il Riso


By Alfredo

Perché si ha bisogno di ridere ?

Principalmente perché viviamo giornate piene di tensioni, preoccupazioni, incomprensioni, e una sana risata resetta tutto, perlomeno fino alla prossime…
Poi ci sarebbe da intendersi su cosa faccia ridere: c’è comicità umoristica, satirica, anche intelligente, e quella triviale, caciarona, in cui il “casino” è condizione sine qua non.
D’altra parte il senso dell’umorismo o ce l’hai o non lo puoi imparare.

Poi c’è tutto il main stream che – scientificamente – ti vomita addosso, ogni giorno, una quantità industriale di notizie “terroristiche”, ansiogene, che destabilizzano gli incerti equilibri esistenziali di molti, indotti a vivere preoccupandosi solo di “riuscire a farcela”, parafrasando il noto tema del bambino napoletano: “Io speriamo che me la cavo”.

Allora mi viene in mente il vecchio motto anarchico: “Una risata vi seppellirà”.

Fatte queste considerazioni, scusate eh, ma ne avevo bisogno, mi è facile scegliere il TALLERO di giornata… eheheh

UN UOMO SCIVOLA E CADE.

PERCHE’ SI RIDE ?

Da sempre i due modi opposti ed estremi con cui l’uomo manifesta le proprie emozioni sino il pianto e il riso.
Nell’antichità il pianto era considerato più nobile e gli attori comici venivano ritenuti poco rispettabili.
Tuttavia, proprio quest’epoca generò il più grande commediografo di tutti i tempi, Aristofane.
Ma agli inizi del Novecento il comico acquista cittadinanza filosofica grazie a un pensatore spiritualista e spiritoso, Henri Bergson (1859-1941).
Da secoli i filosofi non riuscivano a spiegare perché si rida. Bergson cercò di svelare il mistero in un libro rimasto classico: IL RISO.

*Un uomo corre per la strada inciampa e cade, i passanti ridono… Una pietra era forse sulla via, bastava rallentare il passo o sviare l’ostacolo.
Ma per mancanza di agilità, per distrazione o rigidità del corpo… i muscoli hanno continuato a compiere il movimento di prima quando le circostanze ne richiedevano un altro… e di ciò i passanti ridono* (cfr. Il riso).
L’uomo però, deve uscire indenne dalla caduta, altrimenti nessuno riderebbe, ma scatterebbe piuttosto un senso di pietà.
E’ con questo esempio classico che si apre la trattazione sul riso di Bergson. Il pensatore francese se ne serve per illustrare il principio essenziale, già sancito da Aristotele, secondo cui il comico deve essere indolore e innocuo: è cioè necessario che né colui che ci fa ridere né i suoi spettatori provino dolore o subiscano danno. Accanto a questo requisito essenziale Bergson valorizza pure il carattere di complicità sociale del comico, per cui si ride di più e meglio se si è in compagnia. Sin qui si dirà, niente di nuovo.
Ma in realtà l’analisi di Bergson è particolarmente illuminante su alcune caratteristiche della comicità. Anzitutto egli sottolinea un suo aspetto a cui solitamente non si pensa.
Il comico funziona, per lui, come un anello di Gige al contrario: invisibile a se stesso, ma visibile a tutti gli altri.

Chi suscita il riso è spesso l’unico a non rendersene conto. Un prova? Ognuno di noi ha la sua tipica gestualità, più o meno sfruttabile a fini caricaturali. Ma finché non ci accorgiamo che i nostri gesti più meccanici possono suscitare l’ilarità altrui, difficilmente modofichiamo il nostro comportamento esteriore. Se qualche nostro tic fa ridere è perché non ce ne accorgiamo. Sin qui nella vita. Il teatro poi è *a un tempo semplificazione ed esagerazione della vita*.
[…]
C’è un infantilismo di fondo nel riso. I bambini ridono più spesso e volentieri
degli adulti. Per questo le tecniche teatrali del comico, secondo Bergson, sfruttano i meccanismi di certi giochi infantili e li trasferiscono sul palcoscenico. Per esempio un gioco che ha sempre divertito i fanciulli è quello della palla di neve che rotolando diventa via via più grande: un fattore dall’apparenza insignificante finisce col produrre effetti inaspettati e abnormi.
Quella di Bergson era l’epoca del trionfo del cinema muto , e parecchie gag di quei divi della risata,   

