il Valore del Denaro


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Ora che abbiamo imparato cosa ‘ il sincretismo proviamo a leggere con attenzione questo contributo di Bernard Maris che riguarda il ‘denaro’ (trattato qui in maniera ‘sincretica’ appunto e, guarda caso, che rimanda sempre e solo allo stesso concetto: la Natura ! )

IL VALORE DEL DENARO

“Il denaro ha un prezzo e si parla del suo prezzo ‘d’uso’ (il tasso di interesse) come se si trattasse di un capitale immobiliare.
Maynard Keynes ha elaborato una teoria del tasso d’interesse come *prezzo psicologico dell’incertezza*, lontana dalla concezione classica e liberale che vede nel tasso d’interesse il prezzo dell’astinenza, ossia della rinuncia del consumo.
L’incertezza è collettiva e riflette l’angoscia o la fiducia della collettività dei consumatori o degli imprenditori di fronte al futuro.

2967

Qui approdiamo a una concezione sociale del valore, fondata sulla psicologia collettiva.
Accanto al lavoro esistono altri due elementi fondativi del valore: il denaro e il tempo.
Questi tre elementi definiscono il valore.
Ma fra gli ultimi due esiste una relazione particolare: il tempo è denaro e angoscia, quell’angoscia che il possesso di denaro consente di fugare.
*Gli economisti, fin che trattano della cosiddetta teoria del valore, insegnano abitualmente che i prezzi sono governati dalle condizioni della domanda e dell’offerta …

BERNARD MARIS

Ritengo che la divisione dell’economia fra la teoria del valore e della distribuzione da un lato, e la teoria della moneta dall’altro, sia una divisione errata.*
(cfr. Keynes ndr)
Ciò significa che:
1) la moneta supremo legame sociale, è al centro del sistema di valore.
2) la distribuzione e il tasso d’interesse sono al centro della questione economica.
Il ‘giusto prezzo’ fornisce una buona introduzione alla questione del tasso d’interesse.
Il fatto che il denaro abbia un prezzo, il tasso d’interesse, gli conferisce un valore intrinseco che è semplicemente il ‘prezzo del tempo’.
Ora, dice la scolastica (filosofia cristiana medievale ndr), questo è inammissibile, perché il tempo appartiene soltanto a Dio.

2965

Il Concilio Laterano (1179) vietò ai preti di accettare l’elemosina dagli usurai.
Il Medioevo ritrova, al di là dei Vangeli, la legge di Mosè, ostile al prestito a interesse, e la dottrina di Aristotele, a cui ripugna l’utilizzazione del denaro come strumento d’accumulazione.
La questione del prestito a interesse e del prezzo del tempo porta a quelle del valore del capitale (bene durevole) e del profitto.
Il tasso di interesse (sul denaro) è l’equivalente del tasso di profitto (sul capitale e sulle macchine) che definisce il valore stesso del capitale e dei crediti.

2964

Per giustificare il divieto del tasso d’interesse, la scolastica elaborò una dottrina economica articolata sulle nozioni di peccato e di carità, estremamente sottile e la cui portata andava ben al di là della semplice condanna morale.
(Di fatto, e con la solita ipocrisia tipicamente cattolica, il mercato del denaro era concesso solo agli ‘ebrei’, circoscrivendo il loro mercato solo nelle città dove risiedevano. Questi vanno avanti ancora oggi, con regole ‘diverse’, cioè … nessuna regola … ndr).
Domandare un interesse al mutuatario, il quale si indebita soltanto perché vi è costretto dal bisogno, è speculare sull’indigenza del prossimo.
E’ per questo che il profitto del capitalista, il quale anticipa il capitale ed è padrone del tempo degli uomini impegnati a produrre, non è giustificato.
E nulla è più condannabile della ‘crematistica’ di Aristotele (il denaro che produce altro denaro), poiché l’accumulazione è l’essenza stessa dell’avarizia.

2963

MISERIA DELLA RICCHEZZA

Le nostre arroganti società si ritengono estremamente ricche e disprezzano la frugalità delle società cosiddette primitive, ma ignorano la distruzione della fauna e della flora, la perdita irrimediabile della biodiversità e della diversità in generale, la scomparsa degli idiomi, crimine contro l’umanità.
Le nostre società non tengono conto dell’infelicità, né dello stress, né della tristezza, fissate come sono sul prolungamento della speranza di vita – di una vita in sé disperante.
Innumerevoli attività legate al dono di se stessi o all’altruismo non sono mai conteggiate (come conteggiare l’abnegazione dei volontari che contribuiscono a spegnere un incendio, o il lavoro di una casalinga? O quello di un genitore che insegna a leggere al figlio?), come se si dovesse penalizzare tutto ciò che non obbedisce alla logica del mercato.

