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In meno di 70 anni guardate quanta democrazia hanno sganc … ops, ‘portato’ nel mondo …
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( qui si trova la prima parte )
Ed ora, attenzione …
perché sta cercando ‘olisticamente’ di…
unire i puntini …
LA CHIMICA DEL PARADOSSO
“I paradossi del surrealismo ci hanno permesso di gettare un ponte di collegamento fra taoismo e psicanalisi.
Questi estremi, apparentemente lontani, si possono anche collegare seguendo un percorso alternativo che passa attraverso i paradossi dell’alchimia.
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Le origini orientali dell’impresa di trasformazione degli elementi si trovano nell’ I CHING, ‘Libro delle mutazioni’: un testo risalente al primo millennio a.C., che divenne un classico sia taoista che confuciano.
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La sua struttura si basa su 64 esagrammi, ottenuto combinando in tutti i modi possibili sei righe intere (yang) o spezzate (yin).
Gli esagrammi compaiono nel testo a coppie complementari o simmetriche, ma l’ordine delle coppie è apparentemente casuale.
A partire dal secolo XI essi furono riordinati in maniera numerica, pensandoli come rappresentazioni binarie di numeri composti dalle sole cifre 0 e 1.
Gli esagrammi costituiscono dunque la base dell’aritmetica binaria, (ri)scoperta in Occidente da Leibniz soltanto nel 1679.
Come suggeriscono sia la complementarietà dello yin e dello yang, sia lo stesso titolo del libro, l’idea dominante dell’ I Ching è che le linee intere possono spezzarsi, e quelle spezzate integrarsi.
In tal modo gli esagrammi si mutano l’un l’altro, con un processo che che rappresenta la corrispondente trasmutazione degli elementi chimici ad essi associati.
Se i taoisti lessero l’ I Ching come un testo di alchimia, oggi i chimici possono vedere nella tavola dei 64 esagrammi una prefigurazione della tabella di Mendeleev; tra l’altro, con un numero comparabile di elementi.
Il tutto ha, naturalmente, anche un’interpretazione psicologica, legata alle massime associate agli esagrammi e messa in evidenza dalla famosa prefazione di Jung.
Quanto alle origini occidentali dell’alchimia, esse sono registrate direttamente dalla parola stessa, che è il nome arabo dell’Egitto: al-Khem.
L’impresa si fa risalire a Ermete Trismegisto, sincretica combinazione di tre divinità: il Toth egizio, l’Hermes greco e il Mercurio romano.
L’appellativo ‘Trismegisto’ che signifoca ‘tre volte grande’, enuncia espressamente il dogma dell’unità di questa Trinità.
I quindici comandamenti dell’alchimia furono incisi da Ermete (da cui, sappiate, derivano i termini ‘ermetismo e ermetico’ ndr) su una tavola di smeraldo, che sarebbe stata ritrovata nella sua tomba da Alessandro Magno.
Alla tavola era associato il sigillo VITRIOL, acrostico di Visita Interiora Terrae, Rettificando Inveniens Occultum Lapidem, ‘Scendi nelle viscere della terra e, interpretando, trova la pietra nascosta’.
Il secondo dei quindici comandamenti, ‘Così è in Cielo come in Terra, e in Terra come in Cielo’, stabiliva la paradossale identità di macrocosmo e microcosmo, che sarebbe divenuta uno dei tratti caratteristici del pensiero alchemico.
L’alchimia occidentale seguì due vie classiche.
La più antica, secca, usava il fuoco per la fusione.
Gli arabi la chiamarono al-iksir, ‘asciutto’, da cui deriva la parola ‘elisir’.
La seconda via, umida, risale a Maria l’Ebrea, che nel I secolo d.C. scoprì ad Alessandria il procedimento detto, in suo onore, ‘bagnomaria’.
Furono però gli arabi a inventare lo strumento principe di questa via, l’alambicco (da al-ambiq, vaso), che servì per la distillazione dell’alcool (da al-ghul, demonio, significato che si è conservato sotto ‘spirito’).
Ai recipienti veniva poi apposto il sigillo di Hermes, che sarebbe la nostra chiusura ermetica.
Poiché non possiamo, ovviamente, correre dietro alla storia dell’alchimia, ci limiteremmo a ricordare che essa subì varie persecuzioni, da Diocleziano nel 296 a Carlo V nel 1380, per svariati motivi.
