Norma ammazza lupi. Interrogazione del M5S: “governo la ritiri”. Galletti: “tutela il lupo”


Posso dire che qualcosa non mi torna ?

Anche io vorrei tutelare gli uomini ma mica li ammazzo per farlo …

Sorgente:    Norma ammazza lupi. Interrogazione del M5S: “governo la ritiri”. Galletti: “tutela il lupo” – Agenpress

 

( li ammazza per difenderli dai ‘bracconieri’ … sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere … )

La Paura della Libertà


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Esiste una sottile paura della libertà, per cui tutti vogliono essere schiavi.

Tutti, naturalmente, parlano della libertà, ma nessuno ha il coraggio di essere davvero libero, perché quando sei davvero libero, sei Solo.

E solo se hai il coraggio di essere Solo, puoi essere libero.

(Osho)

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( tratta dalla pagina FB di  YouFlame )

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Ce li hai i Numeri ?


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“Mentre il mondo degli adulti è (o dovrebbe essere) oggettivo e tecnologico, quello dei bambini è soggettivo e magico: in parte perché così desiderano i bambini, la cui mente non distingue ancora bene tra realtà e fantasia, ma in parte ancora maggiore perché così vogliono gli adulti, che sui film, i programmi televisivi e i libri di fantasia e/o magia (dal Vecchio e Nuovo Testamento alle fiabe moderne, come Il Signore degli Anelli o Harry Potter) fanno affari giganteschi.
E grazie a questo lavaggio del cervello che spesso la visione fantastica e magica del mondo diventa un ‘imprinting’, che molti bambini conserveranno anche nella vita adulta. (Molti? Io direi moltissimi… ndr)

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Ben vengano, dunque, i tentativi che cercano di portare i piccoli alla scienza in generale, e alla matematica in particolare: la quale, come già diceva Platone, dovrebbe essere imparata non perché serve, ma perché insegna la razionalità.
E ben vengano, soprattutto, i tentativi di presentare la matematica in maniera accattivante, adottando presentazioni come quella di Kristin Dahl in CE LI HAI I NUMERI?, che unisce le illustrazione dei fumetti al divertimento dei giochi, nel tentativo di avvicinare il più possibile i bambini al pensiero maturo”.

Piergiorgio Odifreddi

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Perdersi per ritrovarsi


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Perdersi per ritrovarsi

“C’è stato un momento
in cui mi sono persa.
Ho perso tutto quello che avevo attaccato alla schiena,
i vecchi paradigmi,
forme,
maschere,
vergogna,
senso di colpa,
costumi
e le regole.
Ho perso ore e orologio,
calendario e aspettative,
le speranze e le certezze.
Ho perso tutto ciò che era,
tutte le inutili attese,
tutto quello che avevo cercato e tutto quello per cui avevo camminato
e tutto ciò che è avevo lasciato sul ciglio della strada.
E così, nel perdere tutto,
ho anche perso la paura,
la paura di infrangere le regole
e le autocritiche feroci,
la paura della morte
e la paura della vita,
la paura di perdersi,
e la paura di perdere
E completamente nuda,
priva della vecchia pelle,
ho trovato un cuore
che vibra dentro ogni poro del mio essere,
un profondo tamburo
fatto di argilla, stelle e radici
il suo eco dentro di me
è la voce della Vecchia Donna,
fu allora che ricordai
battito dopo battito,
che ero viva,
eternamente viva,
che ero libera,
coraggiosamente libera.”

~ Hermana Águila ~

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( tratta dalla pagina Fb di   YouFlame )

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Per un punto Martin perse la cappa


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Da dove deriva il proverbio *Per un punto Martin perse la cappa*?