                                                                                                                                                                                                              

come Buster Keaton e Charlie Chaplin, erano fondate proprio sulla scatenarsi di effetti a valanga: *Ecco per esempio, un visitatore che entra in una sala precipitosamente, urta una signora che versa la sua tazza di tè su un vecchio signore, il quale sdrucciola contro un vetro che cade nella via sulla testa di un agente il quale, a sua volta, fa accorrere tutta la polizia* (Ibid.)

Ma qual’è il significato che collega fra loro queste situazioni comiche?
L’ultimo capitolo del libro di Bergson risponde appunto a questa domanda, delineando i tratti essenziali sia del comico che del riso.
Anzitutto il comico e il riso non sono la stessa cosa, ma piuttosto il comico è la matrice da cui scaturisce il riso. Bergson insiste sul fatto che il comico non è un fenomeno puramente estetico, ma appartiene alla vita quotidiana non meno che all’arte.
In entrambi i casi si tratta di un’imperfezione che non deve essere nè grave né gravemente disonesta. E’ infatti essenziale che essa non ci commuova, ma mantenga il suo carattere di leggerezza.
[…]
Bergson riprende un’idea che già aveva dominato il mondo antico, soprattutto Teofrasto discepolo di Aristotele, e il commediografo Menandro:
l’idea che la commedia che voglia suscitare il riso debba essere ‘una commedia di caratteri’.
Nel IV Secolo a.C si era scatenata una vivace polemica fra i commediografi seguaci di Aristofane e quelli seguaci dell’aristotelismo. Per Aristofane la commedia ha bisogno di aggredire per poter far ridere: aggredire i potenti come il dittatore Cleone, aggredire le deviazioni sessuali come le effeminatezze di Clistene.
Invece gli aristotelici facevano loro il motto ‘non invettiva, ma caricatura’. Così la commedia di Menandro era tutta basata su un quadro caricaturale di caratteri: l’avaro, il chiacchierone, lo scroccone.

Per Bergson la commedia di carattere è quella che più incarna la natura del comico: *La natura dipinge caratteri che abbiamo incontrato, che incontreremo ancora sul nostro cammino; essa nota le rassomiglianze e tende a mettere sotto i nostri occhi dei tipi particolari… noi diciamo ‘un Tartufo’, mentre non diremmo mai ‘una Fedra’* (Ibid.)

Concludendo, Bergson valorizza il riso soprattutto perché *corregge i costumi*, sulla falsa riga di Orazio: *Ridentem dicere verum quid vetat?*
(Che cosa impedisce di dire la verità ridendo? Satire. 1, 1, 24-5).

Ciò è possibile anzitutto perché, secondo lui, il riso denunzia chi è conformista al potere, in quanto si comporta come un automa. Se un capo di stato starnutisce nel corso di un suo discorso solenne nel quale inneggia ai sacri valori pattriottici, chi ha il coraggio di riderne induce alla trasgressione, tantopiù che il riso è contagioso, trattandosi di una sorta di liberazione o di sfogo di un impulso represso. Con una immagina icastica Bergson sentenzia che in campo sociale i comportamenti rigidi e automatici sono comici, e il riso ne è il castigo.
E’ passato quasi un secolo, ma da allora non si è trovata una definizione più calzante di questa”.