Per un certo periodo. dopo la sua riscoperta medioevale, aveva però attecchito negli ambienti ecclesiastici.
Ad esempio, la praticarono francescani come Ruggero Bacone e Raimondo Lullo, e domenicani come Tommaso d’Aquino e Alberto Magno.
A quest’ultimo si deve addirittura la prima sintesi di un elementi chimico elementare: l’arsenico.
In genere, però, l’alchimia fu considerata un’attività demoniaca, come ogni impresa di conoscenza non derivante esclusivamente dalla Scritture.
Questa caratteristica è esplicita nella vicenda di Faust, che è l’archetipo dell’alchimista.
Già nella prima versione della sua storia, pubblicata da Joahann Spiess nel 1587, compare il patto col Diavolo:
*Io, dottor Joahannes Faust, essendomi proposto di indagare gli elementi, e non ritrovandone le capacità nella mia testa, secondo i doni graziosamente elargitimi dal Cielo, né potendo apprendere tali cose dagli uomini, mi sottometto al qui presente spirito Mefistofele, inviato e servitore del Principe infernale d’Oriente, ed eleggo il medesimo a mio insegnante di tali cose*.
Se il dottor Faust è l’alchimista letterario più noto, l’eroe storico dell’impresa fu Philippus Aureolus Theophrastus Bombast von Hohenheim, meglio noto come Paracelso (1493-1541).
A lui si deve, tra l’altro, l’introduzione del termine ‘quintessenza’.
E il suo nome è all’origine dell’espressione inglese ‘bombast’, che corrisponde a ‘rodomontata’ o ‘guasconata’.
Il che testimonia il carattere di esagerazione paradossale che oggi viene attribuito alle sue supposte imprese.
In realtà, l’alchimia rinascimentale si trovava a metà del guado tra ciarlataneria e scienza: parlava ancora il linguaggio della magia e del cristianesimo, ma compiva ormai esperimenti di chimica.
La sua ambivalenza si trascinò fino a Newton, che Keynes descrisse come:
*L’ultimo dei maghi, l’ultimo dei babilonesi e sumerici, l’ultimo delle grandi menti che guardano al mondo visibile e intellettuale con gli stessi occhi di coloro che iniziarono a costruire la nostra eredità culturale diecimila anni fa*.
Dopo di lui il legame fra religione e scienza fu reciso: lo scienziato dismise i panni del teologo e i linguaggi delle due professioni divennero incompatibili.
Fino ad allora, però, l’alchimia era stata soltanto una delle facce di un paradigma totalizzante che comprendeva anche l’astrologia, oltre alla religione.
Ad esempio, poiché Mercurio fungeva simultaneamente da elemento, pianeta e divinità, i discorsi su di esso potevano facilmente scivolare da un piano all’altro senza difficoltà.
Per dirla con Jung, che non era certo prevenuto: *La sventura degli alchimisti fu quella di non sapere neppure loro di che cosa parlassero*.
Con l’avvento della chimica, dell’astronomia e della psicanalisi si è finalmente capito che parlavano di una comprensione attiva del mondo atomico, della cosmologia e della psiche umana.”
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Mi auguro che si riesca a ‘comprendere’ un ‘tutto’ che si è andato evolvendo grazie a dei ‘benefattori’ della cultura umana che non si sono accontentati di quello che gli veniva raccontato e/o imposto, ma hanno esplorato, senza garanzie ed anche prendendosi dei rischi.
Al contrario, oggi, ben più di quattro pirla (e pure spocchiosi) si permettono di parlare di tutto, senza sapere niente.
Spero che si noti la differenza …
Vale sempre la massima di Ludwig Wittgenstein.
*Di quello che non si sa, bisogna tacere* … (aggiungo: oppure informarsi 😉 )
Vale per questi argomenti, ma anche per tutti gli altri.
Altrimenti le parole in libertà, accademiche, ideologiche, mistificatorie, supponenti, moralistiche, e chi più ne ha più ne metta, soffocherà definitivamente il mondo culturale e intellettuale che si preoccupa di
condividere le conoscenze, e che andrebbe ‘preservato e difeso’ contro l’orda di imbecilli che, pro domo loro, hanno questa ‘smania’ di protagonismo che cercano di imporre con la prepotenza e l’arroganza che è diventata il ‘simbolo’ della nostra epoca.
