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La mente umana è in parte ancor oggi sconosciuta e misteriosa; certo è che alcune cose sono invece ormai chiare ed inconfutabili e fra queste che è la mente umana il grembo dove vengono “concepiti” le idee ed i pensieri che poi, appena “partoriti”, prendono la forma di parole oppure scritti;
si sente spesso dire che “il pensiero è circolare” (ed io ritengo sia una verità che riguarda però solo pensieri di livello); cosa significa ciò ?
Semplicemente che tutti i grandi pensieri hanno avuto una influenza derivata da pensatori precedenti e che diverranno a loro volta influenti per pensatori successivi;
vi ho recentemente postato alcuni brani tratti dal libro “ESSAIS” e per proseguire nell’esempio potremo dire così che Montaigne è stato influenzato da pensatori greci o latini ed a sua volta ha influenzato i pensatori che gli sono succeduti, da Newton a Cartesio, Spinoza e via discorrendo…
Cercare le cause e unire i vari punti rimane, ancora oggi, una delle cose migliori che si possano fare.
il testo che segue tratta dell’ingenuità e della persuasione, della verità e della menzogna e per noi che frequentiamo i social imparare a riconoscerle è di fondamentale importanza; non certo per le motivazioni addotte da Pitruzzella dell’Antitrust ma per noi stessi, per non cadere nelle varie trappole di cui questo variegato mondo è cosparso;

proseguo trascrivendovi un nuovo capitolo degli ESSAIS
Capitolo XXVII – E’ follia giudicare il vero e il falso in base alla nostra competenza –
“Non è forse senza ragione che attribuiamo a ingenuità e ignoranza la facilità a credere e a lasciarsi persuadere: mi sembra infatti d’aver appreso una volta che il credere era come un’impressione che si produceva sulla nostra anima; e quanto più essa era malleabile e meno resistente, tanto più facile era imprimervi qualcosa.
*Ut necesse est lancem in libra ponderibus impositis deprimi, sic animum perspicius cedere*
(Come inevitabilmente il piatto della bilancia è inclinato dal peso che vi si mette, così l’animo deve cedere all’evidenza)
– ACADEMICA II, XII – Cicerone –
Quanto più l’anima è vuota e senza contrappeso, tanto più facilmente si piega sotto il peso della prima persuasione.
Ecco perché i fanciulli, il popolo, le donne (dell’epoca ndr) e i malati sono i più soggetti ad essere menati per il naso.
Ma, d’altra parte, è anche sciocca presunzione andar disprezzando e condannando come falso quello che non ci sembra verosimile, ed è questo vizio abituale di coloro che pensano di avere qualche comptenza al di sopra del comune.
Una volta anch’io facevo così, e se sentivo parlare o degli spiriti che tornano o della profezia di cose future, degli incantesimi, delle stregonerie, o raccontare qualche altra cosa che non potevo comprendere, ero preso da compassione per il povero popolo ingannato da tali follie.
E ora trovo che ero perlomeno altrettanto da compiangere io stesso: non che l’esperienza mi abbia in seguito fatto vedere al di là delle mie prime opinioni (e tuttavia questo non è dipeso dalla mia curiosità), ma la ragione mi insegnato che condannare con tanta sicurezza una cosa come falsa e impossibile è presumere di avere in testa i limiti e i confini della volontà di Dio (sive Natura ndr) e dalla potenza della nostra madre natura; e che non c’è al mondo follia più grande che giudicarli in proporzione alla nostra capacità e competenza.
Si chiamano prodigi o miracoli le cose a cui la nostra ragione non può arrivare; quanti se ne presentano continuamente al nostro sguardo?
Consideriamo attraverso quali nebbie e come a tastoni siamo condotti alla conoscenza della maggior parte delle cose ch abbiamo fra le mani; certo troveremo che è piuttosto l’abitudine che la scienza a non farcene vedere la stranezza.
[…]
*Consuetudine oculorum assuescunt animi, neque admirantur, neque requirunt rationes earum verum quas semper vident*
(Gli animi si avvezzano con l’abitudine degli occhi e non si meravigliano e non cercano più le cause di ciò che vedono continuamente)
– DE NATURA DEORUM II, XXXVIII – Cicerone –
La novità delle cose ci spinge più della loro grandezza a ricercarne le cause.
Bisogna giudicare con maggior rispetto questa infinita potenza della natura, e con maggior consapevolezza della nostra ignoranza e debolezza.
Quante cose poco verosimili vi sono, testimoniate da gente degna di fede, che, se non possiamo esserne convinti, bisogna almeno lasciare in dubbio; perché condannarle come impossibili è farsi forti per temeraria presunzione, di sapere fin dove arriva la possibilità.
Se si capisse bene la differenza che c’è fra l’impossibile e l’inusitato, e fra ciò che è contro l’ordine del corso naturale e ciò che è contro la comune opinione degli uomini, senza credere temerariamente e neppure facilmente negare, si osserverebbe la regola del: *Niente di troppo*. prescritta da Chilone”. (Filosofo, uno dei sette saggi greci ndr).
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