Craxi: via noi, il regime violento della finanza vi farà a pezzi


La domanda è: cosa vieta di pensare che il Bettino, al netto dei suoi ‘maneggi’ comparabili con quelli di tutta la classe politica di allora e di oggi, non sia stato ‘fatto fuori’ perché, politicamente, ci vedeva troppo ‘lungo’ …?
Prima ‘contro’ gli Usa, a Sigonella, poi ‘contro’ l’eshtabliment tutto, con denunce ‘politiche’ mai discusse con il popolo.
A noi hanno sottoposto solo la parte ‘sconveniente’ dell’uomo (puttaniere) e del politico (ladro), salvando tutti gli altri, pari suoi.
Allora, provate a leggere il suo pensiero ‘politico’ che risale a vent’anni fa, e fatevi due domande eh …

Sorgente:    Craxi: via noi, il regime violento della finanza vi farà a pezzi | StopEuro.org

Come il nostro spirito è d’impaccio a se stesso


§

Ed ecco il momento adatto per presentare un personaggio ‘antico’ che tanto ha lasciato a chi ha cercato di capire il ‘tutto’.
Il Piergiorgio nazionale, tra questi.
Il Piercarlo, il Pierferdinando o i Pierpiero, ça va sans dire, certamente NO!      😉    

3409

Da    ESSAIS
di Michel Eyquem de Montaigne,
meglio noto come Montaigne…

CAPITOLO XIV
Come il nostro spirito è d’impaccio a se stesso
(e già questo pare un paradosso ndr)

“E’ un’idea curiosa immaginare un spirito in perfetto equilibrio fra due desideri uguali.
Infatti non c’è dubbio che non prenderà mai partito, poiché la decisione e la scelta comportano ineguaglianza di pregio; e se fossimo posto fra la bottiglia e il prosciutto, con ugual voglia di bere e di mangiare, non ci sarebbe certo altro rimedio che morire di sete e di fame.
Per rimediare a questo inconveniente gli ‘stoici’, quando si domanda loro donde venga nella nostra anima la scelta tra due cose indifferenti, e che fa si che da un gran numero di scudi prendiamo piuttosto l’uno che l’altro, pur essendo essi tutti uguali e non essendovi alcuna ragione che ci induca alla preferenza, rispondono che quel moto dell’anima è fuori dell’ordine e della regola, venendo in noi da un impulso estraneo, accidentale e fortuito.
Mi sembra che si potrebbe dire piuttosto che non c’è cosa che ci si presenti nella quale non vi sia qualche differenza, per lieve che sia; e che, alla vista o al tatto, c’è sempre qualche di più che ci attira, sebbene impercettibilmente.
Allo stesso modo immaginando uno spago ugualmente forte in ogni punto, è assolutamente impossibile che si rompa; infatti da che parte volete che cominci la rottura?

3410

E che si rompa dappertutto contemporaneamente, non accade in natura.
Chi a questo aggiungesse anche le proposizioni geometriche che deducono dalla certezza della dimostrazione che il contenuto è più grande del contenente, il centro grande quanto la circonferenza, e che trovano due linee che si avvicinano progressivamente l’una all’altra senza potersi mai congiungere, e la pietra filosofale, e la quadratura del cerchio, dove la ragione e l’esperienza sono così contrastanti, ne trarrebbe forse qualche argomento per rafforzare quel detto ardito di Plinio :
*solum certum nihil esse certi, et homine nihil miserius aut superbius*
(non c’è altra certezza se non che niente è certo, e niente è più miserabile e più orgoglioso dell’uomo)
– Naturalis Historia, II, VII. “

Che dire? Montaigne è SEMPRE spettacolare !

§

Paradossale Paese


§

Riecco i tormentoni di un paese tormentato (dagli imbecilli e dai ‘figli e’ ndrocchia’).
Dunque, l’attuale farsa riguarda un magistrato ‘inquirente’ (e qui il termine è importante) che sta indagando, con ottimi motivi, su un possibile (più che probabile) traffico di esseri umani che coinvolgerebbe anche ‘strutture’ che, comunemente, ‘si considerano al di sopra di ogni sospetto.
Intorno a ciò, girano i soliti miliardi di €uro.
Ovvio o comunque ‘logico’ che, vista la dimensione del fenomeno, tutti quelli che ‘devono’ sapere, sanno.
E che succede?
Che il magistrato inquirente viene inquisisto … ma daiiii …
veramente questo assurdo Paese è capace di qualsiasi paradosso possibile e immaginabile, partendo (e non può essere altrimenti) dal fatto che la gente ‘comune’, ormai, si beve tutto quello che gli si propina o gli si vuol far credere.