(citazione)
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Ora (se avete avuto la bontà di giungere fin qui con la lettura) vi devo svelare di chi è la mente che ha partorito questo testo … è, e non poteva essere altrimenti, opera di Piergiorgio Odifreddi e del suo: C’ERA UNA VOLTA IL PARADOSSO;
lui sì, è aperto a qualsiasi argomento, con il gusto di scoprire e divulgare, pur con le ‘sue’ idee su tante cose, condivisibili o meno, ma frutto di un’onestà intellettuale e cultura vera a cui si perviene ‘solo’ dopo avere esplorato tutto l’esplorabile.
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PS – Se vi capitasse di visitare Praga, che è una delle più belle città europee, c’è una strada, nel centro storico, che era ‘dedicata’ agli alchimisti e alle loro botteghe … il ‘Vicolo d’Oro’ … ed io ho avuto la fortuna di poterlo visitare 🙂
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Questo post è una scommessa …
Vi va di trattare di argomenti che hanno sempre dato origine a ‘polemiche’ senza fine ?
Se la cosa non vi spaventa potremmo provarci.
Dicevo delle polemiche, e non potrebbe essere diversamente discutendo di metafisica esoterica o meno, di magia, di ermetismo, di alchimia e/o qabbalah, di tarocchi … specialmente se a parlarne sono personaggi senza (o comunque con pochissima) conoscenza di tali materie: della loro storia, di coloro che nel tempo si sono dedicati allo studio o, perlomeno, a cercare di capirne i fenomeni, sempre con la capacità di ‘contestualizzare’ le epoche, le società e le conoscenze che c’erano al momento.
Alla fine si potrebbe dire che, con gli esseri umani, va a finire quasi sempre con le solite polemiche fini a se stesse, o con i rigurgiti di protagonismi di ego smisurati che, però, scarseggiano di un adeguato supporto culturale.
Personalmente non sono particolarmente appassionato a certe materie.
Penso però che (volenti o nolenti) queste materie agiscano più o meno inconsciamente nella psiche e, di conseguenza, nella vita di tutti giorni di moltissime persone (con le quali, comunque,prima o poi, ci tocca interagire).
Quindi, non fosse altro che per una questione sociologica, questi temi sono interessanti; il che non vuol dire però che abbia intenzione di difendere o avallare certe conclusioni.
Conscio della mia inadeguatezza sia culturale che storica generale ma ancor più manifesta su tali argomenti mi tocca farmi aiutare da chi ha una cultura ben superiore alla mia, ma vi svelerò di chi si tratta solo alla fine (chissà se qualcuno lo intuirà … 😉 ).
Allora eccovi un’analisi veramente ‘olistica’: per cercare di fare capire, per l’ennesima volta, cosa voglia dire comporre quest’enorme puzzle che è la vita ‘odierna’… in ultima analisi si tratta del famoso ‘unire i puntini’ …
Vi chiedo venia per la lunghezza per la quale lo divido in 2 parti.
“Il legame del surrealismo con Freud e la psicanalisi è esplicito, e lo fu fin dall’inizio.
Quello con la religione diventa plausibile non appena si noti che la psicanalisi costituisce una versione secolarizzata del Cristianesimo, in cui il Paradiso Terrestre è lo stato pre-nevrotico, la Caduta il trauma dell’infanzia, il Peccato la nevrosi, il Messia lo psicanalista, e la Grazia l’analisi.
O che è surrealista l’atteggiamento delle tre religioni rivelate, di scambiare il linguaggio mitologico dei propri libri sacri per un linguaggio logico, assegnando valenza metafisica a pagine letterarie che ne possiedono tanta quanto i poemi omerici.
Dalla plausibilità si passa alla necessità quando si ricordi che la religione, sfrondata da ciò che Keynes chiamava *tradizione, convenzione e circonvenzione*, si può appunto ridurre all’identificazione di Dio con l’Inconscio, e della salvezza con la Sua scoperta.
Questa identificazione è ben nota a tutti coloro che hanno occhi per vedere e orecchie per intendere.
Ad esempio, in Occidente, a William James (1842-1910), che nel classico LE VARIE FORME DELL’ESPERIENZA RELIGIOSA, del 1902, ipotizzava:
*Ciò con cui ci sentiamo connessi nell’esperienza religiosa è il prolungamento inconscio della nostra vita conscia*.
