredo

Troppa Storia


ho lasciato in sospeso un argomento che riguardava un concetto che andrebbe inteso nel suo senso più originale, eliminando il pre-giudizio, ed anche tutto quello che ci hanno messo nella testa, questo sì, a nostra insaputa, e che abbiamo accettato come “veri”, in maniera acritica.
Certo eravamo giovani e immaturi, e per “loro” è stato facile anche se, per giustezza, molte di queste “regole di vita” ci sono state inculcate in “buona fede”, figlie, a loro volta, di condizionamenti ricevuti dalle generazioni precedenti.
Dunque il concetto è “TROPPA STORIA”.

Lou Marinoff, lo sviluppa così :

“Nietzsche ha scritto: *Un popolo felice non ha storia*. E’ una triste verità.
Ciò che rende un *popolo* tale è, almeno in parte, la sua storia, segnata dalla dura lotta per la sopravvivenza, dai trionfi ma pure da grandi tragedie, colpe e recriminazioni, e dal rimpianto per un’età dell’oro ormai troppo lontano.
L’aforisma nietzschiano vale anche per gli esseri umani: una persona felice non ha storia.
Perché?

Senza passato, vive il presente in modo pieno e totalizzante, e non conosce rimpianti, rammarichi, frustrazioni e tutto ciò che produce auto compatimento, assoluzione o tormento.
L’eccesso di storia è all’origine di tante incomprensioni e, dal punto di vista globale, tanti conflitti, specie quelli di carattere etnico: le fazioni in lotta, infatti, non riescono a liberarsi del passato e, anzi, combattendo e provocandosi di continuo, non fanno che incrementarlo.
Più vanno avanti nel conflitto più hanno storia, più hanno storia più vanno avanti nel conflitto. E’ un circolo vizioso che non finisce mai. A meno che non venga spezzato.
La soluzione taoista è semplice e a portata di mano: sbarazzati del passato e sarai felice. Ti sembra una contraddizione, specie nell’ambito della filosofia cinese? Non ti torna ilo fatto che, come abbiamo detto, i governanti illuminati onoravano i defunti invocandoli nel corso delle cerimonie rituali?
Ti chiedi come sia possibile onorare gli antenati e, al tempo stesso, dimenticare la storia?

C’è solo una risposta:

Il Blocco Grezzo (cioè, quello che veramente e genuinamente siamo, il nostro daimon ndr). Se torniamo a quella condizione potremo rendere omaggio a chi ci ha preceduto senza infilarci in un vortice di rancori, recriminazioni e rimpianti.
La psicoterapia (quella vera ndr) funziona più o meno in questo modo.
Abbiamo visto che le persone vanno in analisi perché sono infelici. Perché lo sono? Hanno troppa storia. E cosa fa (o dovrebbe fare ndr) la psicoterapia? Cerca un’interpretazione positiva di quella storia. I bambini, infatti, vengono spesso deformati dai genitori, tuttavia continuano ad amarli.
Ciò crea un conflitto terribile, che persiste fino all’età adulta.

Gli psicoterapeuti, ripercorrendone la genesi, si propongono di risolvere questo conflitto. E’ una battaglia in salita. Non c’è da stupirsi che costi tanto tempo e denaro.
I taoisti ritornano al Blocco Grezzo. Tornano a uno stato privo di forma. In questo modo non biasimano i genitori per averli deformati e li amano senza contraddizioni.
Ricorda: una persona felice non ha storia. “

Che dirvi di più, punti di vista. Però ricordatevi, anche, che la storia viene scritta dai vincitori, che ti obbligano, poi, a conformarti – acriticamente -, quindi escludendo il tuo sé dal contesto. E quando non ci stai più “dentro”, quando ti accorgi (e lo puoi fare solo con una cultura vasta e olistica), che non è come ti è stata raccontata (raccontata eh, non vissuta da te ndr) cominciano i “fantasmi”, il tuo sé va in conflitto con quella regola non scritta che recita: la realtà è così perché così deve essere e ti devi adattare, che ti piaccia o no.
Morale? Milioni di persone con problemi *psicologici* e migliaia di *professionisti* che dovrebbero aiutarli a risolvere i problemi.
Peccato che, anche i *professionisti* abbiano gli stessi problemi dei loro pazienti.
E’ forse per questo che Czeslaw Milosz, nel suo bel libro LA MENTE PRIGIONIERA, scriveva questo:

“La rivolta interiore è spesso necessaria alla salute ed è una particolare variante della felicità”.

