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Il pianeta Terra vi augura Buone Feste …
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L’eccentricità’ è una barriera difensiva contro tutti i ‘conformismi ipocriti’ che, maggiormente sotto le feste, si scatenano in ogni dove.
E chi, se non Jean Baudrillard, può incarnare, al meglio, l’eccentricità… ?!
Da LA SOCIETA’ DEI CONSUMI (1976)
Capitolo: L’AUTOPSIA DELL’HOMO OECONOMICUS
“C’è un racconto: *C’era una volta un uomo che viveva nella scarsità.
Dopo molte avventure e un lungo viaggio attraverso la scienza economica incontra la società dell’abbondanza.
Essi si sposano e ne nascono molti bisogni*.
Alfred North Whitehead (scienziato e filosofo, uno da leggere ! ndr) diceva: *La bellezza dell’homo oeconomicus stava nel fatto che sapevamo esattamente ciò che egli ricercava.*
Questo fossile dell’età dell’oro, nato nell’era moderna dal felice congiungimento della natura umana e dei diritti dell’uomo, è dotato di un intenso principio di razionalità formale che lo porta:
1) a ricercare senza ombra di esitazione la propria felicità,
2) a dare la preferenza agli oggetti che possono dargli il massimo di soddisfazione.
Tutto il discorso scientifico o profano, sul consumo, è articolato su questa sequenza che è quella mitologica di un racconto: un uomo ‘dotato’ di bisogni che lo ‘portano’ verso degli oggetti ‘capaci’ di soddisfarlo.
Perché l’uomo non è mai soddisfatto (del resto glielo si rimprovera), la stessa storia si ripete indefinitamente, colla defunta evidenza delle vecchie fiabe.
Presso alcuni affiora la perplessità:
*I bisogni sono quello che vi è di più ostinatamente sconosciuto tra le incognite di cui si occupa la scienza economica*.”
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come preannunciato passiamo alla seconda parte del testo di Bernard Maris di cui la prima parte la trovate qui :
capitolo : IL PROGRESSO TECNICO CONTRO LA SCARSITA’
“L’ideologia della scarsità, altro aspetto del calcolo razionale. si riflette nel costo opportunità di una decisione (per esempio, decidere di consumare, oppure scegliere fra lavoro e tempo libero…).
Il costo opportunità è l’insieme di tutti gli altri benefici di cui ci priva una data decisione.
E’ un principio d’esclusione che fonda la teoria economica: non posso avere a un tempo il burro e i soldi per pagarlo.
Gli economisti classici, Ricardo, Malthus, Mill, pensavano che la scarsità della natura (nella fattispecie, della terra) avrebbe finito per arrestare la crescita economica.
Facevano i conti senza il progresso tecnico.
Accrescendo la produttività del lavoro, il progresso tecnico faceva sì che gli esseri umani potessero consumare più del minimo vitale (ossia più di quanto consentiva appena di riprodursi, donde il termine ‘proletario’, che etimologicamente designa un individuo la cui unica ricchezza è costituita dai propri figli), e di realizzare un sovrappiù.
Quest’ultimo poteva servire a mantenere caste apparentemente inutili, come gli scribi e i sapienti, ma a lungo andare utilissime in quanto portatrici di scoperte.
Ma gli economisti classici non credevano nelle grandi innovazioni.
Pensavano che, non appena l’umanità avesse sollevato un poco la testa dal pelo dell’acqua, sarebbe stata subito costretta a riabbassarla: non appena fosse giunta a beneficiare di un minimo di benessere, avrebbe subito preso a crescere e pullulare, finché il razionamento, le guerre, le carestie, le epidemie, l’avrebbero riportata al minimo vitale, la testa appena fuori dall’acqua.
La Storia ha dimostrato che gli economisti classici si sbagliavano, almeno fino a oggi.
Si è dovuto aspettare il grande economista russo Kondratiev (quello delle ‘onde cicliche’ ndr), morto nel Gulag negli anni trenta, e poi l’economista austriaco Schumpeter, per capire gli effetti dell’innovazione sulla crescita.
Kondratiev ritiene che i rendimenti crescano complessivamente fino a un certo punto oltre il quale decrescono, e che l’economia proceda per cicli: a una fase di crescita legata a una grande invenzione, succede una fase di stagnazione, seguita da una crisi e recessione.
Ma quest’ultima viene a sua volta battuta in breccia da una nuova scoperta tecnica che proietta l’economia in avanti.
I cicli durano cinquant’anni, due generazioni.
Kondratiev ne propone tre:
1) il cicclo della macchina a vapore, 1789-1814 (crescita), 1815-1847 (calo);
2) il ciclo della ferrovia, 1847-1866 (crescita), 1867-1896 (calo);
3) il ciclo dell’energia elettrica, 1897-1920 (crescita), 1921.1940 (calo).
Si può aggiungere il ciclo dell’automibile, 1940-1980 (crescita), 1981-2005 (calo, o quantomeno stagnazione relativa, rispetto alla forte crescita del Trentennio glorioso).
Quel trentennio è stato una tipica fase ascendente del ciclo.
Il prossimo ciclo, una volta digerita la bolla di Internet,potrebbe essere quella del calcolatore, delle nano e bio tecnologie.
Accanto ai cicli di crescita esistono anche cicli dei prezzi, della stessa ampiezza.
Qui siamo in presenza di una spiegazione fondamentale della crescita economica, legata al ciclo di vita degli individui,
Perché i cinquant’anni di Kondratiev?