In Oriente, possiamo citare Daisetz Suzuki (1869-1966), che nell’altrettanto classivo L’ESERCIZIO KOAN COME MEZZO PER REALIZZARE IL SATORI, del 1933, definiva:
*L’illuminazione zen è la realizzazione dell’Inconscio*.
Per ottenere questa realizzazione lo zen, la psicanalisi e il surrealismo propongono di seguire la stessa via, già anticipata dal taoismo: ‘Agire senza agire’, cioè adattarsi al naturale fluire delle cose senza interferirvi artificialmente.
A seconda dei casi si parla di ‘vuoto mentale’, di ‘associazioni libere’ o di ‘automatismo’.
Benché i nomi cambino, in tutto il discorso precedente la sostanza rimane comunque la stessa: svincolare il pensiero dalle corazze della ragione e permettergli di seguire la sua vocazione paradossale.
[…]
Simili situazioni, disorientano e possono anche scatenare la schizofrenia, se troppo ripetute.
Lo zen e la terapia hanno dunque come comune scopo la soluzione paradossale di problematiche simili e apparentemente insolubili, con una conseguente illuminazione o guarigione.
Naturalmente, schizofrenia e terapia paradossale sono un male estremo e un estremo rimedio.
Più diffuso è invece il disagio causato dalla deumanizzazione della vita occidentale, per il quale un’arte paradossale di consumo può forse svolgere un’analoga funzione terapeutica.
Questo spiegherebbe, almeno in parte, il successo di Franz Kafka e Harold Pinter, che descrivono ‘l’assurdo’ che permea ogni aspetto della quotidianità.
O di George Orwell e Aldous Huxley, che espongono le demenziali costrizioni imposte dal totalitarismo.
I circoli viziosi e tragici sembrano, infatti, esprimere le condizioni del Novecento europeo meglio dei circoli virtuosi e comici da cui siamo partiti, forse più adatti ad altri tempi e luoghi.”
segue ./.
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Che dite … è solo una semplice ‘anatra’ (mandarina) ???
Io dico che è semplicemente uno ‘spettacolo’
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Diego il tuo scritto è bellissimo … ma ‘tutti loro’ agiscono così perché hanno uno ‘scopo’ … malefico ovviamente !!!
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DIARIO DI UNA FOLLE DOMENICA DI PRIMAVERA
È l’alba e sfoglio Repubblica con mezza mente ancora nei sogni e l’altra mezza affacciata sulla veranda della realtà.
Leggo il titolo “La fuga del bandito senza pietà/Fermatelo, può fare altri morti!”
Penso che ci si riferisca a Donald Trump.
Ma la metà di me con la tazzina in mano davanti alla primavera mi avverte che no, stanno parlando di “Igor il Russo”, il killer di Budrio, e non di Donald l’Americano, il gendarme del mondo.
Così, di questa domenica all’alba, la prima cosa con cui s’impasta la mente nel rosa nebbioso è la rabbia per il consenso senza dignità dei leader dei paesi europei, compreso Gentiloni nostro (così tanto gentilone con Trump che mi viene da gridare).
È orribile questa gentilezza con la vendetta armata del Kim Jong-un di Washington, del coreano-americano con l’anima da hamburger.
Perché bisogna avere il ketchup spalmato sui neuroni cerebrali e la senape sul cuore per non capire quale razza di odio viscerale e di guai collaterali innesca un intervento armato unilaterale USA su uno stato sovrano come la Siria.
Non a caso il dittatore coreano (talmente speculare a Trump da sembrare il suo gemello con gli occhi a mandorla) ha dichiarato ieri che “L’attacco Usa giustifica l’atomica”.
L’umanità, certo, non può tollerare chi stermina bambini con i gas.
Ma neanche lo sterminio degli innocenti quando sono gli Usa e i suoi alleati a sganciare bombe sulle aree più povere e culturalmente emarginate del pianeta.
Offrire gentilissimo, incondizionato consenso ai capricci armati del Kim Jong-un della Casa Bianca vuol dire che l’Onu è impotente e l’arte della politica è morta come quei bambini asfissiati da Assad, dai ribelli, o da chiunque sia stato.
Che bisognasse averne contezza “prima” d’intervenire dovrebbe essere superfluo ribadirlo.
