l’Economia di mercato svelata (forse)


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3266

E,  a proposito di mercato, eccovi una autentica ‘chicca’ che vi propongo.

Da:    L’ECONOMIA SVELATA
(1997) di Bernard Guerrien:

IL GERGO DESTINATO A TERRORIZZARE

“Questo voler ricorrere alla matematica – garanzia di ‘scientificità’ e di rigore – allo scopo di stabilire dei ‘teoremi’ che dimostrano la virtù del mercato, ha profondamente condizionato la sua rappresentazione: piuttosto che avvicinarsi al mondo reale, la teoria se ne è allontanata sempre più, al punto di divenire un sistema unicamente speculativo, cercando di dedurre ‘matematicamente’ delle soluzioni partendo da un esiguo numero di postulati e assiomi di base (come quelli che noi abbiamo richiamato nel presentare il consumatore e il produttore).
Ma ciò che conta è dimostrare l’armonia di un ‘sistema di mercato’ senza impedimenti, anche se ciò è completamente illusorio.

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Infatti, alcuni studi ulteriori, sono giunti alla conclusione che, contrariamente a quello che si credeva, se si applica a un tale sistema il principio della ‘legge della domanda e dell’offerta’, il suo andamento viene allora a presentare in genere un movimento permanente, ciclico, esplosivo e caotico: in altri termini instabile.
Così, persino nel caso ideale, ‘perfetto’, non si arriva al risultato atteso: a cosa serve sapere che esistono equilibri, se essi non sono raggiunti?
Il modello è completamente un vicolo cieco; e non è più il caso di riavvicinarlo a ciò che accade nel mondo ‘reale’ (come può fare un fisico) tanto se ne è allontanato.
Se il problema fosse solo questo!

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Anche se ‘il re è nudo’, secondo l’espressione di uno stimato teorico neoclassico, si doveva far finta di non vederlo e, soprattutto, si doveva evitare per lo meno di farlo sapere, visto che è essenziale che sia preservata la metafora sull’armonia naturale che risulta dall’azione delle forze di mercato, almeno per i non addetti ai lavori: il futuro di tutta la professione dipende da questo.
Soprattutto quelli che governano hanno bisogno di giustificare le loro decisioni invocando il parere degli esperti (‘quelli che sanno’), in modo che le loro scelte appaiano come inattaccabili, dal momento che si basano su leggi alle quali è inutile cercare di opporsi.

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Poco importa se le posizioni degli esperti, così come le loro previsioni, sono fluttuanti e persino contraddittorie; ciò che conta, è che esse preservino la loro immagine di scientificità, in modo da mantenere a distanza i non addetti ai lavori, facendo loro comprendere che non ci si deve intromettere in questioni anche troppo complicate per loro… “.

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1997… vent’anni …
Cambiato qualcosa ?
In meglio nulla, anzi tutto peggiorato, dopo un attento e prolungato ‘lavaggio del cervello’ a cui la massa si è sottoposta, credendo di farsi fare lo shampoo antiforfora…
Intanto, arrivano le News dl mondo dei ‘cialtroni’ che si fanno chiamare ‘politici’.
Si ricorre come al solito al ‘ballon d’essai’ (o palla di prova) …
Fresca fresca (di ieri) :
*Abbassiamo le tasse sul lavoro e aumentiamole sui consumi* (= aumentiamo l’IVA) !!!
E come sempre ce lo mettono un’altra volta in quel posto (tanto ci siamo abituati)…
Stanno grattando il fondo di un barile ma il barile non esiste già più, se lo sono già ‘mangiato’ tutto.

(citazione)

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Avanti così … popolo di ‘teleimbalsamati’

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Dio & Diavolo S.p.A. (parte seconda)


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3062

Ecco la seconda parte del capitolo DIO & DIAVOLO S.p.A. del funambolico Odifreddi che qui si supera … (la prima la trovate qui …)

Segnalo che Odifreddi fa una lucidissima analisi (ma tenete sempre presente che è un non credente), analisi che però, ma è il mio parere, anche un credente potrebbe apprezzare (e questa mia convinzione la sottopongo a voi).

