§
Le culture millenarie, pur nelle loro diversità, si sono occupate degli ‘universali’, alcuni dei quali, come la ‘vergogna’, si stanno dimenticando, travolti dalla superficialità e dall’ignoranza con cui oggi si può parlare di tutto, senza dire nulla.
Nel nostro paese ci sono dei ‘fuoriclasse’ che, come piace dire alla narrazione corrente: tutto il mondo ci invidia… eeehhhhh … come no!
Quindi, tratto da: SENZA VERGOGNA di Marco Belpoliti
Capitolo: ATENE
“I termini con cui Platone nel PROTAGORA indica i due doni che gli dei ci hanno fatto, sono ‘aidos‘ (pudore), e ‘dike‘ (giustizia) […]
Insieme alla giustizia, il pudore, fratello della vergogna, deve servire a creare l’amicizia tra gli uomini (philia), quale base della pacifica convivenza tra gli uomini stessi.
Nelle LEGGI Platone ha specificato che la Giustizia è figlia del Pudore; e nel medesimo dialogo si parla di un’età dell’oro in cui reggitori semi-divini portano in dono la pace, la giustizia, il pudore e il buon governo, al fine di rendere gli esseri umani tranquilli e sereni.
Il ‘pudore’ per Platone appartiene all’ambito etico-politico, e va di pari passo con la giustizia, affinché gli uomini non si distruggano a vicenda.
In questa visione della Polis, autoregolata, i sentimenti del pudore e della vergogna vanno visti accoppiati, poiché l’uomo è sì un animale sociale, ma ben diverso dalle formiche o dalle api (direi anche delle pecore… o forse no ? ndr).
Prolungando il ragionamento da Platone a Kant, passando per Hobbes
(ricordate? Homo homini lupus ndr), l’uomo contiene dentro di sé due tendenze opposte e contrarie: il vivere da solo, in solitudine, e all’opposto, il bisogno di unirsi con gli altri, in società: resiste agli altri, fino all’ostilità, ma ambisce a stare con gli altri, in loro compagnia.
Il pudore, dono di Zeus, serve a ricomporre queste due tendenze opposte, in un’unica tendenza dell’animo umano, che è perciò insieme singolare e universale.
Grazie al pudore – ma possiamo aggiungere, anche grazie alla vergogna – l’individuo mantiene, pur nella dimensione sociale, la sua individualità, il suo necessario isolamento.
Pudore e giustizia completano dunque la genealogia della stirpe degli uomini e rappresentano le facoltà necessarie alla costituzione della comunità politica; per Platone chi non vive in questa comunità o è una bestia o è un dio.
Inoltre il pudore si presenta come un freno là dove il tiranno, uomo segnato dalla dismisura e dalla sfrenatezza, tende a porsi al di là dell’umano, nell’inumano, là dove ferinità e bestialità dominano incontrastate.”
§
Se leggiamo queste cose, e poi pensiamo alla cronaca di tutti i giorni …
C’è in corso, attualmente, ad esempio, uno dei soliti dibattiti in cui un branco di ‘decerebrati’ accusa chi azzarda un ragionamento critico su un argomento ‘sensibile’ (al di là del fatto che abbia ragione o meno);
è palese che costoro sono nella condizione di non poterselo permettere, perché sprovvisti di cognizioni scientifiche, come se la scienza (qui intesa come tecnicismo, ed inoltre neanche tanto neutrale) fosse il seme fondativo del ‘nuovo’ essere umano/oide.
Ma essendo ‘politici’ presumono che a loro sia tutto concesso in virtù di una ‘presunta’ (appunto) conoscenza dovuta al ruolo; per non fare nomi basta pensare alle attuali ‘minestre ministre’ di sanità ed istruzione: una delle due è una maestrina ma ovviamente l’hanno piazzata alla sanità …
Ed ecco che questi impareggiabili cialtroni, e per l’ennesima volta, non si ‘vergognano’, innanzi tutto della loro ‘ignoranza’ umanistica, in primis, e sociale poi, convinti, come sono, che sia sufficiente stare nel gruppo per avere ragione.
Un motivo in più, da aggiungere ai tanti altri, per poterli criticare, e a ragion veduta …
§