3062

Va da sé, in queste condizioni, che la mente rivada al bel libro già sottoposto in alcune pagine, ad opera di una personaggio tanto intelligente e acculturato (nel senso che è assoluto padrone di ciò che dice e scrive) che non ha neanche bisogno di apparire ‘simpatico’ a un vasto pubblico che, nella pratica, o lo giudica saccente, insomma: il ‘ma chi si crede di essere’ …
Si parla, evidentemente, di Piergiorgio Odifreddi, e, riprendendo in mano il suo libro, troviamo che nell’Introduzione ‘paradossale’ dell’opera, ci siano alcuni ‘passi’ significativi, incrociandoli poi con un pensiero ‘antico’, di un altro grande personaggio del passato che, con parole diverse. esprime gli stessi ‘concetti’.
Inutile sottolineare che il ‘pensiero’ (quando è limpido e libero) non può essere che circolare; tenetene conto, altrimenti ci si perde in migliaia o milioni di sentieri che non portano da nessuna parte !
(citazione free mind)

3408

“Enunciare paradossi, nel senso di andare contro l’opinione comune, su medesime questioni equivarrebbe a dichiarare guerra ai mulini a vento.
E scatenerebbe la reazione della potente armata di politici, preti, pubblicitari e giornalisti al soldo dei vari dipartimenti del Ministero della Propaganda.
Il nostro tempo e il nostro spazio saranno, dunque, meglio investiti se ci interesseremo di paradossi più istituzionali.
I quali, lungi dal distruggere l’universo, si limitano a imbarazzare il pensiero con la loro caratteristica essenziale: di essere ‘argomenti sorprendenti, perché poco probabili ma molto credibili, o molto probabili ma poco credibili’.
Poiché un argomento come Dio (o logica) comanda si compone di premesse, ragionamento e conclusione, questa definizione permette un’immediata classificazione in tre tipi:

1) Un paradosso è ‘logico’, o ‘negativo’. se riduce all’assurdo le premesse su cui si basa.
L’attributo ‘negativo’ non è da intendersi in senso denigratorio.
Significa soltanto che l’argomento mostra l’inaccettabilità di assunzioni apparentemente innocue, e spesso implicite.
E stimola una rifondazione delle aree del sapere che su di esse, consciamente o inconsciamente, si fondano.

2) Un paradosso è ‘retorico’, o ‘nullo’, se si limita a esibire la sottigliezza di un ragionamento, o a esaltare l’abilità di chi lo produce.
Usato didatticamente o letterariamente, l’artificio può anche essere efficace.
Ma come metodo filosofico rischia di ridurre la cultura al sofismo, e per questo fu severamente criticato da Platone nel GORGIA.

3) Un paradosso è ‘ontologico’, o ‘positivo’, se attraverso un ragionamento inusuale rafforza le conclusioni a cui arriva.
A questo si riferiva Schopenhauer. quando diceva che
*la verità nasce come paradosso e muore come ovvietà*.
O Willard Quine (filosofo analitico e logico ndr), quando notava che
*quello che per uno è contraddittorio, per un altro diventa paradossale, e per un altro ancora banale*.

