la vergogna non ha un volto ??? … sicuri ???


Sorgente:     GIULIANO AMATO ammette: “già si sapeva che con l’euro l’Italia poteva crollare economicamente !! E lo dice come se niente fosse, incurante della gente ridotta alla fame, dei giovani senza futuro e di chi si è ammazzato. Perchè gente così non ha solo l’aspetto di un verme… Lo è nell’anima! | Il Fastidioso

la Montagna


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2948

“La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo.
Se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano.
Se io dunque traspongo questi princìpi nel mondo degli uomini, mi troverò immediatamente considerato un fesso e comunque verrò punito, perché non ho dato gomitate ma le ho soltanto ricevute.
È davvero difficile conciliare queste diversità.
Da qui l’importanza di fortificare l’animo, di scegliere che cosa si vuole essere.
E, una volta scelta una direzione, di essere talmente forti da non soccombere alla tentazione di imboccare l’altra.
Naturalmente il prezzo da pagare per rimanere fedele a questo «ordine» che ci si è dati è altissimo.
Per quanto mi riguarda, il patrimonio spirituale che ne ho ricavato è proporzionale.”

Walter Bonatti

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La montagna è ‘Natura’ …
sarà un caso ???

ma ormai gli esseri umani le ‘montagne’ le hanno nell’anima,
con nessuna intenzione di ‘scalarle’ …

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la domanda è sempre quella : ESSERE o AVERE ???


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2942

Da:      INTERVENTIONS
( 1998 edizione francese – Flammarion editore )
di Michel Houllebecq

IL CONSUMO COME ATTIVITA’ FORZATA

“La pubblicità costituisce l’ultimo dei tentativi in ordine di tempo per incrementare i consumi.
Benché miri a suscitare e provocare, a incarnare il desiderio, in fondo i suoi metodi sono molto simili a quelli della morale tradizionale.
In realtà costruisce un super-ego terrificante e intransigente, molto più spietato di qualsiasi imperativo mai esistito in passato, che s’attacca alla pelle dell’individuo e gli ripete incessantemente:

*Tu devi desiderare.
Tu devi essere desiderabile.
Tu devi partecipare alla competizione, alla lotta, alla vita del mondo.
Se ti fermi, non esisti più.
Se resti indietro, sei finito.*

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Negando qualsiasi idea di eternità, definendo se stessa come il processo del rinnovamento permanente, la pubblicità mira a vanificare il soggetto per trasformarlo in un docile simulacro del divenire.
E si suppone che questa partecipazione epidermica, superficiale alla vita del mondo prenda il posto del desiderio di essere.
La pubblicità fallisce, le depressioni si moltiplicano, lo smarrimento cresce; ciò nonostante la pubblicità continua a costruire i canali di ricezione dei suoi messaggi.
Continua a perfezionare i modi di viaggiare per esseri che non hanno nessun posto dove andare, perché non si sentono a casa loro in nessun posto; a sviluppare dei mezzi di comunicazione per esseri che non hanno niente da dire; a facilitare la possibilità di interazione fra esseri che non hanno più voglia di stabilire rapporti con chicchessia.”

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Quasi vent’anni sono trascorsi ma direi proprio invano !!!

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2943

Parafrasando Totò, alla ‘massa consumante’ è più facile proporre una verità ‘supposta‘ che una ‘reale‘ …
purtroppo (ma non solo per loro, ma per ‘tutti’) non si rendono conto ‘la fine che fa’ quella ‘supposta’ 😉
pensano di riempire il ‘vuoto’ abissale delle loro vite semplicemente riempiendo un ‘carrello’ …

inutile che vi dica cosa penso (riguardo al testo appena letto) … ‘standing ovation’ …

2944

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‘fisiocrata’ a mia insaputa


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Parlando di  ricchezza/valore,  viene facile estrarre da   ANTIMANUALE DI ECONOMIA   di Bernard Maris, il seguente testo:

Capitolo: LA RICCHEZZA E’ IL VALORE ?

2936

*Ho vissuto così poco che tendo a immaginare che non morirò.
Sembra inverosimile che la vita umana si riduca a così poco: uno si immagina, suo malgrado, che prima o poi avverrà qualcosa; grave errore.
Una vita può benissimo essere a un tempo vuota e breve*

Michel Houllebecq

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2843

“Probabilmente la vita non ha prezzo, ma forse questo vale anche per l’amore, l’amicizia, l’onore, benché possa sorgere qualche dubbio al riguardo, se si pensa al ‘prezzo del sangue’ o al ‘precium doloris’.
Gli uomini d’affari e gli economisti si sono impadroniti della parola ‘valore’, fino al punto che ‘creare valore’ (per definire le impennate di un’azione) è stato uno degli slogan più in voga in questi ultimi anni, quando la Borsa faceva miracoli.
Nessuna parola è tanto carica di connotazioni umane quanto ‘valore’, salvo forse ‘ricchezza’, dato che si può essere ricchi di umanità, oltreché di beni materiali…

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Miguel de Unamuno scriveva:
*Se solo potessimo evitare di usare nell’economia politica questa dannata terminologia di valore, della ricchezza, del reddito, del capitale, parole così gravide di vita latente ma così corrotte dal peccato originale!*
(cfr, L’essence de l’Espagne).