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Dalla storia secondo la quale il monaco Martino non ottenne la cappa da priore del proprio convento perché, copiando l’iscrizione ‘Porta patens esto. Nulli claudatur honesto‘ che stava sulla porta, aveva spostato un punto e cambiato completamente il senso della frase, passando da ‘Sii aperta o porta. Non chiuderti a nessun onesto’ a ‘Non essere aperta a nessuno o porta. Chiuditi all’onesto’.
Il punto della storia è, ovviamente, che bisogna fare attenzione ai punti.
Il punto del libro dal quale l’abbiamo appresa è, molto meno ovviamente, che bisogna fare attenzione non soltanto all’ortografia dei messaggi, ma anche (se non soprattutto) all’impaginazione, al carattere, al colore, allo sfondo, al formato, allo stile, al contesto e alle immagini dell’accompagnamento, perché tutte queste cose influenzano e determinano, spesso in maniera subliminale, il significato delle parole che le accompagnano.

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Le VIE DEL SENSO della pubblicitaria Anna Maria Testa (sua ad esempio la campagna di *Liscia, gassata, o…*) e del designer Paolo Rossetti, che già dal titolo gioca sull’ambiguità potenziale in agguato dietro a ogni frase, è uno straordinario testo di introduzione alla semiotica applicata, ed estende alla comunicazione grafica ciò che gli Esercizi di stile di Quenaeau si limitavano a fare per quella scritta: una serie di cento variazioni che assegnano a un banale frase (bella giornata oggi) una miriade di sfumature di significato, e provano che chi non sa leggere i messaggi rischia di rimanere arrostito come un pollo sui girarrosti della pubblicità, commerciale e politica”.

Il satanasso Odifreddi, ha colpito ancora !

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Sul letto di morte


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Voglio guardare per l’ultima volta l’oceano,
immergermi nelle infinite lacrime di in una vita spezzata

Voglio scalare un’altra montagna,
provare a riprendermi l’anima che ho perduto
Voglio toccare il cielo, sentire quel blu così luminoso

Ma niente di tutto questo mi è concesso, quindi lascio
questo mondo

Chiunque abbia sentito parlare di me
non si sorprenda del mio abbandono
tanto meno sospiri o soffra

Come in punta di piedi sono arrivato così me ne andrò

Xu Lizhi

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Cervello da Gallina


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CERVELLO DI GALLINA

“Da secoli i filosofi hanno invano cercato di capire che cosa sia la mente, per messo dell’introspezione. Da qualche anno gli scienziati hanno invece cominciato a scoprire come funziona, per mezzo dell’osservazione.
E una delle scoperte più sorprendenti e rivoluzionarie è stata che la mente non è affatto monopolio degli esseri umani, perché almeno alcune sue caratteristiche si ritrovano anche in vari tipi di animali: dalle scimmie antropomorfe ai topi, giù fino alle galline !

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Ed è appunto al CERVELLO DI GALLINA (2005), in genere affibbiato come insultante paragone ai nostri simili un po’ tonti, che il neuroscienziato Giorgio Vallortigara ha dedicato un affascinante e, per molti versi, sorprendente libro.
Un libro che studia la mente intesa come la definisce operativamente Edoardo Boncinelli nella sua prefazione: *tutto ciò che si interpone fra le informazioni sensoriali che confluiscono nel cervello, e i comandi per l’azione che ne partono*.
Le domande che vengono affrontate, e alle quali si risponde non in base a opinioni preconcette, ma a osservazioni sperimentali, sono del tipo: un animale completa mentalmente un oggetto che sia parzialmente occluso alla vista, oppure il suo mondo è costituito da frammenti come quello dei nostri neonati?
E’ in grado di valutare la profondità in un’immagine prospettica, oppure le è insensibile come crediamo (sbagliando) che siano i ‘selvaggi’?
Si fa rappresentazioni di oggetti?
Concepisce concetti e categorie?
Percepisce lo spazio in maniera fissa come Newton e Kant, o relazionale come Cartesio e Leibniz?
La sua aritmetica comprende lo zero, come quella degli indiani o dei maya, ma non dei greci e dei romani?
Comunica soltanto con richiami stereotipati, o possiede un vero e proprio linguaggio?
Le risposte a queste domande mostrano che, oltre alle capacità mentali specializzate, caratteristiche delle singole specie, esiste anche una serie di capacità mentali generali, comuni a tutte o a molte specie, e niente affatto unicamente umane.”

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Non è l’animale ad essere ‘scemo’, ma l’umano che crede di essere ‘intelligente’… Fidatevi !

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