La Distribuzione è il problema dell’economia politica


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Da qualche tempo, sfruttando il bel libro di Bernard Maris, parliamo di economia, vista dalla prospettiva speculare, quindi ‘anti’ o ‘contro’.

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Eppure, quello che oggi viene considerato ‘anti’, ieri era fondativo dell’economia, anche del capitalismo, che il suo promulgatore, Adam Smith, rivestiva di un carattere ‘morale’ a beneficio della ricchezza delle Nazioni, quindi di tutti, essendo le Nazioni composte da ‘cittadini’, nessun escluso, sempre ché abbiano accettato il ‘patto sociale’ controllato e gestito dalle ‘leggi’. (cit)

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Parole che, oggi, hanno perso il loro significato (anche etimologico), sostituiti da una ‘parvenza’ contraria, ma sostenuta da una èlite di ‘ottimati’ che se la suonano e se la cantano in maniera auto-referenziale, alla faccia dei creduloni e di chi, avendo abdicato ai propri valori, si aspetta di poter mangiare le briciole del luculliano banchetto che si sta letteralmente mangiando il mondo.
Il brevissimo (ma efficace) contributo che segue è di David Ricardo (economista classico, nel senso della scuola di Smith).

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Da    PRINCIPI DELL’ECONOMIA POLITICA E DELLE IMPOSTE     (1817)

LA DISTRIBUZIONE E’ IL PROBLEMA DELL’ECONOMIA POLITICA

“Il prodotto della terra, tutto quanto si ricava dalla sua superficie grazie all’impiego combinato di lavoro, macchine e capitale, viene ripartito tra le classi della collettività, vale a dire tra il proprietario del terreno, il proprietario delle scorte o capitali necessari per coltivarlo e i lavoratori, che con la loro opera lo coltivano.
Essenzialmente diverse sono, nei diversi stadi della società, le quote parti del prodotto complessivo attribuite a ciascuna di tali classi denominate rendita, profitto e salari, dipendendo esse dalla fertilità del suolo, dall’accumularsi di capitale e popolazione, nonché dall’abilità, dal talento e dagli strumenti di cui ci si vale nella coltura.

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Determinare le leggi che reggono tale distribuzione è il problema principale dell’economia politica.”

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Problema?
Quale problema?
Nessun problema per i ‘politici’ nostrani …
Hanno tutti imparato dal Marchese del Grillo:
*Io sono io e voi siete un caxxo!*.
Semplice no?
E soprattutto redditizio …

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Saggezza


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Provate a ricordare se una considerazione come questa l’avete mai mai sentita pronunciare da un
politico
economista
intellettuale *
opinionista
giornalista …

non credo proprio …

eppure ci sono arrivati dei semplici ‘selvaggi’ …

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( * di quelli che girano oggi per le TV e sui giornali, non quelli del passato    😉    )

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le polemiche sulla trasmissione ‘Report’