Quanto ai modi, sono anch’essi molteplici.
Oltre al ragionamento formale, nudo e crudo, alcuni paludamenti e figure letterarie si prestano particolarmente bene all’esposizione di argomenti paradossali.
Ad esempio, l’enfasi di un’iperbole (usatissima ndr), quale: ‘Tutto è un paradosso’.
O la concisione dell’ellissi, la cui forma più pura e: ‘0 = 1’.
O la trasposizione della ‘parabola’, che presenta un paradosso come metafora di un problema.
O l’inversione del ‘chiasma’ (incrocio immaginario tra due coppie di parole ndr), che rivolta affermazioni come ‘il reale è paradossale’ in ‘il paradossale è reale’.
O la contrapposizione dell’ossimoro, il miglior esempio del quale è ‘ossimoro’ da oxis (furbo), e moron (scemo), cioè, letteralmente un ‘idiot savant’.
O ‘l’antifrasi’, tipica dei discorsi che dicono una cosa intendendo il contrario.
O ‘l’ironia’, sempre implicita e spesso esplicita, in argomenti sorprendenti.
E così via.
Una volta classificati i tipi e i modo dei paradossi, ci si può domandare che farne.
Tutto dipende dall’atteggiamento con cui essi sono considerati, che può andare dal tragico all’umoristico, dal rifiuto all’accettazione.
Fra gli estremi appena accennati è possibile inserire un’intera tassonomia (disciplina della classificazione ndr).
Aristotele e Russell li hanno temuti come la natura aborrisce il vuoto, cercando di proporre soluzioni più o meno soddisfacenti e utili.
Pirrone e Hegel hanno abbracciato la contraddizione come i ‘kamikaze’ andavano incontro alla morte, basando su di esse il loro rifiuto della conoscenza e della realtà.
Kant ha brandito le antinomie come il cacciatore un fucile a quattro canne, sparando pallettoni sui merli che credono di credere e invece si illudono soltanto di pensare.
Kierkegaard ha usato i paradossi come le spinte che si ricevono sul trampolino, per favorire un salto nel vuoto oltre il bordo della ragione.
Carroll, Kafka e Borges hanno costruito le loro opere letterarie su girandole di situazioni paradossali, al limite e oltre.
Bateson e Watzlavick (entrambi psicologi e sociologi ndr) sono arrivati a considerare paradossale ogni forma di comunicazione umana, fondando su questa visione una singolare terapia psichiatrica.
Insomma, la storia dei paradossi è letteralmente uno sterminato spettacolo di varietà, con scene che vanno dalla tragedia all’operetta (o all’opera buffa… ndr).”

In questo ‘gradevole’ testo c’è TUTTO quello che, oggi, conosciuto e NON divulgato (cioè reso comprensibile a tutti), attiene alla ‘comunicazione’ che, gestita da un ‘media’, cioè da un ‘mediatore’ si trasforma in ‘propaganda’ che ha, come unica finalità, farci credere la ‘LORO’ verità, che è, appunto, paradossale… 🙂
Facciamola una riflessione, che male non fa, anzi…

un esempio classico ? … Eccovelo …

3407

§

Ong e migranti, Travaglio sostiene Zuccaro: ‘Non provino più a mozzargli il dito e governo agisca’


Ong e migranti: Quando un pm scopre una grave disfunzione amministrativa o un fenomeno che può danneggiare lo Stato, è bene che lo segnali alle autorità

Sorgente:      Ong e migranti, Travaglio sostiene Zuccaro: ‘Non provino più a mozzargli il dito e governo agisca’

salvare l’Economia ?


§

Oggi la dimensione economica è divenuta talmente ipertrofica da esser totalizzante: si agisce sempre e solo in funzione dei bisogni dell’economia, anche quando l’economia distrugge l’umanità.
Io sostengo che per esprimere il vero potenziale degli esseri umani, tale dimensione economica dovrebbe essere ridotta al minimo, all’essenziale, e che si debba porre l’economia al nostro servizio, non il contrario.
Nessun individuo dovrebbe essere disposto a fare sacrifici per salvare l’economia, all’opposto: bisognerebbe sacrificare l’economia per salvare gli esseri umani.
Io trovo assolutamente ridicola, ingiusta, insensata, dannosa e antisociale, l’idea che un essere umano per sopravvivere debba forzosamente ridursi a mera macchina all’esclusivo servizio del Capitale nell’epoca in cui le automazioni ed i software di intelligenza artificiale potrebbero liberare largamente l’umanità dalla schiavitù del lavoro.
Io dico una cosa semplicissima: svincoliamo l’economia dal profitto, realizziamo un sistema pubblico che produca beni e servizi di alta qualità per tutti in modo quanto più possibile automatizzato, guardando all’utilità, all’efficienza e alla sostenibilità ambientale.
Diamo a tutti gli esseri umani questi beni essenziali, in modo che ognuno abbia la certezza di poter vivere in modo più che dignitoso e possa anche scegliere liberamente come vivere la propria vita e in che modo contribuire attivamente alla società, in base al proprio talento e alle proprie vere passioni.
Non c’è bisogno di schiavi piegati dagli obblighi sociali che lavorano per distruggere l’umanità diretti da presunti filantropi accecati dall’inevitabile follia indotta dalla ricerca del profitto, ma di esseri umani liberi che cooperano per il benessere collettivo illuminati dall’amore e dalla passione.
Verrà un giorno in cui le coscienze si eleveranno a tal punto che gli esseri umani sceglieranno di agire in sinergia per il bene comune, senza alcun bisogno d’imposizioni e di ricatti sociali, come farebbero dei veri Figli delle stelle.

