il dolore scava il cuore


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Fanno riflettere queste parole di Kahlil Gibran … non avevo mai pensato al cuore umano in questi termini,  non lo avevo mai associato idealmente ad un ‘contenitore’, ma a ben pensare non è un paragone poi così azzardato;

se il cuore fosse una cantina, è solo gettando via le cose inutili che potremmo ricavare lo spazio per riporre ciò che davvero ci serve.

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una strana canzonetta


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A volte siamo portati a pensare che una canzonetta sia soltanto una cosa frivola e banale e nella maggioranza dei casi può essere vero; ci hanno insegnato che la ‘musica’ (quella con la ‘emme’ maiuscola) è un’altra cosa e forse anche questo è vero.
Ma capita a volte che una canzonetta strana, con una musicalità ed una melodia che passano quasi inosservate, tanto da far dubitare che si tratti in effetti di una canzone, celi nel suo testo il racconto di una storia che ci mostra qualcosa che conosciamo bene ma che siamo abituati a vedere (e giudicare) solo attraverso i nostri occhi; questa storia è stata molto più dibattuta alcuni mesi fa ma rimane sempre una storia attuale;
fa effetto (e fa pensare) vedere una storia che crediamo di conoscere con gli occhi di chi la vive in prima persona …
E questo sarebbe giusto che lo facessero sempre tutti, prima di giudicare …

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L’estensione della nostra pelle (seconda parte)


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Ecco la seconda parte del capitolo sul Denaro
tratto dal libro
GLI STRUMENTI DEL COMUNICARE
L’estensione della nostra pelle

la prima parte si trova qui

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“Gli uomini abbandonarono il mondo chiuso delle tribù per la ‘società aperta’, scambiando l’orecchio con l’occhio per mezzo della tecnologia della scrittura. Fu in particolare l’alfabeto che permise loro dal cerchio incantato e dalla risonante magia del mondo tribale.
Un analogo processo di mutamento economico dalla società chiusa a quella aperta, dal mercantilismo e dalla protezione dell’economia nazionale al mercato aperto dei liberisti, fu attuato in epoca più recente per mezzo della parola scritta e con passaggio dalla moneta metallica alla banconota.
Oggi (cioè ieri, ormai, ndr), la tecnologia elettronica mette a repentaglio il concetto stesso di denaro, mentre la nuova dinamica dell’interdipendenza umana passa da ‘media’ frammentati come la stampa, a ‘media’ inclusivi o di massa.
Poiché tutti i media sono estensioni di noi stessi, o trasposizioni di certe parti di noi in altre materie, lo studio di un qualunque ‘medium’ ci aiuta a comprendere tutti gli altri.
Il denaro non fa eccezione.
Particolarmente illuminante è il suo uso da parte dei primitivi e dei non alfabeti, in quanto manifesta una tranquilla accettazione delle merci come ‘media’ di comunicazione.
Il non alfabeta può accettare come denaro qualunque materia prima anche perché le materie prime di una comunità sono insieme merci e ‘media’ di comunicazione.
Il cotone, il frumento, il bestiame, il tabacco, il legname, i pesci, le pellicce e molti altri prodotti sono stati in parecchie culture grandi forze formative della comunità. Quando una di queste merci diventa dominante come tessuto di connessione sociale, serve anche come magazzino di valori o come traspositore o permutatore di capacità e di compiti.
[…]
Il linguaggio, come la valuta circolante, funge da magazzino di percezioni e da trasmettitore delle percezioni stesse e dell’esperienza di una persona, o di una generazione, a un’altra persona e a un’altra generazione.
In quanto trasformatore o immagazzinatore di esperienze, il linguaggio è inoltre un riduttore e un deformatore dell’esperienza stessa.
L’enorme vantaggio di accelerare il processo di apprendimento e di rendere possibile la trasmissione della conoscenza nel tempo e nello spazio supera di molto gli svantaggi delle codificazioni linguistiche dell’esperienza.
[…]

