Cigni neri e brutti anatroccoli


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Figuriamoci dunque se davvero giunge inattesa la pandemia, annunciata da istituzioni internazionali in vena di realistiche previsioni più che di profezie, compresa la Banca Mondiale che si prepara emettendo un bond Pandemia, ipotizzata da chi ha indagato sull’effetto dell’Antropocene sugli ecosistemi planetari, con una pressione che oltre che danneggiare la Terra, finisce per ledere l’esistenza della comunità umana. Per non dire dell’Unep (United Nations Environment Programme) che ha scritto chiaramente nel rapporto “Frontiers 2016” che le zoonosi (malattie trasmesse dagli animali all’uomo) «sono in aumento, mentre le attività antropiche continuano a innescare distruzioni inedite degli habitat selvatici (…) e minacciando lo sviluppo economico, il benessere animale e umano e l’integrità degli ecosistemi ».

A conferma che non è un caso che i focolai epidemici abbiano trovato terreno fertile in zone molto inquinate, come la provincia di Hubei o la Pianura Padana, è la semplice constatazione che nella fase di espansione umana denominata The Great Acceleration, alcune condizioni hanno contribuito alla trasformazione delle infezioni un tempo circoscritte in epidemie e pandemie, per via del sovrappopolamento urbano nelle metropoli, della deforestazione, della grande intensificazione degli allevamenti intensivi, della modifica dell’uso del suolo, del commercio illegale della fauna selvatica che hanno favorito la contaminazione di habitat umani con microrganismi sconosciuti.

Altro che cigno nero dunque!

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Anna Lombroso per il Simplicissimus

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Per sapere cosa si intende per “cigno nero” cliccare sull’ultima riga del testo

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Il gusto delle breaking news


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Ma che titolo è “nuovo record di morti in un giorno”? La sofferenza e il lutto come gara sportiva? Il gusto delle breaking news? O una manovra per far cadere il governo prima che gli effetti delle drastiche misure di contenimento comincino ad avere effetto?
A proposito. È passato un mese dal giorno in cui, nel disinteresse pressoché generale (e certamente delle autorità lombarde e leghiste, preoccupate solo di far sì che tutto continuasse come prima), fu individuato il primo caso italiano di coronavirus. Il divieto di spostamenti su tutto il territorio nazionale è in vigore dal 12 marzo e nei primi giorni molti se ne sono fregati. Come oramai tutti dovrebbero sapere il covid-19 ha un periodo di incubazione intorno ai 14 giorni, alcune volte anche di tre settimane. Per cui spiegatemi per quale motivo vi aspettavate risultati dopo otto giorni. E perché i giornalisti alimentino l’ansia delle gente, diffondendo come untori panico e irrazionalità. La Corea, paese per molti versi simile al nostro, ha controllato l’epidemia con la disciplina, non con il terrore.
Il virus che da decenni avvelena l’Italia è la stampa; non solo tendenziosa e al servizio di miliardari e multinazionali ma anche tragicamente incompetente. D’altra parte per fare il giornalista non serve neanche saper scrivere: con qualche eccezione, il livello degli articoli è bassissimo, per contenuti e per stile. Per non parlare dell’ignoranza, della superficialità, della disattenzione degli addetti ai lavori. Inevitabile che di fronte a una prova difficile come questa, giornali e telegiornali rivelassero il peggio di sé. Una moralità, una deontologia professionale non si improvvisano dopo un quarto di secolo di berlusconismo e di renzismo: il bene comune non c’è più, neppure come obiettivo o aspirazione, solo la brama individuale di successo, l’avidità di denaro, il conformismo consumista.
Quando se ne esce la prima riforma da fare è quella dell’informazione.

Francesco Erspamer

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Il testo è tratto da     Francesco Erspamer

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analisi premonitrice


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«Oggigiorno tutto sembra congiurarsi contro progetti che durano una vita intera, contro relazioni durature, contro patti eterni, contro identità immodificabili.
Non posso essere certo, a lungo termine, del mio posto di lavoro, della professione che esercito, e nemmeno delle mie proprie capacità; posso scommettere che il mio posto di lavoro per ragioni di razionalizzazione sparirà, che la mia professione si modificherà fino a non riconoscerla più, che le mie capacità non saranno più richieste.
Non sarà più il caso di fondare la propria vita su un partenariato oppure sulla famiglia.»

Zygmunt Bauman
“Siamo come vagabondi. La morale nell’era delle scelte qualsiasi”

27 anni fa e già si poteva intuire tutto ciò che poi sarebbe successo …

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Ai tempi belli capitava ma solo con l’arrotino o l’ombrellaio


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Oggi, con un intervallo di circa un’oretta, è passata un auto sotto casa; non mi sono affacciato e quindi posso solo presumere che fosse quella dei vigili che avrà fatto un’andata ed un ritorno girando per il paese.
Mentre viaggiava, tramite un altoparlante, si sentiva, chiara e forte, una voce che intimava di restare in casa e rimarcava le sanzioni per chi trasgredisse tale ordine senza avere una valida giustificazione.
Ha ricordato la storia dell’auto certificazione ma enfatizzando le conseguenze pecuniarie ma soprattutto penali in caso di dichiarazione mendace.
L’intento era chiaramente di spaventare (o almeno tale era la percezione) per convincere.

Ho perso il conto di quanti giorni son trascorsi dall’ultima volta che sono uscito di casa eppure … un brivido mi è corso lungo la schiena.
E vi garantisco che non era certo per la paura di uscire ed esser contagiato …

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