Mirco Mariucci

( tratto dala pagina Fb di   Utopia Razionale )

§

Che aggiungere se non che è perfettamente vero ma completamente ignorato ?

“verrà il giorno” ???

chi lo può dire … certo è un auspicio ma a volte (anzi spesso) l’ottusità dell’essere umano è più forte di ogni logica …

In ogni caso, se anche fosse, non sarà mai la FINANZA a farlo …

§

1° Maggio


§

3401

Voglio anticipare tutti e del 1° Maggio voglio parlare oggi;
anche perché ho molti dubbi su cosa festeggiare domani …
i lavoratori (dicono) …

ma per intanto, da un po’ di tempo, la ‘festa’ è al LAVORO che l’hanno fatta …
e ‘che festa’ … con i fiocchi e controfiocchi !!!

Non che prima il lavoro fosse una passeggiata di salute (era però ‘abbondante’) ma rivoluzione industriale, automazione, informatica, finanza ed in ultimo le multinazionali hanno reso il lavoro una buia ‘prigione’ (sempre più piccola) ma la cosa tragicomica è che quelli che sono fuori di essa stanno molto peggio di quelli ‘dentro’ …

strano mondo il nostro attuale …

3404

§

§

3405

§

3406

§

Si può scegliere davvero di cambiare ?


§

2843

Dall’Antimanuale (ma guarda un po’ …)

SI PUO’ SCEGLIERE DAVVERO DI CAMBIARE ?

*Eppure quello del letterato resta l’unico mestiere dove si può non guadagnare senza rendersi ridicoli*
– Jules Renard –

“Se si eccettuano certi processi rituali della circolazione della ricchezza, come il dono, studiato particolarmente da Marcel Mauss, il mercato esprime il desiderio di alienare volontariamente ciò che si possiede.
La superiorità del commercio volontario rispetto a varie altre categorie di appropriazione, quali il furto, la razzia, la cattura, l’estorsione, la rapina, il saccheggio, la riduzione in schiavitù, sembra abbastanza evidente.
D’altronde è impossibile immaginare un mercato, concreto o astratto, senza un minimo di concorrenza: se non posso scegliere, non partecipo veramente a un mercato, sono uno schiavo.

3398

Il termine ‘mercato’ implica necessariamente i termini ‘offerte’ e ‘contrattazione’.
Nella storia dell’umanità il lavoro libero rappresenta un momento superiore rispetto al servaggio o alla schiavitù.
Ma tutto il discorso sul mercato maschera astutamente l’estorsione di plusvalore ai salariati sotto la parvenza del contratto e dell’offerta.
Il mito del mercato maschera la servitù volontaria.
Si è veramente liberi di scegliere ?
Probabilmente ho la scelta fra fare lo spazzino o il camionista.
Ma posso scegliere di non lavorare senza morire di fame ?
Questi semplici interrogativi producono il singolare effetto di svuotare di contenuto il termine ‘mercato’, salvo che lo si intenda come idea provvisoria di un fenomeno provvisorio: posso certamente riferirmi a un mercato ben determinato nello spazio e nel tempo, per esempio, il mercato immobiliare di Parigi in questi giorni.
Ma al di là di una constatazione estremamente puntuale, concernente un mercato bel localizzato, non posso affermare nulla.
E’ probabile che la scarsità dei terreni e degli immobili, insieme al numero e al reddito dei compratori, determinino il prezzo.
Ma da dove provengono questi redditi, questi immobili e questi compratori ?