Non sono simpatizzante dell’Isis né, se fossi arabo, sognerei mai di aderire a quelle sanguinarie follie, ma se malauguratamente fossi nato da quelle parti oggi avrei un motivo in più per scaraventarmi con un camion sulla folla, in Europa, e pareggiare un’altra volta i conti.
Se si ha avuto la fortuna di nascere in America o nelle nostre ben nutrite città, non bisogna mai abbandonare la ragione per la risposta armata, mai.
A perseguire l’occhio per occhio si diventa ciechi.
Non c’è bisogno di un genio per capirlo.
Ma Donald non lo sa.
E a Merkel, Gentiloni & Co., che invece lo sanno benissimo, non conviene saperlo.
Che vergogna, che pena quest’Europa.
Nel frattempo mi sono completamente svegliato e il mattino è di una bellezza oscena, in confronto a queste macabre notizie.
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Alla grande massa di persone obnubilate da TV e media (su ordine dell’Elite dominante) sfuggono parecchie cose, veramente tante … ma una in particolare :
capire cioè lo scopo ‘reale’ delle azioni umane !!!
Alcuni esempi sono talmente lampanti come tramutare il concetto di ‘guerra’ in quello di ‘missione di pace’ …
debbo continuare ???
Quello che è necessario (e non più procastinabile) è che la gente impari a decodificare i messaggi (manipolati) che riceve e capisca il ‘vero’ scopo di quello che succede …
Utopia la mia ???
Eppure non è così difficile …
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Disegnare il futuro?
E come se non saremo capaci di distruggere la feroce presenza di questi simil-uomini, amanti del dio denaro che dal tempo dei tempi strangolano l’umanità, non ci può essere futuro.
Un tempo la popolazione era ridotta in schiavitù con le catene ai piedi, mentre al periodo appena trascorsi venivano legati alla catena di montaggio e ora ai giorni nostri, vengono costretti ad elemosinarlo un lavoro privo di tutele, per non morire di fame.
Questo volevano i vampiri e questo sono riusciti ad ottenere.
Tutto questo perché non si è mai combattuto con lo scopo di sterminarli, ma solo per ottenere qualche briciola in più.
Ma nonostante l’enorme smisurata ricchezza che entra nelle loro tasche, non sono ancora soddisfatti e con l’oscena globalizzazione vogliono riportare la popolazione non al Medio Evo, ma al tempo dei romani: schiavi in catene e privi di tutele, quindi impossibilitati a lottare per riprendersi la libertà.
Il mondo è gestito da pazzi dannati e senza scrupoli, senza dignità, senza educazione, senza onestà tanto da arrivare a definire chi si pone dalla parte della giustizia “giustizialista” quasi che invece di stare dalla parte del giusto ci si dovesse vergognare e schierarsi contro.
Al G8 di Genova fu ucciso per sempre il futuro nostro e dei nostri figli e la parola Libertà diventò una bestemmia.
Da quel momento gli attuali nazisti ballano sui cadaveri dei suicidi per disperazione e sulla miseria galoppante che avvolge in un sudario nero l’intera umanità.
Maria Pia Roma
(una amica mia 😉 )
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la storia siamo noi … certamente … ci siamo dentro tutti :
è inutile disquisire se alcune considerazioni siano ‘realistiche’ oppure ‘pessimistiche’ … tanto è uguale per il risultato !
siamo talmente tanti (direi anche troppi per la sopportazione e le risorse di questo nostro martoriato Pianeta) che un bel numero di persone che hanno raggiunto la verità e la consapevolezza non potrà nulla contro una massa enorme di ‘pecore belanti’ assuefatte e remissive, soggiogate e schiavizzate, illuse ed obnubilate etc etc …
la razza umana ha prodotto nel corso dei secoli delle individualità notevolissime e degne di ogni rispetto, ma poche …
ha prodotto anche dei veri mostri (tanti) … ed una massa enorme di zombies …
le grandi qualità provenienti dall’animo umano sono state soffocate dalle enormi brutture fuoriuscite dalla stessa fonte … i difetti hanno prevalicato i pregi ed ora governano il mondo …
non me la sento di dissentire da coloro che affermano che l’unica razza che si è meritata sul ‘campo’ il castigo dell’estinzione sia proprio la razza umana …
a meno di un cambio ‘radicale’ (che non prevedo ormai più possibile) …
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