2957

Come valutare una conversazione divertente, la nascita di un’amicizia?
O meglio: che cosa saremmo se tutto quello che l’umanità ci ha lasciato in retaggio, a partire dal tempo di Omero o dei cavalli incisi nella grotta di Chauvet, il cui tratto puro è come un disegno di Velasquez?
Come valutare l’apporto di Omero all’umanità?
Bill Gates, miliardario più ricco dell’intera Svizzera, esisterebbe senza Aristotele?
Il sapere è un lusso che si può pagare o una delle componenti inestimabili dello spirito umano?

2958

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Stimare il valore delle scoperte di Pasteur mediante il volume di affari della chimica o il valore di un’opera di Racine mediante le vendite editoriali ha qualcosa di indecente, qualcosa che in definitiva… svaluta.
Il giorno in cui conteggeremo nei nostri famosi PIL le distruzioni che abbiamo provocato rischieremo di scoprirci molto poveri!

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In fin dei conti la ricchezza e il valore prodotti dalle nostre società si giustificano soltanto con quel prolungamento della speranza di vita che sbandieriamo a ogni istante, ma nulla ci dice che la nostra vita valga la penda di essere vissuta quanto quella, più breve, di uomini di altre epoche, per esempio dell’antichità.
E pensiamo a quelli la cui vita, per quanto lunga, è ridotta a mera sopravvivenza, E a quelli la cui speranza di vita si abbrevia, come in Africa.”

Ecco un bell’esempio di scritto ‘sincretico’, e non occorre uno sforzo o una particolare base culturale per comprendere questi concetti.
Ci si arriva da soli, a patto che la ricerca interiore sia attivata e non si interrompa.
Maris, ci da solo la conferma della bontà delle nostre analisi e diventa quindi ‘un amico’ di cui fidarsi.

Per il resto i concetti espressi sono ‘pesantissimi’ se pesati sulla bilancia della pura ragionevolezza …

conosciamo il ‘sincretismo’


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2952

Vediamo cosa è il Sincretismo (nell’accezione latina Sincretismsus).
Erasmo da Rotterdam, nel Cinquecento, lo definiva come la ‘fusione’ tra le tendenze eclettiche di scuole di pensiero diverse (fonte Wikipedia).
Oggi, potremmo definirlo come un effettivo impegno nella ‘ricerca interiore’, all’interno di una ‘cornice’ nella quale ci si è stabiliti per scelta o cultura.
Quello che prosaicamente si potrebbe definire come: ‘unire i puntini’.
Se si riesce ad assumere il concetto come guida dei ragionamenti e successive scelte, non ci si stupirà più di fronte a qualsiasi manifestazione umana che sia, evidentemente, frutto della succitata ‘ricerca’.

Tutto ciò porta diritto diritto verso Spinoza, che è un’impervia montagna, (clicca) dura, faticosa, ma leale, che si presenta per quella che è, senza artifici e senza adulazioni.
Detto questo, per perseguire il sincretismo, è necessario ‘aprirsi’ a tante teorie, apparentemente contraddittorie, per poi ottenere una ‘sintesi’ che, quasi sempre, rimanda alla natura, quella che noi stiamo violentando e cercando di distruggere (anche se sarà più probabile il contrario), proprio perché manchiamo di un senso ‘sincretico’.
Vediamo, per ignoranza, per convenienza, per pigrizia, solo una parte del tutto, e ci illudiamo di trovare le soluzioni, dimenticandoci di tutto il resto.
Eppure, oltre duemila anni fa, il buon Platone ci metteva sull’avviso, scrivendo: *Chi vede l’intero è filosofo, chi no, no !*

2953

Il Tao (materia ‘complicata’ perché distante dal modello culturale ‘mediterraneo’ e perciò ostico nei suoi ‘paradigmi’ e ‘connessioni’ di pensieri, ma, se affrontato con la dovuta ‘calma’ e ‘serietà’ (come in fin dei conti si dovrebbe affrontare una montagna), è foriero di rischiaramenti e confluenze con i nostri modelli (giusti o sbagliati) che, nella contemporaneità, ci stanno allontanando dalla retta ‘Via’ o ‘Sentiero’ (due parole per definire perfettamente il Tao, appunto).
(citazione)

2854

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Leggiamo allora alcune pagine de  CAPIRE IL TAOISMO  di Jennifer Oldstone Moore :

“La tradizione delle lettere cinesi tiene in grande considerazione le opere del taoismo filosofico per la loro visione mistica, e le loro avvincenti immagini e la loro straordinaria bellezza letteraria.
E questo è vero in modo particolare per l’opera eponima di Chuang-tzu (circa 369-286 a.C.) il cui testo è caratterizzato da bizzarre conversazioni nonché da scherzose eppure profonde e acute osservazioni.

