MedioMen


§

4197

Qui, lo stralcio di un’intervista a Alain Denault, filosofo canadese, autore del libro: LA MEDIOCRAZIA.
L’introduzione all’argomento suonava all’incirca così:
Mediocri di tutto il mondo vi siete uniti. E avete vinto (per il momento … ndr)

D : Perché bisogna temere la mediocrazia?

R : «Perché fa soffrire.
Chiede a persone impegnate nel servizio pubblico di gestire come si trattasse di una organizzazione privata, così si trovano in conflitto perché avevano un’etica diversa; chiede a ingegneri di progettare oggetti che si rompano in maniera deliberata perché vengano sostituiti, chiede ai medici di diagnosticare malattie che potrebbero diventare davvero pericolose a 130 anni …
Senza parlare della manipolazione dei consumatori da parte del marketing.»

4203

4198

D : La mediocrazia è anticamera di dittature, anche edulcorate?

R : «La dittatura è psicotica, la mediocrazia è perversa.
Psicotica perché la dittatura non ha alcun dubbio su chi deve decidere. Hitler, Mussolini, Tito sono stati tutti personaggi ipervisibili, affascinanti, che schiacciano con le loro parole; la mediocrazia è perversa perché cerca di dissolvere l’autorità nelle persone facendo in modo che la interiorizzino e si comportino come fosse una volontà loro.»

D : L’inglese standard è la lingua ufficiale della mediocrazia?

R : «L’inglese manageriale sì, e uccide l’inglese.
È un suicidio linguistico parlare questa lingua quando si è anglofoni, non si può pensare il mondo nella sua complessità o qualsiasi fenomeno sociale utilizzando un vocabolario che non è utile se non alla organizzazione privata.»

4199

D : Tecnologia, social, colossi del web. Anche lì domina la mediocrazia?

R : «Dobbiamo immunizzarci da un certo lessico che parla di progresso, innovazione, eccellenza.
Mi interessa che si utilizzino questi strumenti ma si deve analizzare l’impatto che hanno su pensiero, morale, politica.
Un utilizzo mirato dei social media, per esempio durante le elezioni, può rendere le persone estremamente manipolabili.»

D : Il contrario del mediocre è il superuomo, l’eroe?

R : «No. L’antidoto è il pensiero critico, perché smaschera l’ideologia, che è un discorso di interessi sotto la parvenza di scienza.
E fa subire un trattamento critico analitico a una nozione che qualcuno ci vuole ficcare nel cervello, per esempio l’inevitabilità della vendita di armi o di una nuova autostrada.»

4200

D : È più ottimista sul futuro?

R : «Qualsiasi impegno politico è a metà tra lo scoraggiamento e la speranza.
Ed è proprio quando la situazione è scoraggiante che ci vuole il coraggio.»

§

Assolutamente sono concorde su tutto quanto ha detto, ma un po’ meno ottimista sul futuro di quanto non sia lui …

§

4201

§

 

§

 

 

fare ciò che si vuole … e poi ?


§

4196

La citazione di Schopenhauer ci pone di fronte ad una riflessione.

Ma il suo significato?
qui ho trovato questa spiegazione:

“In altre parole, l’uomo può decidere di voler comportarsi in certo modo o di fare una certa cosa piuttosto che un’altra, ma considerate le condizioni esterne in un dato momento (le variabili in input) e l’imperativo interiore (lo stato del sistema operativo, dei neuroni e delle sinapsi nello stesso momento), non può volere (decidere) diversamente da cosa in effetti vuole (decide).”

§

“Nella mente non vi è alcuna volontà assoluta o libera; ma la mente è determinata a volere questo o quello da una causa che è anch’essa determinata da un’altra, e questa a sua volta da un’altra, e così all’infinito.” (Spinoza – Etica II, Prep. 48).

§

Albert Einstein afferma in ‘Come io vedo il mondo’:
“Non credo affatto alla libertà dell’uomo nel senso filosofico della parola […] ciascuno agisce sotto l’impulso di un imperativo esteriore e secondo una necessità interiore.
In ambedue i casi non c’è spazio per la libertà.
L’aforisma di Schopenauer: “E’ certo che un uomo può fare ciò che vuole, ma non può volere che ciò che vuole” mi ha vivamente impressionato fin dalla giovinezza.
Nel turbine di avvenimenti e di prove imposte dalla durezza della vita, quelle parole sono sempre state per me un conforto e una sorgente inesauribile di tolleranza.
Aver coscienza di ciò contribuisce ad addolcire il senso di responsabilità che facilmente ci mortifica e ci evita di prendere troppo sul serio noi come gli altri; si è condotti così a una concezione della vita che lascia un posto singolare all’humor”.

§