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Ecco la seconda parte del capitolo sul Denaro
tratto dal libro
GLI STRUMENTI DEL COMUNICARE
‘L’estensione della nostra pelle‘
la prima parte si trova qui
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“Gli uomini abbandonarono il mondo chiuso delle tribù per la ‘società aperta’, scambiando l’orecchio con l’occhio per mezzo della tecnologia della scrittura. Fu in particolare l’alfabeto che permise loro dal cerchio incantato e dalla risonante magia del mondo tribale.
Un analogo processo di mutamento economico dalla società chiusa a quella aperta, dal mercantilismo e dalla protezione dell’economia nazionale al mercato aperto dei liberisti, fu attuato in epoca più recente per mezzo della parola scritta e con passaggio dalla moneta metallica alla banconota.
Oggi (cioè ieri, ormai, ndr), la tecnologia elettronica mette a repentaglio il concetto stesso di denaro, mentre la nuova dinamica dell’interdipendenza umana passa da ‘media’ frammentati come la stampa, a ‘media’ inclusivi o di massa.
Poiché tutti i media sono estensioni di noi stessi, o trasposizioni di certe parti di noi in altre materie, lo studio di un qualunque ‘medium’ ci aiuta a comprendere tutti gli altri.
Il denaro non fa eccezione.
Particolarmente illuminante è il suo uso da parte dei primitivi e dei non alfabeti, in quanto manifesta una tranquilla accettazione delle merci come ‘media’ di comunicazione.
Il non alfabeta può accettare come denaro qualunque materia prima anche perché le materie prime di una comunità sono insieme merci e ‘media’ di comunicazione.
Il cotone, il frumento, il bestiame, il tabacco, il legname, i pesci, le pellicce e molti altri prodotti sono stati in parecchie culture grandi forze formative della comunità. Quando una di queste merci diventa dominante come tessuto di connessione sociale, serve anche come magazzino di valori o come traspositore o permutatore di capacità e di compiti.
[…]
Il linguaggio, come la valuta circolante, funge da magazzino di percezioni e da trasmettitore delle percezioni stesse e dell’esperienza di una persona, o di una generazione, a un’altra persona e a un’altra generazione.
In quanto trasformatore o immagazzinatore di esperienze, il linguaggio è inoltre un riduttore e un deformatore dell’esperienza stessa.
L’enorme vantaggio di accelerare il processo di apprendimento e di rendere possibile la trasmissione della conoscenza nel tempo e nello spazio supera di molto gli svantaggi delle codificazioni linguistiche dell’esperienza.
[…]

Il denaro, che come il linguaggio è un magazzino di lavoro e di esperienza, agisce anche come trasformatore e trasmettitore.
Dal suo ruolo di magazzino è riuscito a staccarsi soprattutto da quando la parola scritta ha accentuato la separazione delle funzioni sociali. Questo ruolo appare chiaramente quando si adopera come moneta una materia prima o una merce, come il bestiame o le pellicce.
Ma, man mano che il denaro si stacca dalla forma di merce e diventa un agente specialistico di scambio (o un trasformatore di valori), può spostarsi con maggior velocità e in quantità sempre più grandi.
Anche in tempi recenti il drammatico avvento della banconota, o ‘moneta rappresentativa’, in sostituzione della moneta-merce, ha prodotto confusione.
[…]
Poco prima dell’avvento di questo tipo di moneta il grande movimento dell’informazione nei notiziari e nei giornali europei creò l’immagine e il concetto di ‘credito nazionale’.
Questa immagine collettiva del credito dipendeva, allora come oggi, da quel rapido e generale movimento d’informazione che da oltre due secoli consideriamo ormai normale.
A questo punto, il denaro assunse anche il compito di trasferire da una cultura all’altra non soltanto i magazzini di lavoro di una località ma quelli di un’intera nazione.
Uno dei risultati inevitabili dell’accelerazione del movimento d’informazione e del potere di trasposizione del denaro è la possibilità d’arricchimento offerta a coloro che possono prevedere questa trasformazione con qualche ora o con qualche anno d’anticipo.
Noi conosciamo soprattutto casi di arricchimento dovuti a informazioni preventive sulle azioni, le obbligazioni e le aree fabbricabili, ma in passato, quando il rapporto tra ricchezza e informazione non era così ovvio, un’intera classe sociale poteva monopolizzare la ricchezza derivante da un casuale mutamento tecnologico.
[…]
Insomma, il denaro non è un sistema chiuso e non esaurisce in se stesso il suo significato.
Come trasmettitore e amplificatore, ha possibilità eccezionali di sostituire un tipo di cosa a un altro.
Gli studiosi dell’informazione sono arrivati a concludere che il livello al quale una risorsa può essere sostituita a un’altra aumenta con l’accrescere dell’informazione.
Quante più cose sappiamo, tanto meno possiamo contare su un unico cibo, combustibile o materia prima.
[…]
Il denaro, che è stato per secoli il principale agente di trasmissione e di scambio delle informazioni, vede ora questa sua funzione affidata sempre di più all’automazione e alla scienza.”
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