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“Il percorso dei paradossi sul terreno della fede raggiunge il suo apice nel secolo XIX col pensiero di Soren Kirkegaard, che ha scorto in essi l’essenza di ciò che Dio cerca di comunicare all’uomo e che questi non può cogliere mediante la ragione.
In tal senso i paradossi teologici, primo fra tutti l’incarnazione, sono uno scandalo nel senso letterale, una ‘trappola’ (dal greco skandalon) in cui la ragione cade andando alla ricerca del divino, da cui si può uscire soltanto con un balzo, un salto di fede nell’ignoto.
Nel caso che poi la cosa non fosse sufficientemente chiara, Kirkegaard ha precisato che *il segno della fede è precisamente la crocifissione della ragione*.
Quest’ultima diviene dunque, come Cristo stesso, un agnello sacrificale destinato a patire una lunga ‘via crucis’ di flagellazioni e sputi, per togliere i peccati del mondo.
L’inesauribile vitalità della concezione irrazionale della religione è testimoniata dalle numerose proposte che essa ha avanzato nella seconda metà del secolo XX.

3256

La più radicale ha preso le vuote forme della ‘teologia della morte di Dio’ di Thomas Alitzer, William Hamilton e Paul Van Buren: autori di opere dai titoli memorabili, quali IL VANGELO DELL’ATEISMO CRISTIANO.
Questa teologia offre variazioni sul tema di Nietzsche ‘Dio è morto’ (cfr. Gaia Scienza), che a sua volta è una variazione su un tema di Plutarco: ‘Il grande Pan è morto’.
La morte di Dio è stata intesa in vari modi, accomunati soltanto da una negazione dell’idea tradizionale di Dio.
Egli oggi è oscurato, o silente, o assente, o partito, o da qualche parte ma non nel mondo, o mai esistito.

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Oppure, è sintatticamente inesprimibile, o semanticamente vuoto e senza senso, o dialetticamente scomparso nella sintesi (incarnazione) di tesi (divinità) e antitesi (umanità).
Il risultato di queste premesse è l’ossimoro della ‘teologia ateista’ secondo cui si dovrebbe vedere l’essenza dell’incarnazione nel passaggio dal divino all’umano.

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O, in assenza del Padre, ci si dovrebbe accontentare del Figlio, o di versioni ancora più deboli (forse il Nipote, il cui Nonno potrebbe essere l’Onnipotente).
O si dovrebbe ammettere che Dio non è ancora arrivato, ma continuare a sperare che arrivi, religiosamente ‘aspettando God(ot)’.
O si potrebbe essere credenti soltanto non credendo, o sacri soltanto essendo profani, e così via.

In quest’ottica, la ‘teologia della secolarizzazione’ di Harvey Cox propone di essere religiosi essendo secolari.
Essa pretende di classificare i tratti essenziali della secolarizzazione come una conseguenza logica dell’insegnamento biblico: la creazione testimonia il distacco della natura da Dio; l’esodo ispira una ribellione contro il potere totalitario; il popolo errante propone un modello sociale basato sulla mobilità; e Cristo definisce un’etica di amore e di dedizione al prossimo.
Altrettanto paradossali, sebbene in un’accezione diversa, sono le varie teologie che intendono farsi carico, da una prospettiva religiosa, delle problematiche di classe, razza e genere.

Rivolgendosi, cioè, a Cristo come alternativa a Che Guevara, Malcom X o Simone de Beauvoir.
E dimenticando che proprio nel nome di Cristo sono state sistematicamente avversate le innovazioni scientifiche, filosofiche e politiche più significative degli ultimi secoli: dal sistema copernicano, all’evoluzionismo, dal razionalismo all’esistenzialismo, dagli stati di diritto alle rivoluzioni.
Ovviamente la paradossalità di tutti questi equilibrismi teologici sta appunto nel fatto che, evitando di trarre dalle proprie analisi la possibile conclusione che il cristianesimo è parte integrante del potere capitalista, razzista e sessista, e come tale andrebbe combattuto e abbandonato, essi offrono invece a tale potere, mediante nuove interpretazioni dottrinali, una possibilità di sopravvivenza.
Possibilità che non tarda a divenire attualità.
Come dimostrano, da un lato, il sostanziale fallimento delle varie lotte di liberazione.

