sembra facile …


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Mi sono imbattuto in questa vignetta sul sito FB  Jeda News  correlata da un migliaio di commenti, ovviamente troppi per leggerli tutti.  🤔
Ne ho guardati solo alcuni che davano soluzioni diverse tra loro; la mia è diversa da tutte quelle lette ma potrebbe essere uguale ad altre tra quelle non lette ma tale curiosità non è sufficientemente grande per invogliarmi a leggerli tutti …
certamente potrei anche sbagliarmi ma per me il risultato esatto corrisponde al quattordicesimo numero primo  😉
(comunque è un quesito intrigante e divertente, realmente più complicato di quanto non sembri a prima vista).

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la selva oscura


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Purtroppo anche nella «selva» della nostra civiltà è in corso una grave nevrosi di massa.
A determinarla, da circa sessanta anni, è un sistema di condizionamenti molto potente, capillare, mai visto nella storia dell’Occidente.
Neanche i fascisti e i nazisti erano così bravi a plagiare; e questo perché, dopo la guerra, i loro metodi di massificazione sono stati ripresi e perfezionati dagli apparati che dominano la nostra tarda società industriale.
È la società della cultura di massa, scambiata malamente per democrazia.
Sarebbe una società bellissima, perché ha un livello di benessere mai raggiunto prima.
Oggi mancherebbe poco, a che la gente si accorga che può lavorare di meno e vivere di più.
Lavorare quattro ore al giorno, così da avere quanto basta per sopperire alle vere necessità, e nelle altre venti ore pensare, capire, scoprire, godere, sperimentare, creare.

Igor Sibaldi

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Immagine e testo tratti da  Ragione Critica

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una plausibilissima visione del futuro che ci attende


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Alla fine ci siamo riusciti.
Abbiamo tutto sotto controllo.
Ogni luogo è stato inondato di nanoparticelle.
Ora possiamo averne un controllo capillare.
Vi sono dei microsensori nei boschi e negli animali selvatici (per la loro salvaguardia, naturalmente).
Ora gestiamo noi la biodiversità.
Gestiamo la natura a nostro piacimento.
Anche il mondo civilizzato, il “nostro” mondo, è cambiato.
Ora è possibile vedere droni di pattuglia anche in città (d’altronde, sono emersi vari stati d’emergenza ed è stato necessario, per la nostra tranquillità naturalmente).
Vi sono dei biochip nel nostro corpo (a scopo terapeutico, naturalmente).
Alcuni hanno parti del corpo potenziate, grazie alle biotecnologie.
Ah giusto, non possiamo vederle ma vi sono anche tante piccole invisibili telecamere (per la nostra sicurezza, naturalmente) in grado persino di leggere il nostro stato d’animo e la nostra propensione al consumo.
Le città, sempre più grandi, sono state quasi totalmente automatizzate: ora è sufficiente adeguarsi ai protocolli e seguire le procedure per portare a compimento qualsiasi attività, tutto già impostato per noi.

Certo, non vi è più possibilità di formare la propria identità spontaneamente.
Certo, non esiste più la vita selvaggia.
Certo, ogni aspetto della nostra vita è in funzione dell’utilità e del progresso.
Certo, ogni essere vivente è fondamentalmente considerato una risorsa.
Certo, viviamo in un mondo così tossico che sono necessari dispositivi portatili per avvertirci dei rischi.
Certo, non si possono più esprimere emozioni e sentimenti.
Certo, per ogni cosa vi sono categorizzazioni, modelli, parametri.
Certo, ogni forma di pensiero eretico non è concepita ed è immediatamente punita.
Certo, abbiamo modificato profondamente il nostro ambiente e poi noi stessi per adattarci a ciò a cui non eravamo adatti.
Certo, le disuguaglianze, le discriminazioni, le guerre e lo sfruttamento non sono affatto scomparsi.

Però siamo “avanzati” come non mai.
Siamo diventati Dio.
Siamo perfetti, precisi, efficaci.
Siamo diventati onnipotenti.
Era questa la meraviglia della vita.
No?

Certo che no.

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Immagine e testo tratti da  Mosca Bianca

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Alzi la mano chi pensa che il futuro che attende l’Uomo sarà in realtà molto diverso da quello qui ipotizzato (e si tratta solo di una parte, neppure la più grande, delle cose che si potrebbero citare);
e la alzi ancora chi pensa che il futuro che attende i nostri figli sia migliore di quello su descritto …

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crediamo a …


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Crediamo soltanto a ciò che vediamo.
Perciò, da quando c’è la televisione, crediamo a tutto.

Dieter Hildebrandt

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Immagine e testo tratti da  Ragione Critica

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A tutto, ma proprio a tutto.
Con il risultato che più crediamo a lei e meno ragioniamo e meno ci informiamo.
Più crediamo a lei e più ci allontaniamo dalla verità.
Più crediamo a lei e più si accorcia la nostra catena;
già, perché crediamo (errando) anche di essere liberi …

ma non è vero (ma questo ‘lei’ non ce lo dice) …

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il cuore vive in mille posti diversi, senza abitare, davvero, nessun luogo


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“Un bimbo mi ha chiesto: “Ma il cuore sta sempre nello stesso posto, oppure, ogni tanto, si sposta? Va a destra e a sinistra?”.
Io: “No, il cuore resta sempre nello stesso posto. A sinistra”.