Mi auguro, ancora una volta, di avervi dimostrato che ‘tutto è scritto’.
Il pensiero umano è stato esplorato in lungo e in largo, e tutti i pensatori illuminati, ci hanno lasciato le loro interpretazioni.
C’è chi li usa per diffondere la cultura, e chi – viceversa – li usa , servendosi delle ‘matrici’ per scopi personali e/o commerciali, politici, pubblicitari, manipolando, imbastardendo così il pensiero originale nelle sue intenzioni costitutive.

Ora vi saluto… mi sa che oggi, per me, sarà un’altra giornata con poco riso…

By Alfredo


Se posso essere d’aiuto …

non fare complimenti …

Claudio 😉

  

Argomento spinoso … verità nascoste


Dresda, lunedi 12 Maggio 2014, durante una manifestazione per la pace, un uomo si è fatto avanti e ha dichiarato al pubblico di aver partecipato all’ installazione dei dispositivi per le scie chimiche sugli aerei.

scie chimiche

Con prove alla mano è andato dai rappresentanti locali.

Ovviamente, non si sono fatti attendere le ripercussioni, l’ingegnere infatti, è stato licenziato dal suo lavoro pochi giorni dopo e non può più lavorare nel settore aerospaziale!

Ecco il video, che abbiamo tradotto per voi, basta attivare i sottotitoli in italiano su YouTube
Qui riportiamo la traduzione in Italiano del suo intervento completo:

“Ciao a tutti. È fantastico vedere così tanta gente. Lasciatemi dire questo riguardo la pace. Noi che qui stiamo dimostrando per la pace, siamo quelli che usano il proprio cervello, pensano con la propria mente, processano le informazioni e traggono le proprie conclusioni. Sono convinto che questa è la vera ragione del perché, noi come movimento di pace, veniamo continuamente screditati.

Io sono un ingegnere aerospaziale. Riparo aeroplani ecc. Lasciate che vi dica brevemente quello che ho fatto. Ho lavorato presso la speciale base aerea militare di Oberpfaffenhofen dove installavo i dispositivi di IRRORAZIONE sugli aerei che servono per spruzzare sostanze tossiche nel cielo.

Dopo di che sono andato dai rappresentati locali del partito dei Verdi con le prove di tutto ciò nelle mie mani. Gli dissi: “Guardate. Questi sono i fatti e queste sono le prove e sono pronto a testimoniare davanti ad una commissione investigativa”.

Tre giorni dopo, quello che è successo, è che il mio capo è venuto a trovarmi a casa mia e mi disse: “Mi dispiace ma devo licenziarti perché sto ricevendo enormi pressioni dall’alto che non posso più stare in piedi”.

Fondamentalmente non ho trovato nessun altro lavoro nel settore aerospaziale. Se volete saperne di più, dovete solo venire con me. Ho tutta la documentazione qui con me.

Ora torniamo al processo d’installazione. Noi spogliavamo l’aereo di tutto e montavamo le cisterne, installavamo il cablaggio ed i dispositivi d’irrorazione.

Io ero un lavoratore civile della base supervisionato dai militari. Quando il nostro lavoro era finito, ci dicevano che quello era un test condotto dall’Aeronautica e dall’Amministrazione Spaziale Tedesca.

Ciò significava che, mentre l’aereo con i dispositivi d’irrorazione sarebbe andato avanti, un secondo aereo sarebbe seguito alle sue spalle e avrebbe condotto le misurazioni. In pratica: “Vogliamo solo scoprire come le particelle si comportano e si propagano”.

Così, quando finivamo con le installazioni, dei militari venivano da noi e ci istruivano su come indossare vestiti protettivi e maschere per respirare, in quanto, stavano andando a riempire le cisterne con sostanze come: solfuro di alluminio e ossido di bario, insieme ad altamente tossici polimeri di nano particelle.

Questo è quanto.”

