“I diritti e le libertà vengono prima di qualsiasi emergenza, la quale essere affrontata in questo quadro e non al di fuori di esso.
Sapete quando c’era la gente che cantava dai balconi, completamente fatta di paura e confusione, a me venivano in mente i canti degli schiavi nei campi di cotone che servivano a cadenzare il lavoro e a ottundere la fatica.
Ma il canto non rende liberi.”
Dobbiamo uscire dall’equivoco nel quale viviamo ormai da una ventina d’anni, anche se esso non è mai stato chiaro, quasi limpido come oggi: non è una qualunque minaccia che crea l’emergenza e lo stato di eccezione, ma è la voglia di instaurare uno stato di eccezione, di sospensione della democrazia, delle Costituzioni e dei diritti di cittadinanza che crea la minaccia. E per creare intendo uno stato quantistico nel quale è impossibile determinare quanto sia frutto di occasioni colte dentro il vaso di Pandora del caos o quanto sia stato accuratamente preparato: poche volte è possibile collassare la funzione d’onda, aprire la scatola e scoprire se il gatto di Schrödinger è vivo o morto. I primi vent’anni di questo nuovo secolo non sono stati altro che un susseguirsi di emergenze, quella del terrorismo, quella del debito, quello dei conti pubblici, quello dello share: tutte cose che ci hanno stordito e…
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