Ed intanto penso…. Poi, un giorno, crescerai.
Ed allora capirai che il cuore vive in mille posti diversi, senza abitare, davvero, nessun luogo. Ti sale in gola, quando sei emozionato. O precipita nello stomaco, quando hai paura, o sei ferito. Ci sono volte in cui accelera i suoi battiti, e sembra volerti uscire dal petto. Altre volte, invece, fa cambio col cervello.
Crescendo, imparerai a prendere il tuo cuore per posarlo in altre mani. E, il più delle volte, ti tornerà indietro un po’ ammaccato. Ma tu non preoccupartene. Sarà bello uguale. O, forse, sarà più bello ancora. Questo, però, lo capirai solo dopo molto, molto tempo.
Ci saranno giorni in cui crederai di non averlo più, un cuore. Di averlo perso. E ti affannerai a cercarlo in un ricordo, in un profumo, nello sguardo di un passante, nelle vecchie tasche di un cappotto malandato.
Poi, ci sarà un altro giorno. Un giorno un po’ diverso. Un po’ speciale. Un po’ importante.
Quel giorno, capirai che non tutti hanno un cuore.”

(l’autore è un …) – Medico cardiologo dell’ Ospedale Pediatrico Bambino Gesù –

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Immagine e testo tratti da  Piccole Storie

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una interrogazione che confonde


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« Nel silenzio dei boschi, nel gorgoglio di una fonte, nella eretta solitudine di un albero, nella forma stravagante di una roccia, l’uomo scopre la presenza di un’interrogazione che lo confonde.
[…]
Questa percezione del sacro, che dispensa terrore, venerazione, amore, è l’atto che crea l’uomo, è l’atto in cui germina la ragione, l’atto in cui si afferma l’anima. »

Nicolás Gómez Dávila, “Alle origini del mondo”

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Immagine e testo tratti da  Gazzetta filosofica

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Il consumo della felicità


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leggi qui l’articolo >>>  Il consumo della felicità – Benvenuti su gazzettafilosofica!

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Riassumendo …

Ogni reale potere legislativo, esecutivo e giudiziario sta passando silenziosamente in mano al mercato, che decreta le regole di convivenza tra gli uomini e le loro organizzazioni in base alle sue necessità.

L’uomo contemporaneo diviene così un uomo astorico, perché tagliato fuori dall’ambito delle decisioni sul suo stesso presente e futuro.

È il mercato a decidere quali guerre si devono combattere, quali sono gli stili di vita da adottare; questo perché esso ha più potere della politica nello stabilire cosa debba essere o non essere fatto.

Se prima l’uomo faceva la storia e la storia faceva l’uomo, oggi è il mercato ad essere il protagonista, un soggetto che però non è soggetto alla storia che produce.

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Che dire … tanti auguri Uomo …

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Disipnotizzati


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“Il risveglio di un uomo ha inizio dall’istante in cui si rende contro che non va da nessuna parte e che non sa dove andare. Svegliarsi significa realizzare la propria nullità, cioè realizzare la propria meccanicità, completa e assoluta, e la propria impotenza, non meno completa, non meno assoluta.
E non è sufficiente comprendere queste cose filosoficamente, a parole. Bisogna rendersene conto attraverso fatti semplici, chiari, concreti, fatti che ci concernono.
Quando un uomo comincia a conoscersi un po’, vede in se stesso delle cose che lo fanno inorridire. Fintanto che un uomo non si fa orrore, non sa niente di se stesso.
Quando comincia a conoscere se stesso, vede che non possiede niente, tutto ciò che ha considerato come suo, le sue idee, i suoi pensieri, le sue convinzioni, le sue tendenze, le sue abitudini, le sue stesse colpe e i suoi vizi, niente di tutto questo gli appartiene: tutto si è formato per imitazione, oppure è stato copiato da qualche parte, tale e quale.
L’uomo che sente tutto ciò, sente la sua nullità; sentendo la sua nullità, l’uomo si vedrà come egli è in realtà, non per un secondo, non per un momento, ma costantemente, senza dimenticarlo mai più.
Se gli uomini potessero veramente rendersi conto della loro reale situazione, se potessero comprenderne tutto l’orrore, sarebbero incapaci di rimanere tali quali sono, anche per un solo secondo.
Comincerebbero subito a cercare una via d’uscita, e la troverebbero molto rapidamente, perché vi è una via d’uscita; ma gli uomini non riescono a vederla, per la semplice ragione che sono ipnotizzati.
“Svegliarsi” per l’uomo, significa essere disipnotizzato.”

(P.D. Ouspensky)

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Immagine e testo tratti da  Realtà, inganno e manipolazione

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cambiare META e MENTE


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Come dice la rompiballe lapalissiana, è vero, bisogna “inquinare meno”, allora cominciamo con il (rin)chiudere i responsabili delle multinazionali che ci ficcano plastica ovunque, e i banchieri/mercanti, che ci ficcano benzene in ogni dove, basterebbe per questo CAMBIARE MONETA, ma per cambiare moneta bisogna cambiare META e MENTE.

Nicoletta Forcheri

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Tratto dalla pagina FB di    Nicoletta Forcheri

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