3264

E, dall’altro, il ristabilimento dell’ortodossia da parte di Giovanni Paolo II, che ha definitivamente chiuso sia le aperture del Concilio Vaticano II, che le ingenue speranze delle teologie paradossali.”

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Non occorre essere d’accordo con Piergiorgio, per ammirare la spettacolare trama delle sue analisi.
Qui c’è ‘l’essenza’ della dialettica (oggi, purtroppo, in disuso, dove una quantità ‘inusuale’ di argomentazioni, si sottopone alla ‘critica’ che si può e si dovrebbe esprimere ‘solo’ con contro-argomentazioni) …

La domanda che si potrebbe fare ad un credente che espone la sua ‘posizione’ sull’argomento è semplicemente questa :
*cosa ti da la certezza di essere più vicino a ‘Dio’ di me?*
Sulla risposta si potrebbe costruire (o meno) il seguito della discussione.
Possibilmente senza preconcetti, pregiudizi, arroganze varie …

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Noi, pesci nella Rete


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NOI, PESCI NELLA RETE

Nessuno ne parla ma Facebook è cambiato, prima era un mare aperto ormai è una confortevole pozzanghera con la tua immagine riflessa in altre simili alla tua;
al massimo, se hai tanti amici, è un laghetto artificiale per un rito, un bagno poco purificatorio di narcisismo di gruppo che non riproduce quasi più le diversità, i vaffa, le dissonanze fra noi, ma ci lecca il culetto e ci compiace, ci acconsente come mammà un neonato, mentre il mondo adulto, il mare di fuori non è certo così consenziente con noialtri.
O sbaglio?
Be’, preferivo gli squali, chi mi sputava, le orche marine del web, gli spazi profondi di personalità a me estranee, le tempeste verbali, imbattermi in opinioni che non condividevo, perfino in contenuti che aborrisco (i nazifascisti, quelli che parlano solo di cibo, o i bulimici dell’esoterismo coatto, i bimbiminkia di tutte le età e le latitudini) piuttosto che aggirarmi senza emozioni e turbamenti in questa melassa autoconsolatoria in cui quasi tutti la pensano come la penso io, o nel vedermi riprodotti incessantemente (come nella più soffocante pubblicità televisiva) gli stessi video sui quali cliccai sbadatamente o meno due anni fa: che palle!
Ma allora a che mi serve Facebook?
Mi tengo la famiglia, il vicinato, la mia vecchia amante che mi manda affanculo come solo lei sa, la cena annuale con gli ex compagni di scuola.
Che clicco a fare?
La potenza del mezzo, che un tempo era nelle nostre mani, è passata al servizio dei padroni.
Gli abbiamo donato i nostri dati sensibili, gusti, consumi, vizi, abitudini (ma davvero vi credevate che la Rete fosse gratis?
Non c’è niente di gratis, si paga tutto, ma su Facebook lo paghi in modo fittizio e più insolente di una bolletta della luce.
Risultato?
Un bell’algoritmo selettivo che sbatte e relega ciascuno nella sua esclusiva riserva indiana.
Preferivo essere un figlio di puttana per un qualche anonimo pirata del web piuttosto che un figlio di un algoritmo che ha ordinato, pisciandomi sulla testa: “Ora che so come la pensi, caro gnocco, ti accontento”.
Ed eccoci tutti qua, serviti, noi simili, noi tribù dal profilo di tipo A o B o C, a sciacquettarci in questa cliccante pozzanghera azzurra al sapore di mare come un bagnoschiuma taroccato cinese.
Ricordate quando il verbo di Internet era “navigare”?
Il Facebook di adesso è sempre “navigare”, ma senza mai uscire dal porto.
Dalla rete siamo finiti in padella, fritti nello stesso olio.
Se per voi questa si chiama libertà, ridatemi Minzolini direttore del Tg 1, me lo riguardo a puntate come “Gomorra”.