Eh lo so, sono “impegnativo” ahahahahah

By Alfredo

L’Opposto …


Vi ho parlato della mia “passione” per la lettura, ma una domanda potrebbe sorgere spontanea… Cosa leggere ? Mi sono sempre domandato:
cosa succede se una persona “ignorante” entra in una biblioteca ?

Che libro sceglie ?
Fatta la domanda, credo di avere anche la risposta.
E’ la stessa situazione di un “astemio” che entra in un’enoteca.

Che vino sceglie?
Ma quello più semplice al gusto, che ne sò: un vino dolce, oppure il più reclamizzato, un lambrusco, una Bonarda…
L’ignorante nella biblioteca, sceglierà un romanzetto strappalacrime, oppure l’ultimo best seller di cui parlano tanto, oppure una fiaba fantastica che tanto contribuisce a rincoglionire quella massa di illetterati che spensieratamente vivono la loro esistenza, riempiendola di paccottiglia prodotta da chi, ma loro non lo sanno e non lo intuiscono, li prende per il q.lo, arricchendosi e ridendo a crepapelle di tanta dabbenaggine.
Ma queste sono le mie fantasie, nel reale un “ignorante” non entrerà mai in una biblioteca, al massimo si limita a leggere i giornali o le riviste, convinto, dalla sua ignoranza, di essere a contatto con il mondo e di avere tutte le informazioni necessarie per comprenderlo.
Da questo ha inizio tutta una serie di situazioni tragi-comiche che sono diventate il leit motiv della quotidianità di gran parte della popolazione. Spaventevole !

Allora ho deciso, per oggi, di trascrivervi ancora un capitoletto del libro di
Lou Marinoff, che indaga il Tao e le sue implicazioni, possibili, sulle nostre
esistenze. Sentite un po’… :

L’OPPOSTO DI UN FILOSOFO

“C’è qualcosa in gioco che la psicologia non esaurisce. Si tratta di un fenomeno strano, che sono certo avrete notato. O che almeno noterete una volta che ve ne avrò parlato.
Poco tempo fa, durante una cena, conobbi un certo Robert.
Era un uomo famoso e apprezzato, soprattutto da persone che avevano troppa storia ***. Io, che invece non ne ho, non avevo mai sentito parlare di lui. Lui, invece, sapeva chi fossi. Quando gli domandai di cosa si occupasse, rispose: *Sono il tuo opposto*
Era un’affermazione intrigante: *E qual’è l’opposto di un filosofo?* chiesi.

