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Una sera, nella piccola radura illuminata di una luce argentata, c’era il raffinato Kenge, con il vestito di corteccia ornato di foglie e con un fiore tra i capelli.
Era solo, danzava e cantava sottovoce tra sé, con lo sguardo rivolto alle cime degli alberi.
Gli chiesi in tono scherzoso, come mai stesse ballando da solo.
Si fermò, si voltò lentamente e mi guardò come se fossi il più grande imbecille che avesse mai visto…
“ma non sto ballando da solo, disse, sto danzando con la foresta, sto danzando con la luna”.
Poi con la massima indifferenza, mi ignorò e riprese la sua danza d’amore e di vita.
Ricordo molto bene quell’episodio perché fu in quella sera, credo, che mi resi pienamente conto di quanto noi uomini civilizzati, ci siamo allontanati dalla realtà.
Colin Turnbull
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