Diego Cugia di Sant’Orsola

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Distr u/a zione di massa


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3252§

“Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria.
Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia.
E qualcun’altro scrive loro altri libri,
li fornisce di un’altra cultura,
inventa per loro un’altra storia.”

(Milan Kundera)

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( tratto dalla pagina  FB  di  Realtà, inganno e manipolazione )

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Esperienza


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La religione è un’illusione, corrisponde, secondo un’impostazione classicamente illuministica, al trattenersi dell’umanità in una condizione di minorità: in una condizione infantile di un umano che continua a delegare ad altri – alla figura paterna (ma anche materna) del Dio – il possibile soddisfacimento dei propri bisogni, anziché approdare alla maturità adulta dell’autonomia umana, ovvero la gestione, responsabile in prima persona, dei propri bisogni.”

(Sigmund Freud)

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( tratto dalla pagina FB  di  Realtà, inganno e manipolazione )

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Dio & Diavolo S.p.A.


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3062

Da:    C’ERA UNA VOLTA IL PARADOSSO
made by Odifreddi

Capitolo:    DIO E DIAVOLO S.p.A.

“Il primo apparire del paradosso nella storia è la nascita del Diavolo da Dio, cioè del male dal bene.
Agli inizi Dio è solo, un’unità indivisa, e tale rimane nelle religioni orientali.
Ma nel momento in cui decide di guardare se stesso egli si sdoppia, diventando automaticamente osservatore e osservato, e creando così una scissione.
In greco ‘scissione’ si dice appunto ‘diabolé’, un termine il cui contrario è ‘symbolé’: per questo Dio parla per simboli, e il suo ‘alter ego’ per contrapposizioni.
Il Diavolo (diabolos) è dunque il ‘divisore’, anche se altri suoi nomi ricorrenti nell’Antico Testamento sono Demonio (daimonia, ‘privo di valore’ o ‘nullità’) e Satana (satan, ‘avversario’).
L’analogo termine greco ‘diaballein, ‘gettare attraverso’, collega il Diavolo all’insinuazione.
[…]

3239

Lo scopo esplicitamente dichiarato della tentazione del serpente è dunque il pensiero dualistico, basato sulla dicotomia vero/falso e contrapposto al pensiero olistico.
Il Diavolo si rivela come lo spirito della logica, e non a caso come tale viene descritto da Dante (cfr, Inferno XXVII – *tu non pensavi ch’io loico fossi’) e Goethe (cfr. Faust – *ti consiglio anzitutto di iscriverti ad un corso di logica).
Agli inizi la dicotomia Dio/Diavolo e vero/falso non è ancora completamente definita.

3240

La Bibbia, infatti, non trascura il sorprendente tema della menzogna divina.
Ad esempio, il Salmo 89 accusa esplicitamente Iahvé di aver rotto il patto stipulato con Davide, e di non aver mantenuto gli impegni presi con il popolo eletto.
Ma è nel libro di Giobbe che le contraddizioni esplodono: tormentando ingiustamente un uomo giusto che, nonostante tutto, mantiene salda la fede, Iahvé si rivela moralmente inferiore a lui.
Nella risposta a Giobbe, Carl Jung isola in questo episodio il germe dell’incarnazione: poiché il Creatore si è rivelato inferiore alla creatura, e in possesso soltanto di una coscienza indifferenziata, egli decide di farsi uomo per migliorarsi e acquistare maggiore coscienza, e di morire in espiazione dei peccati che ‘lui stesso’ ha commesso nei confronti dell’umanità,
Nella psicanalisi Junghiana l’incarnazione diventa dunque una immagine mitologica della presa di coscienza psicologica da parte dell’inconscio.
E Cristo e Lucifero rappresentano le due polarità complementari della coscienza, finalmente ricomposta dopo la rimozione agostiniana del manicheismo (religione dualista ndr).
[…]