3397

Ho la possibilità di entrare e uscire da un mercato a mio piacimento, come si entra e si esce da un negozio ?
Posso davvero scegliere di avere un’automobile, in un mondo dove tutto è organizzato intorno all’automobile ?
Ho potuto scegliere se possedere oppure no un telefono portatile quando questo mezzo di comunicazione è divenuto d’uso comune ?
In generale, la domanda di mercato non è inventata, indotta dalle imprese ?
La tesi della falsa libertà e del bisogno imposto è stata sostenuta da numerosi economisti, fra i quali Serge Latouche e John Kennet Galbraight.
Il mercato è semplicemente l’altro nome della scarsità, organizzata o subita, di cui qualcuno sottrae i profitti.
Era essenziale analizzare la teoria liberale del mercato per rivelarne l’intrinseca inefficienza.
Ciò posto, vedremo che i concetti di ‘mimetismo’ e di ‘folla’ descrivono meglio altre realtà mercantili come la Borsa.

3399

Ma una critica dell’economia di mercato non può risparmiarsi una riflessione sulla scarsità.
In conclusione, alle tre domande:
il mercato è autoregolato ?
Il mercato è il capitalismo ?
E’ la democrazia ?
Si può rispondere NO.
Contrariamente a quanto afferma Friederich von Hajek, il mercato non produce il diritto destinato a governarlo; è piuttosto figlio del diritto, della storia sociale e della politica.
Non è esattamente il capitalismo, potendo esistere in sistemi socialisti ed essendo esistito in sistemi pre-capitalistici; infine, e soprattutto, ha ben poco a che vedere con la democrazia: la storia delle dittature, fra cui quella della Cina odierna, ci ricorda che purtroppo lo scambio mercantile, mirante al lucro, si fa beffe della libertà degli uomini.
Al contrario, la mercificazione di tutto e di tutti produce una sorta di tacito asservimento.”

§

L’inefficienza intrinseca del sistema economico


§

3351

Da   QU’EST-CE QUE LA RICHESSE?
(Cos’è la ricchezza?)
– 1999 – di Dominique Méda

L’INEFFICIENZA INTRINSECA DEL SISTEMA ECONOMICO

“Poiché alcuni non trovano lavoro nel sistema produttivo classico, che si presume debba rispondere ai bisogni dei consumatori, aiutiamoli sostenendo la creazione di un settore, sovvenzionato dalla Stato, che verrà incontro a molti bisogni sociali insoddisfatti.

3352

Ci troviamo di fronte a una situazione paradossale.
Delle due l’una: o il nostro sistema risponde ai bisogni dei consumatori (il che gli conferisce legittimità) e funziona molto bene, guidato com’è dal mercato e quindi dall’estrema attenzione rivolta dai produttori ai bisogni dei consumatori, e allora si propongono ai disoccupati dei compiti che servono soltanto a procurare loro un reddito e la cui utilità sociale si riduce a questo e soltanto a questo (è dissociata dall’utilità economica);
oppure esistono davvero bisogni sociali insoddisfatti e la creazione di un tale settore è dunque assolutamente giustificata, anzi urgente, ma allora bisogna al tempo stesso interrogarsi sull’efficacia di un sistema incapace di farsi carico dei bisogni sociali più importanti.”

in un caso o nell’altro la vedo grigia …

§

Il progresso scientifico e tecnologico è una conquista dell’umanità ?


§

3395

Invenzioni, scoperte, conoscenze li definiamo come progresso scientifico e tecnologico;
‘progresso’ che dovrebbe (e potrebbe) servire a rendere migliore la vita umana, più confortevole, più appagante, più semplice;
potrebbe consentire di avere più tempo libero da dedicare ad arte, cultura, svago e socializzazione; più tempo da dedicare agli altri e a se stessi, più tempo per vivere veramente …
dovrebbe …
il progresso tecnologico dovrebbe essere al servizio dell’uomo,
invece lo ha soltanto reso schiavo …
e la responsabilità è del solito malefico demone … il dio denaro …