*Il giornalista*

Scoppiammo a ridere. Anche se, a dire il vero, non c’era proprio niente di divertente. Robert è l’editorialista di un famoso giornale che io non ho mai letto. Perché no? Perché. come lui dice, il giornalismo è l’opposto della filosofia. Cosa significa?
Il termine *filosofia* significa *amore del sapere*.
Il suo opposto dovrebbe essere *odio del sapere* oppure *amore dell’ignoranza*.
Non mi sembrava che Robert fosse capace di odio.
Con tutta probabilità, era innamorato dell’ignoranza.
Cosa significa, in concreto?
I filosofi scrivono testi che durano secoli e perfino millenni, letti, studiati e ristudiati da migliaia di persone.
I giornalisti, invece, scrivono testi che durano un giorno, quello in cui sono stampati, e poi vengono dimenticati.
Molte persone collezionano libri antichi, quasi tutte buttano via i giornali vecchi.
Questo è l’opposto della filosofia, non c’è dubbio.
I giornalisti, però, hanno un bacino di lettori molto esteso: milioni di persone leggono i loro articoli, per scrivere i quali, hanno impiegato poche ore o al massimo giorni.
Al contrario, i filosofi possino ritenersi fortunati se riescono a vendere poche copie del loro ultimo libro, per scrivere il quale, di norma, hanno impiegato mesi se non anni. Questo, senza dubbio, è un altro opposto.
Tutti i grandi filosofi del mondo, compresi Lao Tzu, Buddha e Socrate, erano sereni, poiché amare la saggezza nel giusto modo non può non produrre felicità, hanno reso felici tante altre persone. Il giornalismo è diverso.
Perché?
Perché la regola di base che governa i mass media è: *Le cattive notizie vendono più delle buone*.
E i colossi dei media lo sanno.
E lo sanno anche gli editori e i giornalisti.
E lo sanno anche i lettori.
William Randolph Hearst, fondatore della Hearst Corporation, una volta inviò un ritrattista (la fotografia non era ancora diffusa) a Cuba affinché descrivesse la guerra ispano-americana. Quando l’artista giunse a destinazione, non trovò nessuna guerra e inviò un telegramma per informare Hearst, il quale rispose: *Lei fornisca i disegni. Io penserò alla guerra*. La guerra fa vendere più giornali della pace. La pace promuove la felicità della guerra.

Robert riempiva i suoi articoli di cattive notizie e rendeva le persone infelici.
Io mi occupo di idee senza tempo, che non fanno clamore, ma le rendo felici.
[…]
Un taoista potrebbe porre questa domanda: perche il cibo spazzatura è più buono del cibo sano?
I motivi sono tanti: le cattive abitudini, l’ignoranza e il bombardamento costante della pubblicità.
Se acquisiscono cattive abitudini perché ignorano i comportamenti da seguire e soccombono di fronte alla pubblicità di che punta a trarre profitto dalla loro cattiva salute, i consumatori si allontanano dal Tao.
[…]

Visto che il Tao non è una notizia di prima pagina, come possono diventarne consapevoli?
Il Tao si diffonde in due modi: dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto.
Entrambi vanno bene ed entrambi possono dare vita a un’età dell’oro.
Perchè si diffonda dall’alto verso il basso, abbiamo bisogno di governanti illuminati.
Perché si diffonda dal basso verso l’alto, abbiamo bisogno di iniziative popolari.
Ecco perché Confucio consigliava ai signori della guerra di governare in base al Tao e non alla pura coercizione.

Ed ecco perché Lao Tzu scrisse il Tao Te Ching; per indicare alle persone comuni la via del Tao e di una nuova, personale età dell’oro”.

(*** per questo concetto, scriverò a parte.)

Concludo: in questi giorni, per me, di intensa scrittura o riscrittura ho cercato di trasmettervi la “circolarità” e le “intersecazioni” del pensiero filosofico, da qualsiasi parte inizi, e da qualsiasi “cultura” venga sviluppato. Spero o comunque mi auguro che, anche a voi, tutto torni.

By Alfredo

La LIBERTA’


19/6/2015
La Nra, potente lobby delle armi negli Usa, ancora non commenta ufficialmente la strage di Charleston. Ma uno dei suoi leader, Charles Cotton, critica il pastore ucciso: “Otto persone sarebbero ancora vive se avesse permesso di portare le pistole in chiesa. Innocenti sono morti a causa della sua posizione su una questione politica”.
Parole in contrasto con quelle del presidente Obama che ieri aveva detto: “Tutto questo accade solo negli Stati Uniti, e in nessun altro Paese avanzato”
(da Rainews)