2954

Chuang-tzu sostiene l’eterno fluire della natura, con il continuo mutamento delle forme e le manifestazioni del mondo naturale che sono parte di un magnifico intero, dove niente va mai perduto e dalla cui superiore prospettiva tutte le cose devono essere considerate egualmente preziose e significative.
L’obiettivo principale per gli uomini è quello di apprendere l’imparzialità e la natura onniavvolgente del Tao e, come il Tao, di comprendere la creazione e l’esperienza da un punto di vista finale, piuttosto che da quello egoista e limitato dalla propria posizione di vantaggio.
Il brano ripreso da ‘Alluvioni d’autunno’ sta a dimostrare questa idea
Il dio del fiume non ha fatto che vantarsi della propria grandezza, fino a quando non è stato ridimensionato dal suo incontro con il vasto mare.
Il dio del mare riflette sulla prospettiva inevitabilmente limitata di ogni creatura del cosmo; abbracciando quindi la filosofia del Tao osserva che perfino il mare deve essere considerato piccolo all’interno del grande disegno del Cielo e della Terra.”

2955

Un passaggio da ‘ALLUVIONI D’AUTUNNO’

“Il dio del Mare del Nord disse:
*Non puoi discutere dell’oceano con una rana in un pozzo, poiché è intrappolata in uno spazio confinato.
Non puoi parlare di ghiaccio con un insetto estivo, perché è vincolato a un’unica stagione.
Non puoi parlare della Via con un allievo prevenuto, poiché è limitato dalla sua parzialità.
Sei venuto fuori passando attraverso i dirupi e le piane e hai contemplato il vasto mare e conosciuto la tua relativa insignificanza ora è possibile parlare con te del grande disegno sottostante.*
Di tutte le acque che ci sono sotto il cielo nessuna è più grande del mare.
Le miriadi di torrenti vi fanno ritorno, i fiumi continuano a scorrervi dentro, e ancora non si è riempito; defluisce sempre alla fine del mondo e tuttavia non si svuota.
La primavera e l’autunno non lo mutano: alluvioni e siccità non hanno alcun effetto su di lui; è incommensurabilmente più grande del Fiume Giallo e dello Yangtze.
Eppure non ho mai creduto che questa grandezza abbia molto a che fare con me.
Io ho preso forma del Cielo e dalla Terra e ho ricevuto il respiro vitale da yin e yang.
Il mio posto tra Cielo e Terra è simile a quello di un sassolino o di un albero su una grande montagna.
Io vedo di essere piccolo: per quale ragione dovrei considerarmi grande? “

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La Società dei Consumi


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2935

Baudrillard è un filosofo molto particolare per come approccia i temi che affronta, ed anche per una sua ‘sfrontatezza’ nel tirare conclusioni, anche radicali, che hanno però il pregio di provocare prima, per far riflettere poi;
è probabilmente un autore per pochi, ma i concetti arrivano ‘forti & chiari’ …

Da:    LA SOCIETA’ DEI CONSUMI    ( 1976 )
di Jean Baudrillard

“Ancora una volta non si può che essere d’accordo con Galbraith (John Kenneth, notissimo economista, critico del capitalismo tradizionale ndr) e con altri, e ammettere che la libertà e la sovranità del consumatore non sono che mistificazioni.

2950

Questa mistica ben alimentata (in primo luogo dagli economisti) della soddisfazione e della scelta individuale, in cui culmina tutta la civiltà della ‘libertà’, è l’ideologia stessa del sistema industriale, ne giustifica l’arbitrio e tutti gli svantaggi collettivi: sporcizia, inquinamento, deculturazione ; di fatto il consumatore è sovrano in una giungla di bruttezza, in cui gli si è ‘imposta la libertà di scelta’.
La trafila inversa (cioè il sistema del consumo) completa così ideologicamente e si alterna al ‘sistema elettorale’.
Il drugstore e la cabina elettorale, luoghi geometrici della libertà individuale, sono anche le due fonti di nutrimento del sistema.
[…]
Sul ‘principio economico’ Galbraith dice:
*Quel che si chiama lo sviluppo economico consiste largamente nell’immaginare una strategia che permette di vincere la tendenza degli uomini a imporre dei limiti ai propri obiettivi di reddito, e dunque ai loro sforzi*.

2951

*La pressione dei debiti, unita all’emulazione relativa al vestiario, trasformò rapidamente questa razza felice e svogliata in una moderna forza di lavoro*.
E lo stesso capita in tutti i paesi sottosviluppati, in cui la comparsa di gadget occidentali costituisce la miglior carta vincente di stimolo economico.
Questa teoria che si potrebbe chiamare dello ‘stress’ o dell’addestramento economico al consumo, è seducente.
Essa fa apparire l’acculturazione forzata verso i processi di consumo come la ‘conseguenza logica’, nell’evoluzione del sistema industriale, dell’addestramento orario e gestuale, in atto dal XIX secolo, dell’operaio ai processi di produzione industriale.”

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Troppo in anticipo, troppo!
Ne son già passati 40 ma forse fra altri 30 anni, qualcuno, (chissà … ma forse eh) comincerà a comprendere che il tanto decantato e spacciato ‘progresso’, non è che un’ulteriore e ‘sofisticata’ presa per i fondelli.

Scusate se mi soffermo spesso su questo argomento ma è una pietra angolare della costruzione che incarna il NON futuro dell’Uomo …

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