3396

§

la Moderna Barbarie


§

1810

Il grande dono che Giovanni Gentile ci ha lasciato è ciò che oggi gli “specialisti senza intelligenza” (Weber) dei nuovi governi di centro-destra e di centro-sinistra stanno distruggendo: il latino e il greco, la storia dell’arte e della letteratura saranno presto sostituiti dall’inglese e dalla finanza, dal management e dall’impresa.
La barbarie è alle porte e si presenta, con tono rassicurante, come “Buona Scuola“, proprio come i bombardamenti si chiamano “missioni di pace” e i colpi di stato finanziari si chiamano “governi tecnici”.
Orwell era un dilettante: la realtà ha superato la fantasia, facendo apparire normale e plausibile l’inimmaginabile.
La barbarie oggi imperante impone di valutare tutto sulla base del solo criterio dell’utilità, alla cui luce la filosofia e l’arte, la teologia e la storia risultano, evidentemente, indegne di essere coltivate e studiate.

La stupidità non ha limiti.

§

L’Altruismo


§

2843

Bernard Maris scriveva in anni lontani, nel suo bellissimo   ANTIMANUALE,   questo capitolo

L’ALTRUISMO

“Perché, se la concorrenza porta al livellamento, alla massificazione, al grigiore dove tutto ha il colore triste del denaro, l’umanità ha fatto tanti progressi, per lo meno tecnici?
Se Omero dimostra che non esiste progresso letterario, e Aristotele dimostra che non esiste progresso filosofico, la decriptazione del genoma, tagliato subito a fettine per brevettarlo, dimostra che la ‘competizione’ non trascina sistematicamente in basso l’umanità.
La scienza (quella vera, non quella economica) ancorché pericolosa e magari anche folle dimostra nondimeno che una certa conoscenza progredisce.

3387

Da dove viene questo progresso? Ce lo spiega Darwin.
Ma attenzione, l’altro Darwin, quello vero, non la caricatura che ne ha fatto l’economia con la teoria del darwinismo sociale della concorrenza.
*Quanto a noi, uomini civilizzati, facciamo invece ogni sforzo per arrestare la marcia dell’eliminazione: costruiamo ospedali per i dementi, gli invalidi e i malati; facciamo leggi per soccorrere gli indigenti; i nostri medici dispieghino tutta la loro scienza per prolungare, per quanto possibile, la vita di tutti*.
Chi ha scritto questa frase insopportabile per un fautore dell’eugenetica e del darwinismo sociale?
Darwin stesso.
Il criterio dell’umanità è per l’appunto quello di proteggere i deboli.
Non vi è altra specie, oltre a quella umana, che lo faccia.

3388

La vaccinazione ha protetto milioni di individui deboli di costituzione, che un tempo sarebbero stati stroncati dal vaiolo. [Si aggiunga, per non correre il rischio di confondersi che né Jenner (per il vaiolo), né Sabin (per la polio) diventarono ricchi ndr].
La medicina si sforza di ridurre il dolore (una cosa quanto mai ‘naturale’), di prolungare la vita di persone inutili come gli anziani.
Che criterio antieconomico! (fintanto che non si sono messi d’accordo con le multinazionali farmaceutiche ndr).

3389

Philip Morris, la grande multinazionale del tabacco, il 26 luglio 2001 ha consigliato alla Repubblica Ceca di evitare una legge sul tipo di quella di Evin (Legge francese che vieta la pubblicità diretta o indiretta delle bevande alcoliche e delle sigarette nda) che ridurrebbe il numero dei fumatori… per il motivo che è una scelta antieconomica.
Un fumatore paga i contributi previdenziali tutta la vita e muore giovane.
Secondo i calcoli di Philip Morris, una legge contro il tabacco costerebbe alla Repubblica Ceca 17,4 milioni di €uro, ossia 1.227 dollari per disoccupato.
E facendo del fine umorismo nero sull’economia, la multinazionale mostrava un cadavere fotografato all’obitorio con ai piedi l’etichetta ‘1227 dollari’.
Prolungare la vita delle persone anziane è antieconomico.

3391

Gerard Debreu, premio Nobel, economista matematico, intervistato nel gennaio 1998 sullo stato di salute dell’economia francese ha dichiarato:
*Un economista ha il dovere d’informare che il diritto alla vita non può essere sempre garantito, a causa dei costi*.
Bello, vero questo dovere dell’economista ?
Philip Morris studiava il risparmio dei costi dovuto a una mortalità precoce.

