DISCORSO SUL METODO di Cartesio Prima Parte


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“Prima di iniziare a ricostruire la casa in cui si risiede, non basta abbatterla e procurarsi materiali e architetti, o dedicarsi personalmente all’architettura, e averne inoltre accuratamente tracciato i disegni, ma poiché è anche necessario aver trovato un altro alloggio in cui abitare comodamente durante il periodo dei lavori, così io, per non restare irrisoluto nelle mie azioni, mentre la ragione mi avrebbe obbligato a esserlo nei miei giudizi, e per non smettere da quel momento di vivere quanto più felicemente mi fosse possibile, mi procurai una morale provvisoria composta solo da tre quattro massime.
[…]
Essendo stato educato fin dall’infanzia, e comportandomi, in ogni altra cosa, in base alle opinioni più moderate e più lontane dall’eccesso che fossero comunemente messe in pratica dalle persone più assennate con le quali avrei dovuto vivere.
Infatti, iniziando fin d’allora, in quanto volevo metterle tutte sotto esame, a non tener in nessun conto le mie opinioni, ero sicuro di non poter fare nulla di meglio che seguire quelle dei più assennati.
E sebbene tra persiani e cinesi vi siano forse persone altrettanto ben sensate che tra noi, mi sembrava più utile regolarmi su quelle con cui avrei dovuto vivere; e mi sembrava che, per sapere quali fossero le loro vere opinioni, dovessi fare più attenzione a come si comportavano che a quel che dicevano; non solo perché, per via della corruzione dei nostri costumi, ci sono poche persone che vogliono dire tutto quello che credono, ma anche perché molti lo ignorano essi stessi, essendo l’atto del pensiero con il quale si crede una cosa diverso da quello per cui si sa di crederla, e spesso l’una si compie senza l’altro.
E tra le molte opinioni ugualmente accolte sceglievo solo le più moderate, sia perché sono sempre le più facili da mettere in pratica, e verosimilmente le migliori, essendo ogni eccesso di solito negativo, sia anche perché, nel caso in cui mi fossi sbagliato, mi sarei distanziato meno dal retti cammino di quanto avrei fatto se, avendo scelto uno degli estremi, fosse stato l’altro quello da seguire.
E in particolare mettevo tra gli eccessi tutte le promesse che sottraggono qualcosa alla propria libertà.
Non che disapprovassi le leggi che, per rimediare all’incostanza dei deboli, qualora si abbia un altro progetto o anche un progetto qualunque per garantire le negoziazioni tra gli uomini, permettono che si facciano voti o contratti ai quali si resta vincolati nel tempo; ma poiché non vedevo alcuna cosa al mondo che rimanesse sempre nello stesso stato, e poiché, da parte mia, mi ripromettevo di perfezionare sempre di più i miei giudizi e non già di renderli peggiori, avrei ritenuto di commettere un grave errore contro il buon senso se, avendo allora approvato qualcosa, mi fossi obbligato a stimarla buona anche in un momento successivo, quando essa forse avrebbe smesso di esserla e io avrei smesso di considerarla tale.
La mia seconda massima consisteva nell’essere quanto più possibile fermo e risoluto nelle mie azioni e nel seguire, una volta che mi fossi determinato a farlo, le opinioni più dubbie con non meno costanza di quanto ne avrei usata nel caso fossero state del tutto fondate.
Imitavo in questo i viaggiatori che, essendosi smarriti in qualche foresta, non devono vagare girando ora in un senso ora nell’altro, né ancor meno fermarsi in un posto, ma procedere sempre, quanto più possibile, in modo rettilineo verso uno stessa direzione senza cambiarla per ragioni di poco conto, per quanto all’inizio sia stato magari unicamente il caso che li ha guidati nella scelta; infatti, così facendo, se non vanno esattamente dove desiderano, almeno arriveranno in qualche luogo, dove verosimilmente si troveranno meglio che nel mezzo di una foresta.
E così, poiché spesso le azioni della vita non consentono alcun indugio, è una verità molto certa che, quando non sia in nostro potere discernere le opinioni maggiormente vere, dobbiamo seguire le più probabili, e anche se non trovassimo le une più probabili delle altre. dobbiamo nondimeno optare per alcune di esse senza poi considerarle dubbie, riguardo alla loro messa in pratica, bensì verissime e certissime, perché verissima e certissima è la ragione che ci ha indotti a sceglierle. E ciò mi permise fin d’allora di liberarmi da tutti i pentimenti e i rimorsi che solitamente agitano le coscienze di quegli animi deboli e tentennanti che, privi di costanza, finiscono per praticare come buone cose che poi giudicano cattive.

FINE PRIMA PARTE

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