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Il denaro, che come il linguaggio è un magazzino di lavoro e di esperienza, agisce anche come trasformatore e trasmettitore.
Dal suo ruolo di magazzino è riuscito a staccarsi soprattutto da quando la parola scritta ha accentuato la separazione delle funzioni sociali. Questo ruolo appare chiaramente quando si adopera come moneta una materia prima o una merce, come il bestiame o le pellicce.
Ma, man mano che il denaro si stacca dalla forma di merce e diventa un agente specialistico di scambio (o un trasformatore di valori), può spostarsi con maggior velocità e in quantità sempre più grandi.
Anche in tempi recenti il drammatico avvento della banconota, o ‘moneta rappresentativa’, in sostituzione della moneta-merce, ha prodotto confusione.
[…]
Poco prima dell’avvento di questo tipo di moneta il grande movimento dell’informazione nei notiziari e nei giornali europei creò l’immagine e il concetto di ‘credito nazionale’.
Questa immagine collettiva del credito dipendeva, allora come oggi, da quel rapido e generale movimento d’informazione che da oltre due secoli consideriamo ormai normale.
A questo punto, il denaro assunse anche il compito di trasferire da una cultura all’altra non soltanto i magazzini di lavoro di una località ma quelli di un’intera nazione.
Uno dei risultati inevitabili dell’accelerazione del movimento d’informazione e del potere di trasposizione del denaro è la possibilità d’arricchimento offerta a coloro che possono prevedere questa trasformazione con qualche ora o con qualche anno d’anticipo.
Noi conosciamo soprattutto casi di arricchimento dovuti a informazioni preventive sulle azioni, le obbligazioni e le aree fabbricabili, ma in passato, quando il rapporto tra ricchezza e informazione non era così ovvio, un’intera classe sociale poteva monopolizzare la ricchezza derivante da un casuale mutamento tecnologico.
[…]
Insomma, il denaro non è un sistema chiuso e non esaurisce in se stesso il suo significato.
Come trasmettitore e amplificatore, ha possibilità eccezionali di sostituire un tipo di cosa a un altro.
Gli studiosi dell’informazione sono arrivati a concludere che il livello al quale una risorsa può essere sostituita a un’altra aumenta con l’accrescere dell’informazione.
Quante più cose sappiamo, tanto meno possiamo contare su un unico cibo, combustibile o materia prima.
[…]
Il denaro, che è stato per secoli il principale agente di trasmissione e di scambio delle informazioni, vede ora questa sua funzione affidata sempre di più all’automazione e alla scienza.”

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Alfredo


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Come avrete intuito dal mio post precedente è venuto a mancare, improvvisamente ed inspiegabilmente, un amico.
Ma, purtroppo o per fortuna, occorre ritornare alla propria vita e quindi devo affrontare la situazione e la realtà.
Lui (non da solo, in verità) è riuscito in questi ultimi anni (e forse lo avrete notato da alcuni miei post) a farmi interessare alla filosofia in tutte le sue variegate sfaccettature (ma direi alla cultura in senso lato); cosa non facilissima da pronosticare ed apparentemente inspiegabile considerato che io ho frequentato (secoli fa) un corso di studi non certamente umanistico (ragioneria);
è quindi anche grazie a lui che ho potuto capire e riflettere su parecchie cose che spesso passano inosservate ai più (ed alcune anche a me prima).
Sottotraccia (come desiderava, anzi pretendeva) collaborava in un certo qual modo anche a questo mio blog;
avete avuto occasione di leggere brani tratti da libri e lui, per parecchi di loro, mi ha aiutato in questo compito;
in considerazione del maggior tempo che aveva a disposizione (a differenza mia) e della grande sua sete di conoscenza, quei libri in pratica me li ‘suggeriva’ lui (leggendo, scremando e segnalandomene le parti più significative, quelle che potessero più facilmente trasmettere ai lettori un messaggio positivo), ed io, quasi quasi, alla fine li leggevo ‘insieme’ a voi …
se la cosa vi è stata gradita è quindi anche merito suo.
Interagire quotidianamente con lui mi ha certamente molto arricchito, sotto molti punti di vista.
Ora non c’è più e questo lascia in me un vuoto a livello umano perché altrettanto facilmente io non riesco a spiegarvi come fosse lui come persona, un uomo di grande cultura, spiccata personalità, grande senso dell’ironia ed umorismo;
posso solo dire che mi mancherà … molto.

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