3390

Senonché l’umanità ha sempre agito in modo opposto a quello di Philip Morris: ha sempre protetto gli inutili (anche se le cose sono cambiate negli ultimi tempi eh, perché hanno trovato il modo di ‘guadagnare sugli ‘inutili’ ndr).
L’umanità è altruista (quella migliore ndr) ed è questa caratteristica che, insieme al linguaggio, la distingue totalmente dalla maggior parte delle altre specie, istintive ed egoiste.
Si deve quindi ipotizzare che l’altruismo, contrastando gli effetti deleteri della concorrenza e della competizione, generi progresso, specie in campo medico.
La concorrenza trascina la società in basso, mentre l’altruismo la spinge in alto: che vinca il migliore!
Come ha lottato contro le calamità, le guerre, le pestilenze?
*E’ grazie alla sua intelligenza, dalla quale ottiene una straordinaria capacità di socializzazione e di comunicazione che il ‘sapiens’ ha potuto, nonostante la debolezza congenita, superare tutte le tappe più pericolose della sua storia […] grazie al coordinamento di tutti verso lo stesso fine (chissà perché mi vengono in mente le piccoli e deboli formiche, alcune delle quali possono uccidere esseri molto più grandi di loro, ndr).

3392

Tutte queste rettifiche, tutti questo assestamenti sarebbero stati impossibili in una folla di solitari* (cfr. THE MARKET FOR LEMONS – (1970) Georg Akerlof ricordandovi che i ‘limoni’ sconfissero lo ‘scorbuto’ ndr).
Qui siamo di fronte all’intrico del meccanismo sociale umano: egoista con una mano, l’uomo è altruista con l’altra.
Competitivo e cooperativo a un tempo!
Prendiamo il caso della ricerca scientifica.
Durante un colloquio il ricercatore comunica i propri risultati ad altri, che gli comunicano in cambio i loro.
Certo, può darsi che questi ricercatori vadano poi a monetizzare il loro sapere in un laboratorio farmaceutico.
Può darsi (anzi sicuro !!! ndr 😉 ).

3393

Ma qui l’essenziale è l’atto in sé, che è antieconomico e non può essere spiegato dall’economia: do qualcosa che mi appartiene, il mio sapere, e ciò nonostante non perdo nulla!
E in cambio ricevo qualcosa da qualcuno che, come me, non perde nulla!
E al termine di questo scambio gratuito ci troviamo tutti e due più ricchi.
Questo è semplicemente inconcepibile per il mercato, dove ciò che è mio non può essere tuo: il mio litro di benzina non è tuo; va nella mia automobile non nella tua.
Ma il linguaggio, il pensiero, la ricerca, la scoperta, l’invenzione appartengono a tutti, anche se il mercato si sforza di imporre pedaggi sulle scoperte.

3394

Ed eccoci ritornati al cuore dell’economia, dove nasce il problema della scarsità. Il problema economico ha origine dalla scarsità e dalla proprietà, ossia dalla ripartizione di ricchezze scarse.
E’ meglio spartirle passando per il mercato e il contratto, anziché con la violenza, ci dice l’economista.
Certo, a condizione che il contratto non sia leonino, che lo scambio non comporti la guerra e così via…
[…]
E’ comunque vero che la scarsità genere concorrenza e lotta, senonché gli uomini sono capaci di andare ‘al di là della scarsità’ con il sapere, lo scambio altruistico, la conoscenza…
Ecco un’ottimistica via d’uscita che proporremo alla fine di questo ‘Antimanuale’: e se la scarsità, e con essa l’economia, la concorrenza e il livellamento verso il basso non fossero il nostro destino ?”

Beh, ora le somme, o i distinguo, o le contestualizzazioni fatele voi.
Ricordatevi però che il ‘concetto’ che è poi il motore che porta la razza umana a migliorarsi è questo !
E chi tenta in tutti i modi, espliciti o subdoli, di dirci qualcosa di diverso o di contrario, o non ha capito niente della vita, o è in malafede.
Quindi, in ambedue i casi, uno a cui va impedito di nuocere …
(citazione)

§