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Tantissimi ‘economisti da riporto’ disquisiscono da anni, sperando nel plauso della platea zeppa di ‘azzerati mentali’ o di fondamentalisti ideologici;
ecco come John Maynard Keynes (considerato una dei più grandi economisti della storia, ma non dai suoi ‘colleghi’, dai quali era osteggiato) descriveva in POLITICI E ECONOMISTI (1933) un altro grande economista inglese,
Alfred Marshall, uno che scriveva di economia su basi matematiche, ma che si preoccupava però che i suoi testi fossero comprensibili anche ai profani (mettendo le sue ‘formule’ nelle note, comode per chi avesse avuto la voglia di approfondire e comprendere).
Praticamente, rispetto agli altri, una mosca bianca, anzi bianchissima …
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CHE COS’E’ UN ECONOMISTA?
“Lo studio dell’economia non sembra richieda doti speciali di ordine superiore.
Non è, sotto l’aspetto intellettuale, un soggetto estremamente facile, in confronto agli studi più elevati della filosofia e della scienza pura?
Eppure un buon economista o anche solo un economista sicuro del fatto suo, è ‘rarissima avis’ (locuzione latina che, tradotta letteralmente, significa «uccello raro» e in senso traslato indica generalmente una persona di rara qualità, ndr).
Soggetto facile, in cui ben pochi eccellono!
Il paradosso trova forse la sua spiegazione nel fatto che, in economia, il Maestro deve possedere una rara ‘combinazione’ di doti.
Deve attingere a un livello elevato in direzioni diverse, combinare capacità che non si trovano spesso insieme.
Deve essere in certo modo matematico, storico, statista, filosofo; maneggiare simboli ed esprimersi con le parole; vedere il particolare alla luce del generale, toccare astratto e concreto con lo stesso colpo d’ala del pensiero.
Deve studiare il presente alla luce del passato e in vista dell’avvenire.
Non c’è parte della natura o degli istinti umani che possa sfuggire al suo sguardo.
Deve essere, contemporaneamente, interessato e disinteressato: distaccato e incorruttibile come l’artista, e tuttavia, a volte, vicino alla terra come l’uomo politico:”
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Dopo aver letto è impossibile che la mente non richiami subito l’immagine di PCP;
in un Paese serio potrebbe ambire al massimo ad una sedia dell’ufficio contabilità di una ditta di media grandezza;
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ha nel curriculum due bei disastri (quale rappresentante del FMI e dell’Ocse) chiamati Argentina e Grecia (leggere qui per chiarimenti) e nonostante ciò (nonostante … o forse ‘grazie’ … mah …) è stato voluto da Re Giorgio per ‘sistemare’ anche l’Italia.
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Ma se diamo retta ad due ‘sprovveduti’ quali Keynes e Paul Krugman come possiamo non domandarci come fa uno che non conosce neppure il prezzo del latte (avessimo detto l’uranio !!!) a gestire con avvedutezza l’intera economia di un Paese ?
Ed allora una subitanea ulteriore domanda sorge spontanea :
ma dunque di quale ‘economia’ stiamo cianciando ???
Della nostra o della ‘loro’ ???
Vabbè … non rispondetemi … tanto non serve …
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