Grosso modo, perché abbracciano due generazioni, con venticinque anni di scarto.
L’attività economica dipende anche dal peso relativo dei giovani e degli anziani nell’economia.
Una popolazione prevalentemente giovane tende a imporre politiche inflazionistiche per acquisire più facilmente beni patrimoniali, specie immobiliari, mentre una popolazione anziana impone politiche deflazionistiche per proteggere il suo patrimonio.
Alla dittatura dei debitori succede quella dei creditori!
E’ forse un caso che la rivoluzione del 1789 abbia fatto seguito a un periodo di deflazione dei prezzi?
E che lo stesso sia accaduto con la rivoluzione del 1848, cinquantanove anni dopo?
(Si riferisce alle rivoluzioni avvenute in Francia, ovviamente ndr).
Le innovazioni, ha detto Schumpeter, comportano fenomeni di distruzione creatrice: industrie obsolete muoiono e ne nascono di nuove.
La tessitura segna la fine della filatura.
Ma le innovazioni non arrivano mai da sole, all’improvviso: sono il frutto di momenti di scoperta collettiva.
La relatività è tanto presente in Broglie quanto in Einstein, l’idea del calcolatore è già in Turing prima che in Neumann.
Particolarmente interessante, nella teoria di Schumpeter, è la spiegazione del superamento della scarsità,
In sé l’innovazione non consente di lottare contro la scarsità: il lavoro resta scarso e la terra pure.
Che cosa fa sì che l’innovazione, la scoperta, possa lanciare l’economia verso uno stadio superiore?
Un fattore che non è mai scarso: la moneta.
E’ l’abbondanza di credito, di ‘credito puro’ dice Schumpeter, ossia senza contropartita visibile o naturale, come può essere l’oro, che sostiene l’innovazione e consente all’umanità di sfuggire alla penuria grazie a una formidabile crescita della produttività.
Il credito è una scommessa sul fatto che si riuscirà a economizzare tempo, a ridurlo.
Consente un’ulteriore accumulazione.
Forse, in ultima analisi, l’umanità non fa altro che trasformare energia, e neppure il pianeta più bello della galassia, la Terra, può darne più di quanta ne ha.
Ma ci sono l’innovazione e il credito che ‘forzano’ la Terra, le ‘comandano, come ha detto Martin Heidegger, di fornirci quell’energia.
E il ‘genio’ di Keynes?
Chi dice credito dice tasso di interesse, prezzo d’uso del denaro.
Se il tasso di interesse è elevato, gli imprenditori e gli innovatori non domandano molto credito, Il tasso di interesse riflette un conflitto: fra il risparmio e il consumo.
Facciamo in modo che il tasso di interesse sia elevato, dicono gli economisti ortodossi: il risparmio sarà elevato e, di conseguenza, lo sarà anche l’accumulazione.
Il consumo invece sarà modesto, è vero, ma non avete scelta.
Qui ci troviamo in presenza di un’altra forma di scarsità: quella del credito, dovuta ala tasso di interesse elevato.
E’ una falsa scarsità, dice Keynes, voluta e costruita dai ‘rentier’ (chi vive di rendita ndr) e dai risparmiatori.
Inoltre questa contrapposizione di risparmio e consumo denota una totale incomprensione del fenomeno del credito.
Il credito non deriva dall’alternativa risparmio consumo.
Non si tratta di decidere se risparmiare o meno l’unico euro che esiste, destinato al consumo.
Lasciamolo al consumo e creiamo invece un altro euro, a partire da zero, destinato all’investimento e all’accumulazione.
Creiamo moneta dal nulla e la contraddizione scompare.
E’ sufficiente che i tassi di interesse siano molto bassi perché il dilemma risparmio consumo svanisca: gli imprenditori produrranno beni che saranno ampiamente consumati.
Sì, dice Keynes, l’interesse è il prezzo del tempo, dell’impazienza di una società ansiosa di consumare.
Fate in modo che il tempo sia a buon mercato e ne avrete molto.”
Ecco spiegati, in modo molto comprensibile, i ‘fondamentali’ economici che sono stati seguiti, o anche criticati, fino all’epoca d’oro, seguita alla ricostruzione post-bellica (un tipo di distruzione, molto poco creatrice). Orbene, nessuno dei personaggi qui citati era un ‘ingenuo’ che andava allo sbaraglio.
Le idee espresse erano frutto di ragionamenti e studi che avevano, comunque, una loro base ‘morale’, cioè esprimevano pensieri che potessero essere utili all’umanità tutta.
Poi, l’egoismo super espanso di qualcuno, ha ‘imbastardito’ le regole, ritornando, come in premessa, alla distruzione NON creatrice, ma sicuramente redditizia, per pochi…
[es. informatevi sul gruppo Carlyle, ai più sconosciuto (ma potete cliccare qui per saperne di più), che è uno dei maggiori beneficiari della produzione bellica, che loro chiamano ‘difesa’].
O, se non vi garba, questo esempio, provate a pensare alla ‘creatività’ di ‘Big Pharma’ che, anziché preoccuparsi della ‘salute’ dell’umanità, produce (a nastro) pseudo farmaci inutili se non addirittura controproducenti per la salute.
E’ più chiaro così?
E lo possono fare grazie alla ‘ignoranza’, peraltro indotta dal ‘sistema’ complessivo, di chi continua a guardare la pagliuzza, che suscita reazioni emotive, anziché l’enorme trave che sta distruggendo il mondo.
(citazione)
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… e c’è un Paese che in pratica mente da sempre …
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