3241

Nelle parole di Cristo il Diavolo diventa così padre della menzogna, e genera la sua progenie attraverso l’opera dei bugiardi.
Non stupisce allora che le Scritture abbiano fatto il possibile per rendere loro la vita difficile, ordinando di *non dire falsa testimonianza* (Esodo,XX, 16), ammonendo che *la menzogna uccide l’anima* (Sapienza, I, II), e minacciando che *la sorte dei bugiardi (e non solo ndr) è uno stagno ardente di fuoco e zolfo* (Apocalisse, XXI, 8).
Se Cristo, affermando *io dico la verità*, intende contrapporsi al Diavolo, quest’ultimo non potrà che affermare *io dico il falso*.
Questa è veramente un’affermazione diabolica, e genera un paradosso così subdolo che merita un intero capitolo.

3242

Volendo contrapporsi a Iahvé, il Diavolo avrebbe invece dovuto affermare: *io non sono colui che sono*.
Non sappiamo se l’abbia mai fatto, ma è certo stato lui a suggerire l’affermazione al suo degno discepolo Iago, nell’Otello (I,I,65).
[…]
Dio che si fa uomo, un’immortale che diventa mortale, un onnipotente che finisce crocifisso, una sapienza rivolta agli ignoranti, una ricchezza riservata ai poveri, una potenza destinata ai deboli.
La fede cristiana viene esplicitamente descritta da Paolo come uno scandaloso manifestarsi della divinità, che sconfigge la ragione umana.

3243

A Tertulliano, vissuto verso il 200 d.C., viene attribuita la memorabile frase:
*credo quia absurdum* (credo, perché è assurdo).
In maniera forse meno memorabile, ma nello stesso tono, Tertulliano ribadiva poi:
*E’ credibile che il figlio di Dio sia morto, perché è inconcepibile.
E’ certo che sia risorto, perché è impossibile*.
[…]

3244

Anselmo d’Aosta inaugurò nel secolo XI una fase nuova della teologia, quando asserì: *credo ut intelligam* (credo per capire).
Egli contrapponeva la sua posizione a quella del *capisco per credere*, che sembrava essere la naturale conseguenza ontologica dell’esistenza di Dio.
Questa prova generò comunque un tentativo di ricostruzione razionale della teologia, durato tutta la ‘scolastica’ e culminato nella Summa theologiae di Tommaso d’Aquino, che mirava a ridurre la fede alla ragione. In altre parole, a eliminare appunto l’aspetto paradossale.

3245

In tutt’altra direzione vanno le affermazioni del mistico Meister Eckhart (1260-1327), secondo il quale fuori di Dio non c’è che il nulla, e Dio stesso è nulla di nulla.
Le due dichiarazioni si completano a vicenda, poiché propongono da un lato un radicale nichilismo, e dall’altro un globale panteismo: tutto è niente, ma niente è Dio, dunque tutto è Dio.
[…]

3246

Con Blaise Pascal la contrapposizione fra ragione e fede acquista, nel secolo XVII, il suo aspetto moderno.
Egli giunge a considerare sia il teismo che l’ateismo, in quanto prodotto di una attività intellettuale, equidistanti dalla vera religione cristiana ‘delle acque benedette e delle messe’.
Il altre parole il Dio dei filosofi e dei dotti non è quello dei miserabili e dei peccatori.
A quest’ultimo si arriva, tanto per cambiare, attraverso le contraddizioni, ma non più astrattamente intellettuali, bensì concretamente esistenziali.
Più precisamente, attraverso il peccato e la redenzione.
Se proprio c’è bisogno di un argomento per credere, non sarà più la ferrea logica a fornirlo, ma l’empirica teoria della probabilità.
Ecco dunque la famosa ‘scommessa’, secondo cui si rischia di meno a credere se Dio non c’è, che a non credere se Dio c’è.”

Quell’altro satanasso di Voltaire d’altra parte diceva:
*Dio non è un articolo di fede, ma il risultato della ragione.*
Vai tu allora a capire dove sta la ragione in tutti questi frementi pensieri …

Beh … io la mia idea me la sono formata … 😉   

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