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Il villaggio si chiama Hogewey, e al suo interno è dotato di tutti i servizi, come bus e supermercati.
La differenza è che commessi, baristi, e autisti sono anche medici, operatori sanitari ed infermieri
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Ogni tanto ricordiamo un ‘grande’ del recente passato …
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Postato Montesquieu, andiamo ora a vedere come, nei fatti, si è andato trasformando l’idea e lo spirito dell’Illuminismo.
Vediamo il testo di Jean Michel Harribey del 2002
LA DEMENCE SENILE DU CAPITAL
(la demenza senile del capitale)
che fotografa nitidamente il ‘cinismo’ con cui, l’attuale politica imperialistica, gestisce il mondo, ‘rapinando’ la parte più povera, senza minimamente rendersi conto dei ‘risvolti’ sociali che si innescano e che, oggi ne abbiamo la prova, siamo poi tutti noi costretti a subire e a pagare.
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I PIANI DI AGGIUSTAMENTO (PAS)
“Lo scopo del PAS è chiaro: eliminare definitivamente qualsiasi traccia dei modi di vita tradizionali e impedire che lo sviluppo assuma forme che darebbero troppo spazio ai rapporti non di mercato o che farebbero leva su normative collettive.
A questo scopo il FMI e la Banca Mondiale hanno imposto al Messico di modificare l’articolo della sua costituzione che protegge i beni comuni (gli ejidos).
Le due istituzioni preparano attivamente la privatizzazione delle terre comunitarie o statali nell’Africa sub-sahariana.
In qualsiasi continente si vada, si può constatare che i PAS sono disastrosi.
Le diseguaglianze si aggravano ovunque, giacché sono i redditi più modesti a venire colpiti più duramente, mentre i titolari dei patrimoni più consistenti e di redditi alti possono cambiare somme ingenti prima e dopo la svalutazione in modo da proteggere i loro averi.
In Africa, otto paesi hanno visto la situazione nutrizionale infantile peggiorare durante l’applicazione dei PAS.
Il tasso di iscrizione alle scuole primarie era salito dal 41 al 79% fra il 1965 e il 1980; nel 1988 era ridisceso al 67%.
Nello Zambia il tasso di mortalità infantile è aumentato del 54% agli inizi degli anni novanta.
Fra il 1985 e il 1995 la spesa pro capite per l’istruzione si è ridotta a un sesto.
Fra il 1990 e il 1993, lo Zambia ha speso 37 milioni di dollari per l’istruzione primaria e 35 volte tanto, ossia 1,3 miliardi di dollari, per il servizio del debito (rate di rimborso più interessi).
E, nel frattempo, il debito cresceva.
Fra il 1968 e il 1980 il debito estero dei paesi del Terzo Mondo è cresciuti di 12 volte, poi di altre 4 fino ad oggi (ricordiamo che siamo nel 2002 ndr).
In una trentina d’anni è passato da 50 a 2500 miliardi di dollari; si è moltiplicato per 50.
E questo mentre l’aiuto pubblico allo sviluppo, sotto forma di prestiti, non supera i 50 miliardi di dollari all’anno e il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite ha calcolato che basterebbero 80 miliardi di dollari, per assicurare il cibo, l’acqua, l’istruzione, le cure ginecologiche e ostetriche in tutti i paesi poveri.
Lo Stato federale brasiliano ha pagato 45 miliardi di real brasiliani d’interessi nel 1997, 72,5 nel 1998, 95 nel 1999, mentre il bilancio della sanità pubblica ammontava a soli 19,5 miliardi nel 1999.
L’Africa sub-sahariana rimborsa ogni anno 15 miliardi di dollari, ossia quattro volta di più di quanto spende per la sanità e per l’istruzione.
Il salto fra servizio del debito e nuovi prestiti evidenzia un trasferimento netto dal Sud verso il Nord: 45 miliardi di dollari nel 1998 e 114,6 nel 1999.
Nel 1998 i 41 paesi più indebitati hanno trasferito verso i paesi del Nord 1,680 miliardi di dollari, più di quanto abbiano ricevuto.
Il debito è un meccanismo di trasferimento che occulta il passaggio di ricchezza dalla classi sociali più povere, situate soprattutto nei paesi poveri (oggi possiamo a ragion veduta dire: non solo ndr), verso le classi sociali ricche, situate per lo più nei paesi ricchi (o meglio dire nelle ‘tasche’ dei ricchi ndr)”.
