vendere desiderio


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In questo vuoto esistenziale si inserisce la psicologia di massa della società dei consumi, che produce insoddisfazione per vendere desiderio, fratello spurio del futuro.
Se si cambia spesso, se il mutamento è considerato positivo a priori è perché si cerca qualcosa che non si trova, anzi che non si deve trovare.
La meta del nuovo è il viaggio, il panorama sempre diverso di viandanti in fuga da se stessi.
Non si sopporta il vuoto, saturato dall’abbondanza di oggetti.
Il desiderio del nuovo è l’attesa del godimento che non verrà o lascerà insoddisfatti, rassegnati o disponibili per esperienze ulteriori, “nuove” ma in realtà pieghe dell’identico.
L’esperienza sempre rinnovata è quella del consumo, ovvero dello spreco, dell’esaurimento, della dissipazione.

Roberto Pecchioli

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Immagine e testo tratti da  Ragione Critica

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