Se si deve credere ad Aristotele, il valore di un prodotto dipende innanzitutto dall’uso che se ne può fare per soddisfare un bisogno; il valore si fonda dunque sul ‘valore d’uso’ e non sul ‘valore di scambio’.
Il valore d’uso esprime la relazione fra i bisogni umani e le cose: è chiaro che l’acqua possiede un gran valore d’uso, contrariamente ai diamanti.
Viceversa ha un valore di scambio molto basso.

2938

L’acqua che Diogene beve attingendola alla fonte col cavo della mano è addirittura priva di valore, a causa della sua abbondanza, benché per lui abbia un valore inestimabile.
*In effetti, se non si avesse bisogno di nulla… non vi sarebbe scambio*
(cfr, ibid. c/s).
Aristotele prefigurava una teoria psicologica del valore, legata ai desideri dei cittadini della ‘pòlis’, ai bisogni, anziché alla sostanza delle cose.
A questa teoria manca un principio d’individuazione, un fondamento intrinseco, che verrà proposto di fisiocratici (la fisiocrazia era una teoria economica che si contrapponeva alla teoria del ‘mercantilismo’ ndr).

2939

Secondo la dottrina fisiocratica la ricchezza non viene dl lavoro:
*Soltanto l’agricoltura è produttiva, perché essa sola crea più ricchezza di quanto ne consumi*.
L’industria e il commercio, affermano i fisiocratici, sono sterili: il loro ricavo lordo non supera le spese (dirette e indirette, es: l’inquinamento ndr).
La ricchezza è materia.
Ora il commercio non crea materia, e neppure il lavoro può crearne.
Il falegname, una volta costruito un tavolo, non ha creato dal legno, al contrario ha prodotto trucioli e scarti.
Ma quando un contadino semina un chicco di frumento, ne raccoglie dieci.
Soltanto la natura è produttiva.
Questa tesi estrema è interessante perché nega al lavoro, al commercio e all’industria il potere di creare alcunché.
L’industria trasforma soltanto.

2940

In fondo, dietro ogni attività umana, per sofisticata che sia, si trovano Madre Natura e la sua capacità di arricchire gli uomini con i cicli di riproduzione.
Quando tutte le specie selvatiche spariscono, il pianeta si cementifica, si vetrifica e si riempie di bidonville, l’aria e l’acqua si avvelenano; forse serve ricordare che Madre Terra resta la nostra ricchezza fondamentale.”

Ma allora, di quale ‘economia’ stiamo parlando ?
E, soprattutto, chi la sta promulgando e sostenendo in questi anni ?

Mi fa piacere aver oggi scoperto (tramite questa lettura) di essere un ‘fisocrata a mia insaputa’ … di condividere cioè questa visione non per indottrinamento o per moda ma per l’uso di una delle facoltà cerebrali … il ragionamento ed un minimo di capacità di analisi e previsione del futuro …

Sul sito di Slow Food, c’è un interessante articolo di Carlo Petrini (anche lui un fisiocrata a sua insaputa ?) sul possibile progresso ottenibile con la formula del ‘Buono, Pulito e Giusto’.

E, mi domando: ma è così difficile per l’Uomo moderno capirlo?
Avrei anche la risposta … ma direi di stendere un pietoso velo.

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troppo spesso ‘senza vergogna’ …


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2896

C’è modo e modo di ‘sentire’ la vita : in contro-tendenza con gli immancabili e inarrestabili cazzeggi in cui la gente si trastulla inconsapevole e incosciente oppure … fare come loro !
Essendo utilizzatore del Web portiamo un esempio che lo riguarda :
paginate e paginate di commenti (di vario ‘posizionamento’ ma grosso modo tutti critici) inerenti una ‘cazzata’ sparata da un … (definitelo da voi) che, dice, di fare il ministro (che sia a sua ‘insaputa’ ? ).
Come ormai troppo spesso capita, chi non ha niente da dire (di nuovo e/o originale) si sente comunque nel ‘diritto’ di partecipare alla festa del ‘nulla’, per soddisfare la propria voglia di ‘protagonismo’, attore di un teatrino senza arte né parte.

2924

Certo è che, con questi atteggiamenti, non si va da nessuna parte … non si ‘cresce’ !!!
E’ inutile sottolineare che non sto parlando di crescita ‘economica’, cioè quella ‘idea’ malsana (ed alla lunga irrealizzabile) che è sulla bocca dei politici (e dei ‘maitre a penser’ loro ‘dipendenti’) ormai quotidianamente … credo lo abbiate capito        😉        

2925

Dunque vediamo di ‘crescere’ tutti insieme affrontando un argomento di non secondaria importanza, il “pudore” (come sinonimo di vergogna) che non ha ha che fare con la ‘paura’ del giudizio altrui, ma, piuttosto, come un fatto ‘intimo’, come una misura che ognuno si deve dare e che permetta innanzi tutto di sentirsi ‘in ordine’ con se stesso.