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Allora ?
Di cosa stavamo parlando ?
Di Montesquieu ?
E chi era costui ?
Il solito utopista al di fuori della realtà ?
Ecco cosa pensa l’attuale umanità stracciona e ipocrita !
Poi si lamentano se i ‘depredati’ arrivano a milioni nelle nostre lande.
E gli ‘statisti’ che fanno ?
Quello che fanno di solito… la ‘morale’!
Chiedono a noi di sistemare, con la buona volontà, gli sfracelli che loro hanno prodotto, o che hanno condiviso, senza profferire fiato e senza alzare un dito.
E spolpato l’osso Africa, poi toccherà a … ?
Facile no? 😉
Pascolate in pace, stolidi buoi, finché c’è erba, c’è speranza !
(citazione)
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PS – e mi raccomando … sotto con gli SMS solidali … non siate tirchi … una ‘lavatina’ alla coscienza ogni tanto ci sta, giusto per combattere gli ‘acari’ del ‘rimorso’ …
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Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède e di Montesquieu, meglio noto a tutti unicamente come Montesquieu, (1689 / 1755) , tra le tante ottime cose che scrisse pubblicò LO SPIRITO DELLE LEGGI, testo che in troppi o non hanno letto o hanno dimenticato.
Eccone uno stralcio:
L’INEGUAGLIANZA E’ CONTRARIA ALLA DEMOCRAZIA
“E’ vero che quando la democrazia si fonda sul commercio, alcuni cittadini possono benissimo essere molto ricchi, e i costumi non corrotti.
Ma ciò avviene perché lo spirito commerciale reca con sé lo spirito della frugalità, dell’economia, della moderazione, del lavoro, della saggezza, della tranquillità, dell’ordine e del metodo.
Così, finché dura uno spirito siffatto, le ricchezze che esso produce non danno effetti cattivi.
Il male sopravviene quando l’eccesso della ricchezza uccide lo spirito commerciale; allora noi vediamo nascere all’improvviso i disordini dell’ineguaglianza, che ancora non si erano manifestati.
Per mantenere questo spirito, occorre che i principali cittadini esercitino il commercio di persona: che esso regni da solo, senza che un altro lo intralci; che tutte le leggi lo favoriscano; che queste leggi, con le disposizioni loro, dividano le fortune, man mano che il commercio le fa crescere, e diano al cittadino povero un’agiatezza sufficiente da permettergli di lavorare come gli altri, a quello ricco una situazione tanto mediocre da obbligarlo a lavorare, sia che voglia conservare, sia che voglia arricchire”.
Ecco cosa il ‘popolo’ dovrebbe dire a questa ‘armata’ di parassiti vocianti (politici in primis): andate a lavorare, e senza privilegi !
Ammesso e non concesso che sappiano cos’è il ‘lavoro’ e lo sappiano fare.
Tutto il resto è contorno …
Ma per fare ciò occorre un ‘popolo’ che oggi non esiste più !
Fa tristezza constatare che 250 / 300 anni fa c’è stato qualcuno che riusciva a vedere ‘lontano’ mentre tutti oggi non riescono a vedere la punta del proprio naso !
Oggi esiste un gregge poco pensante in autonomia che la unica lotta che sa portare avanti è per avere la catena (che hanno tutti al collo) di un paio di metri più lunga …
e vuoi che ‘siffatti’ pastori non te lo concedano ???
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Il testo che segue è tratto sempre da
SOCRATE AL CAFFE’ di Marc Sautet
Capitolo VITTORIA DELLA LEGGE DEL PROFITTO ?
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“A tutti coloro che da qualche tempo deplorano la sconfitta del pensiero sembra sfuggire una riflessione, e cioè che il pensiero a cui fanno riferimento proviene dalla vittoria dell’economia commerciale sui rapporti feudali tra uomo e uomo.
I Lumi non misero in gioco solo la vittoria della ragione sulle credenze e sulla superstizione.
La loro fu anche una vittoria sulla penuria, sulla miseria, sulla precarietà dell’esistenza della stragrande maggioranza degli uomini.