Fonte: Saltoquantico

Lavoro > Politica > Malapolitica > Debito Pubblico


Lavoro > Politica > Malapolitica > Debito Pubblico

In TV stamani ho visto questo Anfiteatro moderno, in cima ad una collina, costato un sacco di soldi, mai utilizzato e d’inverno ricoperto di neve …
per maggiori informazioni vi consiglio di utilizzare il link qui riportato

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/28/spreco-di-soldi-pubblici-a-castelnuovo-della-daunia-il-record-negativo-di-opere-costruite-e-abbandonate/2062994/

Ora queste immagini (e relativa intervista al Sindaco) mi hanno fatto pensare alla politica (dissestata) italiana dal dopoguerra in poi

ed è tutto qui il problema …

In questi decenni (parecchi ormai) i politicanti (meglio definirli così) hanno speso i soldi di tutti in maniera scellerata per avere consenso elettorale; ci sono ancora in circolazione politici che non hanno mai lavorato in vita loro ed hanno accumulato fortune stando sempre in politica, campando (alla grande) sulle spalle degli italiani (non faccio nomi ma non vi sarà difficile pensare a qualcuno di loro, o da poco defunto od ancora vivente); per avere il consenso davano in cambio LAVORO …
Questa è la parola magica, il passepartout, perchè pur di lavorare e mantenere la famiglia, l’operaio non si domanda nulla circa l’utilità dell’opera che sta costruendo e quindi è connivente !!!

Tralasciando il pur presentissimo e penoso capitolo delle mazzette durante la fase degli appalti dei lavori, tralasciando il capitolo estetico degli stessi, (che meritano un approfondimento a parte) trovatemi un Paese con un maggior numero di opere inutili, opere terminate e mai utilizzate e magari vandalizzate, opere mai terminate, opere mal costruite e subito danneggiate


In Italia più di 600 opere pubbliche non sono mai state terminate

“Nel Dopoguerra, in un’Italia ancora rurale e distrutta dai bombardamenti, la realizzazione di grandi opere, vedi la rete autostradale è stata decisiva, ha portato sviluppo e benessere. Oggi, in questa società non ha più senso. È il momento di mantenere, curare quello che abbiamo. Smantellare interi quartieri che cadono a pezzi, abbatterli e ricostruirli. Oppure fare l’unica opera fondamentale, portare la rete internet ovunque, fino alle frazioni più remote. Ma in Italia le grandi opere utili sono inutili, meglio cemento, cemento, cemento e mazzette.”
tratto da
http://uomoqualunque.net/2015/05/le-grandi-opere-utili-in-italia-sono-inutili/

Come stigmatizzato dalla Corte dei Conti nella relazione annuale per il 2010, le «cosiddette opere pubbliche incompiute, opere cioè progettate ma non appaltate ovvero non completate o comunque inutilizzabili per scorretta esecuzione, rappresentano un gravissimo spreco di risorse pubbliche e la testimonianza più eloquente dell’inefficienza dell’amministrazione centrale e periferica» per «carenza di programmazione, eccessiva frammentazione dei centri decisionali, complessità delle procedure amministrative, inadeguatezza della progettazione, dilatazione dei tempi di esecuzione imputabile sia alle amministrazioni committenti che alle imprese esecutrici, carenze e inadeguatezze dei controlli tecnici e amministrativi».

Il perpetuarsi di tutto ciò sapete bene tutti cosa ha provocato: nessuna utilità reale per i cittadini, portafogli gonfi di corrotti e corruttori e la nostra “piccola” PALLA AL PIEDE : il DEBITO PUBBLICO ai livelli che ben conoscete …

Su con il morale … siamo in Italia …

Claudio

Perle dal Web n° 38


tratto da  Pagina di Frasi Belle di Frasiaforismi.com

Ogni razza decide da sé cosa è indecente.

La natura non conosce indecenze.

È l’uomo a inventarle.