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Marco Travaglio

Ma vi rendete conto che un quivis de populo, un passante, un signor nessuno che non ha neppure un mestiere e che l’ultima volta che fu eletto fu al Comune di Firenze e poi basta, che non è più premier e neppure segretario del suo partito, tiene in ostaggio un intero Paese, che incidentalmente è il nostro?
Vi rendete conto che questo noto frequentatore di se stesso ha appena nominato i vertici delle aziende di Stato, controlla militarmente le tre reti e i tre tg della Rai, dà ordini al governo e le pagelle ai ministri, pretende una punizione esemplare o meglio la chiusura dell’unico programma di giornalismo investigativo rimasto (Report) e – siccome l’unica qualifica che gli è rimasta è quella di figlio di papà Tiziano – fa il diavolo a quattro affinché il Csm o il ministro della Giustizia o magari i caschi blu dell’Onu radano al suolo la Procura di Napoli e il Noe che hanno osato scoperchiare le tangenti e i traffici alla Consip per truccare il più grande appalto d’Europa?
Ieri abbiamo scritto che B. non sa più che dire e fare perché i renziani gli rubano le parole, le leggi e le malefatte di bocca.
Ma c’è una differenza: pur con tutti i conflitti d’interessi, B. era un premier e un leader eletto dal popolo.
Renzi non ha mai sottoposto se stesso né il suo programma (lo stesso di B.) agli elettori ed è improbabile che, se l’avesse fatto, avrebbe avuto la maggioranza.
Figurarsi quanti voti prenderebbe nel popolo del centrosinistra se li chiedesse per attaccare i pm e gl’investigatori che indagano su suo padre e i giornalisti che non gli chiedono il permesso.
La canea scatenata dall’inchiesta di Report sul vaccino contro il papilloma virus fa dubitare della legge Basaglia.
Prima di trasmetterla, il direttore Sigfrido Ranucci ha premesso che “il servizio non è contro l’utilità dei vaccini.
Parliamo di farmaco-vigilanza.
Di cosa succede quando ti inietti il vaccino e hai una reazione avversa.
La legge prevede che il medico informi l’ufficio di farmaco-vigilanza entro 36 ore.
Ma in quanti lo fanno?”
Poi il racconto di alcune ragazze affette da Hpv che, dopo il vaccino, hanno subìto reazioni avverse e faticato a segnalarle ai medici e alla vigilanza.
Anche perché i dati sugli effetti negativi sono discordanti, inattendibili, sottostimati per la carenza di studi e istituti davvero indipendenti: forse per non creare allarmismi fra la gente poco informata, più probabilmente per compiacere le case farmaceutiche, che muovono capitali spaventosi, si comprano i media e spesso la ricerca, la medicina e la vigilanza. Di che altro dovrebbe occuparsi il “servizio pubblico”, se non della nostra salute?
Lo spiega bene al Fatto il farmacologo Silvio Garattini, interpellato da Report con altri esperti internazionali:
“Nessuno scandalo, occorrono più trasparenza, più studi e più controlli indipendenti sugli effetti di tutti i farmaci, non solo dei vaccini”.
Quanto al papilloma, “non esistono prove certe della sua correlazione col tumore alla cervice uterina”.
Ma noi conosciamo solo “il 10% di quel che dovremmo sapere sulle sostanze che assumiamo” perché la gran parte degli studi sono “presentati dalle industrie farmaceutiche”: come chiedere all’oste se il vino è buono.
Ma salta su tale Beatrice Lorenzin, del cui curriculum medico-scientifico nessuno può dubitare: maturità classica, stage al Giornale di Ostia, dirigente di FI ed Ncd, dunque ministra della Salute.
Dall’alto di cotanta cattedra, spiega a Report (e dunque pure a Garattini e agli altri esperti intervistati) che chi non ha i titoli scientifici non deve parlare di vaccini, altrimenti “diffonde paura con tesi antiscientifiche”. Ha parlato Marie Curie.
Poi c’è il novello Albert Einstein, al secolo Guelfo Guelfi, che sta nel Cda Rai perché scriveva i discorsi a Renzi, quindi ha la laurea ad honorem in farmacologia. Infatti discetta di vaccini e, già che c’è, chiede la testa di Ranucci e Berlinguer, e pure di Campo Dall’Orto che non li ha ancora decapitati.
Il resto lo fanno i telegiornaloni e i giornaloni aggreppiati alla lobby del farmaco, che non ammette discussioni sui medicinali (ripetiamo: dibattiti tra scienziati sui pro e i contro, non inviti di ciarlatani a non vaccinarsi), e alla politica mainstream, che s’è autoproclamata Partito dei Vaccini contro il fantomatico Partito dei Virus, cioè – nella narrazione fumettistica della banda del buco – i 5Stelle.
Dopo 20 anni di difesa strenua, Repubblica unisce i suoi fuciletti a quelli del Pd contro Report.
Il tutore dell’ordine Sebastiano Messina disperde con gl’idranti l’ultimo fiore all’occhiello della Rai perché nomina Benigni invano e, “anziché smascherare il grande imbroglio di chi vuole impedire agli italiani di vaccinarsi, sostiene la tesi opposta”.
In attesa di svelarci chi vuole impedire agli italiani di vaccinarsi (la Papilloma Spectre? le Forze Oscure della Scarlattina in Agguato? la Morbillobby?), il gendarme chiede la cacciata di Ranucci che avrebbe tradito la lezione di Milena Gabanelli (peccato che fosse il suo braccio destro, che lei l’abbia scelto come suo successore e l’abbia difeso ancora ieri).
Il tutto, beninteso, per “salvare Report da se stesso, allontanandolo velocemente dal sinistro latrato degli spacciatori di bufale”.
Dunque Ranucci, nella prosa stilnovista di questo fuochista della macchina del fango, sarebbe un cane che latra bufale (e quali? Messina si scorda di indicarne una).
Nasce così un nuovo reato: il leso vaccino.
E un nuovo dogma di fede: l’Immacolata Vaccinazione.
Il tutto, quando si dice la combinazione, pochi giorni dopo che Report ha smascherato i conflitti d’interessi fra l’Unità del figlio di Tiziano e il costruttore Pessina.
Ma davvero questi impuniti pensano di farci credere che sparano su Report per difendere i vaccini?
Ma pensano che siamo tutti fessi?

Il Fatto Quotidiano

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Quanto tempo abbiamo per salvare la Terra?


L’Earth day (la giornata della Terra) del 22 aprile si sta avvicinando e proprio in questi giorni ha detto la sua Jared Diamond, noto studioso di antropologia, biologia e geografia: «Di questo passo la Terra per come la conosciamo potrebbe sparire entro trent’anni. Ma abbiamo gli strumenti per salvarla». Leggi in che modo!

Sorgente:     Quanto tempo abbiamo per salvare la Terra? – FocusJunior.it

Ok … ai bambini l’abbiamo spiegato …

ma gli ‘adulti‘ quando lo capiranno ???