Se vinciamo, promettevano gli spiriti illuminati, toglieremo la maledizione che pesa sul destino del genere umano.
E’ soltanto grazie a questa premessa che la scienza moderna ha potuto prevalere sulla Rivelazione Cristiana.
Che si interessino al movimento dei corpi celesti o alla circolazione delle merci, dal Rinascimento in poi tutti i pensatori che contano attingono l’ispirazione dallo sconvolgimento dei rapporti sociali provocato dalla rivoluzione commerciale: non è più il possesso della terra che conta, ma quello dell’oro.
Prima di essere la vittoria di un pensiero nuovo, l’evento dei Lumi deriva da una pratica nuova, lo scambio di merci, che va a sostituire quello dei servizi.
[…]
Due secoli dopo le promesse fatte da Adam Smith, che proclamava la buona novella della prosperità per tutto sotto il regno della legge del profitto, possiamo rimanere ottimisti?
La rivoluzione commerciale ha seguito il suo corso: ha diffuso, così come era stato previsto, i propri benefici sulla superficie del pianeta ?
Alcuni lo affermano senza batter ciglio, ostentando una fiducia incrollabile nell’evoluzione del commercio mondiale,
Alla fine di questo ventesimo Secolo (ricordiamoci di contestualizzare: il
libro è del 1998 ndr) il bilancio è ai loro occhi ‘globalmente positivo’.
La specie umana raggiunge uno stadio di sviluppo ineguagliato nella storia: mai la produttività del lavoro umano è stata così elevata, la vita umana così lunga, l’istruzione così generale e l’igiene così diffusa.
In breve, mai il genere umano è stato così bene.
Come non rallegrarsi di un tale progresso ?
Senza contare tutte le innovazioni che nasconde e che vediamo spuntare all’alba del terzo millennio nell’utilizzo delle fonti di energia, la trasformazione dei materiali, i trasporti delle merci e la trasmissione delle informazioni a beneficio di un’umanità sempre più omogenea e ingegnosa.
Certo, ammettono costoro, esistono ancora alcune disparità !
Dei sei miliardi (all’epoca ndr) che popolano ormai il pianeta, la maggior parte vive nella miseria…
[…]
Ma da allora, non è forse evidente che le disparità sono scomparse, e che tutti gli strati e della società e le nazioni d’Europa (!!!) hanno superato questa prova ?
Che il peggio è passato ?
E perciò, non conviene considerare alla luce di questa esperienza ciò che oggi osserviamo su scala planetaria ?
Esisterebbe sicuramente una soluzione molto semplice: poiché i paesi ricchi hanno troppe merci e capitali e i paesi poveri non hanno abbastanza, basterebbe che gli uni dessero agli altri ciò che hanno di troppo, affinché tutto si sistemi.
Ma va da sé che se l’umanità potrebbe momentaneamente trarre vantaggio da questa operazione, la cosa non sarebbe valida a lungo termine, perché andrebbe a scapito della legge del profitto personale, vale a dire dello sforzo richiesto per innovare.
Così è preferibile prestare capitali ai paesi poveri affinché questi ultimi acquistino dai paesi ricchi la sovrapproduzione, e diminuire la quantità di merci che producono questi ultimi, almeno finché il potere d’acquisto dei primi non basti ad assorbire tutto.
Non vi è nulla di ideale in tutto ciò, nessun effetto magico, ma almeno esistono un realismo e una logica in linea con i rimedi che hanno permesso ai paesi ricchi di riuscire a colmare l’abisso che si era creato tra loro e in seno a loro.
Alcuni ragionano così, nelle alte sfere, esistono ancora fedeli di Adam Smith ai posti di comando, persone che, senza chiudere gli occhi sulla realtà, non perdono il sangue freddo e, contrariamente al buon numero di intellettuali sconvolti dai sintomi di decadenza della loro cultura, guardano in faccia le vere calamità del nostro tempo rimanendo comunque ottimisti.
Che il ‘regime’ che preconizzano conduca a un inasprimento della concorrenza tra ‘paesi ricchi’, che ciò provochi all’interno di questi uno sviluppo irreversibile della disoccupazione, del debito pubblico e della consumazione di droga, che esacerbi la tensione tra il Nord e il Sud del pianeta, che il rimborso del loro debito e l’esplosione demografica costringano i paesi poveri a produrre quantità sempre maggiori di narcotici e a distruggere il manto vegetale del pianeta, tutto ciò non scompone minimamente questa gente, poiché basta che volgano lo sguardo indietro per assicurarsi che il capitalismo ha sempre saputo trovare i mezzi per superare le sue crisi.