Un po’ quello che Friederich Nietzsche definiva così:
“Le persone vere hanno il pudore dei sentimenti”.

2926

Estrapoliamo  allora  dal  libro    SENZA VERGOGNA    di  Marco Belpoliti  lo  stralcio  del
capitolo: ATENE

“Nel dialogo platonico PROTAGORA, Socrate viene svegliato verso l’alba da un giovane, desideroso di farsi strada nella vita pubblica, che gli chiede di presentarlo al sofista Protagora.
Socrate lo accontenta e lo conduce da lui.
Il filosofo sofista, desideroso di mostrare la propria arte persuasiva, il suo sapere retorico, decide di ammaestrare il giovane alla presenza di Socrate e di altri due sofisti, Ippia e Prodico.
Ma subito Socrate pone un’obiezione: è davvero possibile ammaestrare qualcuno all’arte del governo?
Non sarà che le qualità politiche sono proprie degli individui, della loro stessa natura?

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In risposta Protagora narra allora un mito che ha come protagonisti Prometeo e suo fratello Epimeteo.
[…]
Protagora alla fine della storia, conclude dicendo che l’uomo ha avuto la sapienza necessaria al vivere, ma non la sapienza politica che resta presso Zeus, in un luogo dove a Prometeo non era concesso di entrare, mentre l’officina di Atena e Efesto gli era aperta.
Il risultato è che, per causa del fratello Epimeteo, il povero Prometeo viene condannato dagli dèi per furto.
[…]

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I termini con cui Platone nel suo dialogo indica i due doni degli dèi (quelli che vennero dati ai due fratelli ndr) sono:
aidos (pudore)
dike (giustizia).
Un filosofo, Andrea Tagliapietra, commentando questo mito narrato dal Sofista, fa notare che si tratta proprio di doni, ovvero che il pudore e la giustizia non appartengono al campo dell’abilità tecnico-strumentale che *caratterizza la dotazione naturale dell’essere umano*, ragione per cui i paleontologi hanno giustamente chiamato gli ominidi, i quali precedono l’uomo nella scala evolutiva, ‘homo abilis’.
Il pudore non è ottenuto mediante il furto di Prometeo, bensì come dono divino, alla stregua, suggerisce Tagliapietra, delle tuniche di pelle date ai Progenitori nel mito della creazione narrato nella Genesi.

2932

Insieme alla giustizia, il pudore, fratello di vergogna, deve servire a creare l’amicizia tra gli uomini (philia), quale base di pacifica convivenza tra gli uomini stessi.
Nelle ‘Leggi’ Platone ha specificato che la Giustizia è figlia del Pudore, e nel medesimo dialogo si parla di un’età dell’oro in cui i reggitori semidivini portano in dono la pace, la giustizia, il pudore e il buon governo, al fine di rendere gli esseri umani tranquilli e sereni;
Tagliapietra conclude che il pudore per Platone appartiene all’ambito etico-politico e va di pari passo con la giustizia, affinché gli uomini non si distruggano a vicenda.
In questa visione della ‘polis’ autoregolata i sentimenti del pudore e della vergogna vanno visti accoppiati, poiché l’uomo è sì un animale sociale, ma ben diverso dalle formiche o dalle api (ma … forse non delle pecore ??? ndr).

2933

L’uomo contiene dentro di sé, scrive Tagliapietra, prolungando il suo ragionamento da Platone a Kant, passando per Hobbes, due tendenze opposte e contrarie; il vivere da solo, in solitudine, e all’opposto, il bisogno di unirsi con gli altri in società: resiste agli altri fino all’ostilità, ma ambisce a stare con gli altri, in loro compagnia.
Il pudore, dono di Zeus, serve a ricomporre queste due tendenze opposte, in un’unica tendenza dell’animo umano, che è perciò insieme singolare e universale.
Grazie al pudore (ma possiamo aggiungere, anche grazie alla vergogna) l’individuo mantiene, pur nella dimensione sociale, la sua individualità, il suo necessario isolamento.”

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Ora potremmo domandarci:
si, vabbé, ma a cosa serve un testo del genere nell’economia della vita di tutti i giorni?
Un testo in cui poi si parla di episodi, personaggi e ‘déi’ che sappiamo essere frutto di fantasia umana …
Bella domanda… (si fa per dire eh)
forse perché quando si è messi di fronte a parole e/o fatti che sembrerebbero ‘impossibili solo da pensare, e che lasciano esterrefatti, anziché ‘reagire’ (magari anche un po’ istericamente) si sappia almeno (perché ci è stato lasciato detto) che riconoscere una persona incapace di fare ‘Politica’ (nel senso di produrre benessere per la comunità) è più facile di quanto comunemente si pensi.

2934

Quindi, per logica conseguenza è la nostra ‘ignoranza’ unita ad una certa ‘dose di ignavia’ che permette, ai sofisti, di assurgere a cariche sociali che non si potrebbero permettere, in nessun senso e per nessuna ragione.
Ma cosa è l’ignoranza?
La mancanza di ‘Cultura’
la mancanza di ‘Conoscenza’
Ecco il motivo per cui va a finire che…

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