Mark Twain


Commento di Alfredo :

Fate sbocciare il vostro loto nello stagno ! Noi, solo noi, possiamo trasformare lo stagno in un luogo pieno di fiori… altrimenti, verrà invaso dai rospi ! :-)))


Che strano, tutti parlano del tempo, ma nessuno fa niente per cambiarlo.
Mark Twain

 

L’ABATE CHE FANTASTICAVA SU GIUDA


By Alfredo

Il fondatore della psicanalisi Freud, sosteneva che la nostra mente cancella, alla maniera di una censura, i pensieri du cui si vergogna; invece il suo maggior rivale, Carl Gustav Jung concepiva la censura mentale in maniera diversa.
Per Freud sono soprattutto i pensieri sessuali ad essere rimossi per poi riemergere nel corso dei sogni.

Per Jung invece anche altri pensieri sono ricacciati nell’inconscio in quanto incompatibili con la morale corrente.
Ad esempio quelli suscitati dall’invidia per gli eroi della religione o della società. Respinti nell’inconscio, talora riemergono sotto forma di fantasie altrimenti inspiegabili.

“Lo psicologo svizzero Jung aveva una mentalità aperta che gli permetteva di andare molto al di là della clinica medica e lo spingeva a letture di vario genere, sia filosofiche che letterarie.
Fra esse, i libri di quell’ingegno stravagante che fu Anatole France, autore satirico di racconti con pratogonisti sia laici che ecclesiastici.
Tra i personaggi di France c’era un abate di nome Oegger, vissuto nel XVIII secolo, probabilmente nevrotico, in ogni caso molto tormentato.
Jung prese come esempio i suoi tormenti per costruire una delle sue teorie più avvincenti, quella del pensare fantastico.
Il pensiero fisso di Oegger era Giuda. Le Sacre Scritture insegnano che, per salvare gli uomini, Dio decise di sacrificarsi ma, per poterlo fare, aveva bisogno di qualcuno che lo tradisse, di Giuda appunto. Senonché le Scritture tramandano pure che, invece di essergli grato per aver assecondato il suo progetto, Dio lo avrebbe punito con un tormento eterno. E’ mai possibile. si chiedeva Oegger, che Dio sia tanto ingrato e crudele?
[…]
Ma perché era tanto importante per il buon abate risolvere il dilemma di Giuda?
Qui compare la teoria di Jung.
In realtà aveva una voglia matta di essere lui stesso a tradire, e tuttavia il pensiero dei tormenti eterni non lo entusiasmava. Voleva andare sul sicuro, cioè tradire essendosi però garantita in anticipo l’immunità. […]
Affare fatto. L’abate non perse tempo e cercò subito un’altra religione più appetitosa a cui convertirsi, abbandonando il cristianesimo.
Non dovette faticar molto: allora era celebre nei salotti mondani la religione del mistico svedese Emanuel Swedenborg, se possibile ancora più eccentrico dello stesso abate.

[…]
A cosa serviva il caso dell’abate fedifrago allo psicologo Jung ? Per lui era un esempio evidente di come certe fantasie siano tanto prepotenti da dominare la vita di un individuo.
Per Freud esse non potevano che nascere da qualche ingorgo sessuale.
No, esistono altri ingorghi. Nella fattispecie un senso d’invidia nei confronti del più celebre eroe delle religioni moderne, Gesù.
Ma non è un caso: da sempre gli eroi, osserva Jung, sono stati invidiati soprattutto dai loro seguaci, *in sé la leggenda di Giuda è un tema mitico: il tema del perfido tradimento ai danni dell’eroe… si pensi a Cesare e Bruto.
Che il mito di un tale atto risalga alla più lontana antichità è ancora sempre oggetto di ammonimento e di ripetizione, è espressione del dato di fatto psicologico che l’invidia non fa dormire gli uomini, e che noi tutti, in una piega nascosta del cuore, ci auguriamo la morte dell’eroe* (Cfr. Libido, simboli e trasformazioni)
Ecco dunque la teoria generale di Jung.
Le fantasie che emergono dal profondo del nostro inconscio non sono estemporanee, ma sono pensieri e immagini che hanno avuto una vita lunga, addirittura secolare.
Con un vocabolo di estrazione platonica, Jung li chiama ‘archetipi’, cioè matrici mentali degli infiniti pensieri e immagini.