Non sappiamo però se si rendono conto di quello che dicono.
Il pessimismo dei profeti della barbarie si fonda su un punto di vista geocentrico secondo cui i lumi della mente, come l’astro solare, seguono una curva nel cielo della civiltà: dopo l’alba, l’aurora, il pieno giorno, il crepuscolo e infine la notte.
Impossibile farsi garanti di tali geremiadi poiché poggiano sulle apparenze e non sulla realtà.
Ma l’ottimismo di coloro che hanno ancora fiducia nel modello inaugurato dalla civiltà occidentale è più affidabile ?
Certo questi signori non sono vittime delle apparenze: sanno che non è nella sfera della mente ma in quella dei rapporti commerciali che si gioca il futuro, come il passato.
Ma ciò non significa che per questo dobbiamo avere fiducia in loro,poiché essi non vedono dove li porta il modello giusto.
Infatti, non è perché il movimento del Sole è illusorio che la Terra non si muove; al contrario, è proprio perché essa si muove che il Sole sembra sorgere, descrivere la sua curva diurna sopra le nostre teste e infine tramontare; perciò sarebbe del tutto impossibile che la rivoluzione commerciale abbia fatto il suo tempo e che il mondo moderno, continuando a girare sul suo asse, sprofondi inesorabilmente nella notte.
Direte forse che se ci chiedessimo a che punto è questa rotazione, la risposta non competerebbe certo alla filosofia, definitivamente fuori gioco, tanto la situazione è divenuta complessa.
Che se si tratta di capire verso quale mondo andiamo, è meglio puntare su scienze nuove, come la futurologia, che comincia a farsi un nome.
Che se le scienze umane vengono colte in fallo, è perché ognuna pretende di fornire la giusta analisi, mentre dovrebbe collaborare, tenuto conto delle novità delle regole del gioco.
Che l’interdisciplinarietà si impone in tutti i sensi, che bisogna farla finita con l’abisso che separa le scienze dette ‘umane’ dalle scienze della natura, che esiste già una teoria recente, la teoria del caos, capace di stabilire un ponte molto efficace tra il mondo delle particelle elementari della fisica e quello dei protagonisti economici.
Ecco il giusto approccio al futuro !
Un approccio molto più indicato del ritorno alla filosofia, il cui esercizio, nel migliore dei casi, ci farebbe tornare duemilacinquecento anni indietro…
Quanto buon senso !
Ma abbiamo visto quello che valeva il buon senso nella comprensione del passato…
Vedremo ora che, per capire cosa ci aspetta, avremmo tutto da guadagnare ritornando, precisamente, duemilacinquecento anni indietro, per assurdo che possa sembrare…”.
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Considerato che Sautet non era un preveggente, ma un ‘semplice’ filosofo, con una forte propensione a condividere i suoi pensieri con tutte le persone di ‘buona volontà’, che dire di questo suo intervento?
Certamente fa riflettere.
Fa riflettere sui difetti delle scelte e e delle azioni umane che non sono regolate da un disegno organico e soprattutto onnicomprensivo ma solo da parametri di convenienza (più o meno vicina nel tempo);
fa riflettere sul fatto che occorre capire le logiche anche economiche (quelle vere però) prima di recarsi alle urne: così come capita per la politica anche l’economia è un qualcosa di cui ci si può anche non occupare ma (statene certi) ‘lei’ di voi si ‘occuperà’ di sicuro (presto e non con garbo) !
Ognuno potrà dare la sua opinione su come va il mondo; io personalmente penso che vada molto male, nell’attuale e, peggio ancora, in prospettiva.
Pare però che ci sono milioni di persone (ignavi a dir poco) che si disinteressano del problema e così facendo lo ingigantiscono (perché non si oppongono a scelte ed azioni palesemente nefaste, perché supportano con l’assenza della loro critica, coloro che queste scelte compiono).
Si … l’unica spiaggia dove cercare riparo da questo ‘mare burrascoso’ è laggiù … duemilacinquecento anni indietro …
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