Washington, 18/6/2015.
“Negli altri Paesi avanzati questi massacri di massa non avvengono con la stessa frequenza: e’ arrivato il momento di agire”. Cosi’ il presidente Barack Obama, ha sottolinato l’esigenza di intervenire sul controllo delle armi negli Stati Uniti. “Troppe volte ho dovuto rilasciare questo tipo di dichiarazioni – ha affermato – e ancora una volta della gente innocente e’ stata uccisa perche’ qualcuno con l’intenzione di fare del male non ha avuto difficolta’ ad impossessarsi di una pistola. Occorre che l’America cambi atteggiamento rispetto alla questione della violenza armata: noi possiamo fare qualcosa”.
Dylann Roof, il giovane preso in custodia per la strage, aveva ricevuto come regalo dal padre la pistola con cui ha ucciso 9 persone nella storica chiesa afroamericana Mother Emmanuel, come regalo per il suo 21esimo compleanno, circa un mese fa.
(da Agi.it)

25/7/2015
Dentro un cinema della Louisiana è avvenuta l’ennesima sparatoria. John Houser, un uomo di 59 anni con problemi mentali, ha aperto il fuoco sugli spettatori che sedevano con lui nella sala, uccidendone due.
Qualcuno poi azzarderà che se anche gli spettatori fossero stati armati, magari avrebbero ammazzato Houser prima che uccidesse. Siccome i produttori hanno in mano molti parlamentari, la frustrazione di Obama aumenterà, perché anche stavolta non riuscirà a far prevalere un ragionamento ovvio: Houser sarà stato pure pazzo, ma se in America non fosse così facile ottenere armi, non avrebbe potuto fare strage. E pensare che le vittime di queste violenze, negli Stati Uniti, sono migliaia di volte in più di quelle del terrorismo.
(laStampa.it)

26/8/2015

Una tranquilla intervista al Bridgewater Plaza, centro commerciale di Smith Mountain Lake, in Virginia (Usa), quindi all’improvviso gli spari e la morte in diretta di Alison Parker, 24 enne giornalista dell’emittente Wdbj7, e del cameraman che era con lei, il 27enne Adam Ward.

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L’aggressione portata dal 41enne Vester Lee Flanagan (conosciuto anche come Bryce Williams). ex-dipendente della stessa emittente che si è poi suicidato mentre era braccato dalla polizia e dopo aver postato sui social network la rivendicazione e il filmato del duplice omicidio.
(da Panorama.it)

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La LIBERTA’

Questi sono solo alcuni episodi tra i tanti simili che gli U.S.A. possono elencare a loro “demerito” e che mi han fatto riflettere sulla libertà.
Premesso che io sono per la massima libertà possibile capisco però che quest’ultima vada regolamentata perchè gli uomini non la sanno gestire in autonomia per mancanza di autocoscienza, senso civico, empatia ed in molti casi cervello;
il vecchio detto “la mia libertà finisce dove comincia la tua” è fin troppo banale ed abusato (seppur giustissimo)… ed è pura utopia che sia l’uomo a porsi i giusti limiti;
il rispetto dovuto verso gli altri fa parte della loro libertà che va tutelata
i loro diritti vanno tutelati,
la loro vita va tutelata !!!

Ed allora mi domando se è mai possibile che in un Paese (che si ritiene, ma per me a torto) civile si possa permettere liberamente e facilmente di acquistare e “regalare” armi a chiunque …
e solo perchè una potente lobby (a scopo di lucro) preme affinchè sia così,
ma son soldi (tanti, certo) che grondano sangue ed io mi domando se anche questo faccia parte della libertà, se non occorra intervenire al più presto, quali siano gli impedimenti (sembrerebbe una cosa semplicissima da attuare) poi mi sorge un dubbio: che questa situazione sia voluta da qualcuno (molto potente) a cui sta bene perchè coerente con i suoi piani.

Tanti altri sono i dubbi che sorgono e che mi fanno porre queste semplici domande:
ma cos’è veramente la libertà ???
viviamo in un mondo veramente libero ???
siamo davvero padroni delle nostre vite ???
si fa davvero tutto il possibile per tutelare la libertà di ciascuno ???

e tanti “no” mi ronzano nella testa …

e poi ripenso ai tanti che han dato la propria vita per conquistarla …

Claudio