Ma allora la mente dell’uomo è libera di pensare quel che vuole quel che vuole e di formarsi le fantasie che le vengono spontanee? O è invece determinata da modelli che già preesistono in essa e ai quali non si può sottrarre?
Indubbiamente la teoria di Jung è una mina spaventosa posta sotto la nostra convinzione di essere dotati di libero arbitrio.
Per Jung *le idee importanti, le idee cosiddette vere, sorgono da un terreno psichico primordiale su cui lo spirito effimero del singolo individuo cresce come una pianta che porta fiori, frutti e semi, appassisce e muore. Le idee provengono da qualcosa che è più grande della persona singola. Non siamo noi a produrre le idee, sono piuttosto le idee che formano noi*
(Cfr: Il contrasto tra Freud e Jung).

E qui, ricompare Karl Kraus che con la sua dissacrante critica, stila una sanguinosa parodia delle teorie di Freud. (ndr)

“I figli dei genitori psicoanalisti avvizziscono precocemente.
Da neonato deve ammettere di aver provato sensazioni voluttuose sul vaso. Dopo gli viene chiesto cosa gli è venuto in mente una volta che, andando a scuola, ha visto un cavallo che defecava. Uno così può dirsi forunato se riesce a raggiungere l’età in cui potrà confessare un sogno in cui stuprava sua madre” (Cfr. Detti e contraddetti).

La contesa, in psicologia, è ancora aperta, e come diceva Michel Foucault, le filosofie contemporanee, alla maniera delle famiglie botaniche, si dividono in due grandi specie: *platonecee* e *antiplatonacee*. 

Rifletteteci su, e che vengano dagli ‘archetipi’, o che sorgano spontanee.
fatevi un’idea, la vostra ! :-)))

By Alfredo

La mente… mente


La mente… mente!

Ecco 14 piccole trappole della mente che influenzano le nostre vite

1. La dipendenza dalla prima impressione. Qualunque cosa succeda, la prima impressione rimane.
2. L’istinto del gregge: più persone sono pervase dalla stessa idea, più è facile crederci.
3. La “zona cieca”: vediamo più facilmente gli errori degli altri
4. La trappola delle convinzioni: siamo portati a sentire solo quella affermazione che conferma la nostra opinione.
5. Conservatorismo: è difficile percepire una nuova informazione se siamo convinti di quella vecchia.
6. La trappola dell’informazione: l’abitudine di cercare troppe informazioni. Coloro che possiedono meno informazioni sono propensi ad avere giudizi più prudenti.
7. L’effetto struzzo: ignorare un’informazione pericolosa o spiacevole, che ci fa paura.
8. L’effetto placebo: più crediamo all’effetto benefico di qualcosa, più bene cu fa.
9. La trappola delle innovazioni: ciò che è nuovo non sempre meglio del vecchio.
10. L’effetto novità: la tendenza di non fidarsi della nuova informazione e di verificarla infinite volte.
11. La fissazione su ciò che è in superficie. Abbiamo paura di morire in auto perché sentiamo spesso degli incidenti mortali in auto.
12. La percezione selettiva: vediamo solo ciò che vogliamo vedere: guardando una una partita di calcio in TV vediamo meglio gli errori dell’altra squadra.
13. Gli stereotipi: la tendenza di giudicare le persone sconosciute in base all’aspetto esteriore.
14. La tendenza di sottovalutare la situazione: agiamo basandoci sugli esempi noti e senza una sufficiente informazione.
 
Advanced mind institute italia

Oliver Stone: “dimenticate l’ISIS, è l’America la vera minaccia per il mondo”


“Abbiamo destabilizzato il Medio Oriente, creato il caos. E poi diamo la colpa all’ISIS per il caos che abbiamo creato”.

