Si può scegliere davvero di cambiare ?


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Dall’Antimanuale (ma guarda un po’ …)

SI PUO’ SCEGLIERE DAVVERO DI CAMBIARE ?

*Eppure quello del letterato resta l’unico mestiere dove si può non guadagnare senza rendersi ridicoli*
– Jules Renard –

“Se si eccettuano certi processi rituali della circolazione della ricchezza, come il dono, studiato particolarmente da Marcel Mauss, il mercato esprime il desiderio di alienare volontariamente ciò che si possiede.
La superiorità del commercio volontario rispetto a varie altre categorie di appropriazione, quali il furto, la razzia, la cattura, l’estorsione, la rapina, il saccheggio, la riduzione in schiavitù, sembra abbastanza evidente.
D’altronde è impossibile immaginare un mercato, concreto o astratto, senza un minimo di concorrenza: se non posso scegliere, non partecipo veramente a un mercato, sono uno schiavo.

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Il termine ‘mercato’ implica necessariamente i termini ‘offerte’ e ‘contrattazione’.
Nella storia dell’umanità il lavoro libero rappresenta un momento superiore rispetto al servaggio o alla schiavitù.
Ma tutto il discorso sul mercato maschera astutamente l’estorsione di plusvalore ai salariati sotto la parvenza del contratto e dell’offerta.
Il mito del mercato maschera la servitù volontaria.
Si è veramente liberi di scegliere ?
Probabilmente ho la scelta fra fare lo spazzino o il camionista.
Ma posso scegliere di non lavorare senza morire di fame ?
Questi semplici interrogativi producono il singolare effetto di svuotare di contenuto il termine ‘mercato’, salvo che lo si intenda come idea provvisoria di un fenomeno provvisorio: posso certamente riferirmi a un mercato ben determinato nello spazio e nel tempo, per esempio, il mercato immobiliare di Parigi in questi giorni.
Ma al di là di una constatazione estremamente puntuale, concernente un mercato bel localizzato, non posso affermare nulla.
E’ probabile che la scarsità dei terreni e degli immobili, insieme al numero e al reddito dei compratori, determinino il prezzo.
Ma da dove provengono questi redditi, questi immobili e questi compratori ?

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Ho la possibilità di entrare e uscire da un mercato a mio piacimento, come si entra e si esce da un negozio ?
Posso davvero scegliere di avere un’automobile, in un mondo dove tutto è organizzato intorno all’automobile ?
Ho potuto scegliere se possedere oppure no un telefono portatile quando questo mezzo di comunicazione è divenuto d’uso comune ?
In generale, la domanda di mercato non è inventata, indotta dalle imprese ?
La tesi della falsa libertà e del bisogno imposto è stata sostenuta da numerosi economisti, fra i quali Serge Latouche e John Kennet Galbraight.
Il mercato è semplicemente l’altro nome della scarsità, organizzata o subita, di cui qualcuno sottrae i profitti.
Era essenziale analizzare la teoria liberale del mercato per rivelarne l’intrinseca inefficienza.
Ciò posto, vedremo che i concetti di ‘mimetismo’ e di ‘folla’ descrivono meglio altre realtà mercantili come la Borsa.

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Ma una critica dell’economia di mercato non può risparmiarsi una riflessione sulla scarsità.
In conclusione, alle tre domande:
il mercato è autoregolato ?
Il mercato è il capitalismo ?
E’ la democrazia ?
Si può rispondere NO.
Contrariamente a quanto afferma Friederich von Hajek, il mercato non produce il diritto destinato a governarlo; è piuttosto figlio del diritto, della storia sociale e della politica.
Non è esattamente il capitalismo, potendo esistere in sistemi socialisti ed essendo esistito in sistemi pre-capitalistici; infine, e soprattutto, ha ben poco a che vedere con la democrazia: la storia delle dittature, fra cui quella della Cina odierna, ci ricorda che purtroppo lo scambio mercantile, mirante al lucro, si fa beffe della libertà degli uomini.
Al contrario, la mercificazione di tutto e di tutti produce una sorta di tacito asservimento.”

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L’inefficienza intrinseca del sistema economico


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Da   QU’EST-CE QUE LA RICHESSE?
(Cos’è la ricchezza?)
– 1999 – di Dominique Méda

L’INEFFICIENZA INTRINSECA DEL SISTEMA ECONOMICO

“Poiché alcuni non trovano lavoro nel sistema produttivo classico, che si presume debba rispondere ai bisogni dei consumatori, aiutiamoli sostenendo la creazione di un settore, sovvenzionato dalla Stato, che verrà incontro a molti bisogni sociali insoddisfatti.

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Ci troviamo di fronte a una situazione paradossale.
Delle due l’una: o il nostro sistema risponde ai bisogni dei consumatori (il che gli conferisce legittimità) e funziona molto bene, guidato com’è dal mercato e quindi dall’estrema attenzione rivolta dai produttori ai bisogni dei consumatori, e allora si propongono ai disoccupati dei compiti che servono soltanto a procurare loro un reddito e la cui utilità sociale si riduce a questo e soltanto a questo (è dissociata dall’utilità economica);
oppure esistono davvero bisogni sociali insoddisfatti e la creazione di un tale settore è dunque assolutamente giustificata, anzi urgente, ma allora bisogna al tempo stesso interrogarsi sull’efficacia di un sistema incapace di farsi carico dei bisogni sociali più importanti.”

in un caso o nell’altro la vedo grigia …

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Il progresso scientifico e tecnologico è una conquista dell’umanità ?


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3395

Invenzioni, scoperte, conoscenze li definiamo come progresso scientifico e tecnologico;
‘progresso’ che dovrebbe (e potrebbe) servire a rendere migliore la vita umana, più confortevole, più appagante, più semplice;
potrebbe consentire di avere più tempo libero da dedicare ad arte, cultura, svago e socializzazione; più tempo da dedicare agli altri e a se stessi, più tempo per vivere veramente …
dovrebbe …
il progresso tecnologico dovrebbe essere al servizio dell’uomo,
invece lo ha soltanto reso schiavo …
e la responsabilità è del solito malefico demone … il dio denaro …

3396

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la Moderna Barbarie


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1810

Il grande dono che Giovanni Gentile ci ha lasciato è ciò che oggi gli “specialisti senza intelligenza” (Weber) dei nuovi governi di centro-destra e di centro-sinistra stanno distruggendo: il latino e il greco, la storia dell’arte e della letteratura saranno presto sostituiti dall’inglese e dalla finanza, dal management e dall’impresa.
La barbarie è alle porte e si presenta, con tono rassicurante, come “Buona Scuola“, proprio come i bombardamenti si chiamano “missioni di pace” e i colpi di stato finanziari si chiamano “governi tecnici”.
Orwell era un dilettante: la realtà ha superato la fantasia, facendo apparire normale e plausibile l’inimmaginabile.
La barbarie oggi imperante impone di valutare tutto sulla base del solo criterio dell’utilità, alla cui luce la filosofia e l’arte, la teologia e la storia risultano, evidentemente, indegne di essere coltivate e studiate.

La stupidità non ha limiti.

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