Molta gente pensava che i giorni in cui Oliver Stone scalava le classifiche fossero finiti. Molte persone si sbagliavano. Il suo libro del 2012 e la serie TV, “The Untold History of the United States”, suggeriscono che il regista rinnova gli sforzi per sfidare la narrazione tradizionale per quanto riguarda l’eccezionalismo americano, l’imperialismo economico e il “coinvolgimento nefasto” del governo americano in Medio Oriente, si legge su TheAntiMedia.org.

A completare la serie di documentari in 10 parti e le 750 pagina del libro, Stone ha collaborato con lo studioso della Seconfa Guerra Mondiale, Peter Kuznick. Il regista sostiene che nel valutare la storia americana dal 1930, è il coinvolgimento americano in Medio Oriente che in realtà ha catturato la sua attenzione.

“Abbiamo destabilizzato l’intera regione, creato il caos. E poi diamo la colpa all’ISIS per il caos che abbiamo creato”, ha detto Stone.

Secondo Stone, il ruolo destabilizzante del governo degli Stati Uniti in realtà risale a ben oltre l’ISIS. La sua nuova serie individua momenti di intrusione americana nella regione nel lontano 1930 e lo segue fino al colpo di stato iraniano appoggiato dalla CIA nel 1953, il supporto per i militanti in Afghanistan in funzione anti-Unione Sovietica nel 1980, l’invasione dell’Iraq di George HW Bush del 1990, e gli sforzi attuali in Iran, Siria e altri paesi.

L’ultimo episodio della serie “The Untold History of the United States” si intitola “Bush e Obama: Age of Terror”. Vengono trattati i seguenti argomenti:

Il Progetto per un Nuovo Secolo Americano, un think tank neoconservatore che ha invocato un evento come Pearl Harbor che faccia da catalizzare per l’azione militare in Medio Oriente

La tirannia di neoconservatori che ha spinto gli Usa in guerra con l’Iraq usando un’intelligence difettosa

Il Patriot Act, che spogliato gli americani di una vasta gamma di libertà civili, mentre ha legalizzato un nuovo stato di sorveglianza

Il lavaggio del cervello nazionalista e l’allarmismo per la guerra al terrorismo

Invadere l’Afghanistan per sconfiggere alcuni degli stessi terroristi che gli Stati Uniti hanno armato e addestrato due decenni prima

Tattiche di tortura e interrogatori incostituzionali a Guantanamo

Il lavoro dei media tradizionali a favore della guerra attraverso la propaganda e la collusione delle imprese

Obama che si è svenduto a JP Morgan Chase, Goldman Sachs, Citigroup, General Electric, e Big Pharma

Il piano di salvataggio finanziario da 700 miliardi di dollari pagato da lavoratori, pensionati, proprietari di case, piccoli imprenditori, e gli studenti con prestiti

L’aumento dei compensi per i CEO in mezzo al crollo della classe media

Il fallimento di Obama nell’offrire speranza, cambiamento, o la trasparenza, la persecuzione di informatori del governo. Anche se ha ripudiato l’unilateralismo di Bush, ha raddoppiato le truppe e, secondo Stone, “manca del coraggio di un John F. Kennedy ”

Gli attacchi dei droni di Obama su Afghanistan, Iraq, Pakistan, Yemen, Libia e Somalia (che include una clip sulle sue parole alle truppe: “A differenza dei vecchi imperi, non facciamo questi sacrifici per territori o per le risorse … .Noi lo facciamo perché è giusto. ”

Stone dice che la sua serie di documentari è un approccio alternativo alla storia americana, e spera di combattere il “crimine educativo” di esporre gli scolari di oggi alla propaganda dei libri di testo e programmi televisivi.

Su questa nota, Stone non usa mezzi termini:

“Non siamo in pericolo.

Noi siamo la minaccia.”

DA italian.irib.ir