Day 21 dicembre 2016
𝕣𝕚𝕗𝕝𝕖𝕤𝕤𝕚𝕠𝕟𝕚 𝕣𝕒𝕟𝕕𝕠𝕞
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𝕒𝕫𝕚𝕠𝕟𝕖 𝕤𝕠𝕔𝕚𝕒𝕝𝕖 & 𝕡𝕖𝕣𝕤𝕠𝕟𝕒𝕝𝕚𝕥𝕒’
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Secondo il sociologo americano Talcott Parsons la cultura è un sistema simbolico che ha come scopo essenziale la socializzazione degli individui, ossia il loro inserimento all’interno del gruppo sociale.
Egli concepisce la società come un tutto organico, più precisamente come un sistema che riceve risorse (input) dall’ambiente circostante e produce a sua volta effetti (output) nell’ambiente.
L’azione sociale si deve basare sul sistema morale vigente.
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𝐚𝐥 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥 “𝐯𝐨𝐫𝐭𝐢𝐜𝐞”
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“L’uomo ‘unilaterale’ ha perduto l’orgoglio della propria solitudine.
Accetta sempre più volentieri gli ‘idola’ della cultura che lo circonda; la cultura generica del nostro tempo, come gli viene suggerita dai libri (inutili), dai giornali e dalla televisione.
Così la sua mente, che una volta era pura ed esclusiva, si piega ad ogni compromesso e finisce per non capire il tema al quale, una volta, dedicava tutta la sua passione.
Accade, sempre più spesso, che lo specialista non comprenda la propria materia.
Annoiati, queruli ed insoddisfatti, riempiono la terra di pensieri, libri e oggetti inusabili, e di una massa sempre più crescente di malumore.
Poi, vanno tutti insieme ai loro Grandi Congressi.
[…]
La nostra mente non è una scatola divisa da pareti chiuse (almeno non dovrebbe ndr), ma un vivace caleidoscopio.
Essa pensa contemporaneamente idee diverse o contrastanti, insegue qualsiasi analogia, fruga ogni sensazione, raccoglie ogni specie di avvenimenti, vive nel nostro mondo e in quelli che costeggiano il nostro.
Noi, la parte più profonda di noi, stiamo nel centro di questo vortice, e cerchiamo di mettere in relazione fra loro tutti i pensieri e le forme della mente.
Non c’è compito più difficile.”
da: L’ARMONIA DEL MONDO – Pietro Citati –
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Parla Robledo: “Alla Procura di Milano c’è stato un abbraccio mortale tra giustizia e politica”
La ripresa delle indagini su Expo?
Sorgente: Parla Robledo: “Alla Procura di Milano c’è stato un abbraccio mortale tra giustizia e politica” | Giulio Cavalli
𝕖𝕙 𝕤𝕚 … 𝕕𝕠𝕡𝕠 𝕒𝕧𝕖𝕣 𝕡𝕒𝕣𝕝𝕒𝕥𝕠 𝕕𝕚 “𝕒𝕟𝕚𝕞𝕒” 𝕠𝕣𝕒 𝕔𝕚 𝕥𝕠𝕔𝕔𝕒 𝕥𝕠𝕣𝕟𝕒𝕣𝕖 𝕒𝕝𝕝𝕒 𝕒𝕞𝕒𝕣𝕒 𝕣𝕖𝕒𝕝𝕥𝕒’ …
𝕃’𝕒𝕟𝕚𝕞𝕒 𝕤𝕚 𝕡𝕦𝕠’ 𝕘𝕦𝕒𝕣𝕚𝕣𝕖 𝕠𝕡𝕡𝕦𝕣𝕖 𝕚𝕟𝕗𝕖𝕥𝕥𝕒𝕣𝕖 … 𝕀𝕝 𝕤𝕖𝕟𝕤𝕠 𝕕𝕖𝕝 𝕞𝕠𝕟𝕕𝕠 𝕕𝕖𝕧’𝕖𝕤𝕤𝕖𝕣𝕖 𝕗𝕦𝕠𝕣𝕚 𝕕𝕚 𝕖𝕤𝕤𝕠 … 𝕡𝕒𝕣𝕥𝕖 𝕥𝕖𝕣𝕫𝕒
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Vengo ora al secondo punto, la questione antropologica, già toccata, ma su cui non è inutile tornare.
Da quanto dice, sembra che lei aderisca a quel modo di pensare la vita denominato ‘riduzionismo’, visione opposta rispetto alla mia, che è l’emergentismo.
Definisco riduzionismo la prospettiva conoscitiva secondo la quale tanto più si capisce un fenomeno quanto più lo si riduce ai minimi termini, agli elementi fisici fondamentali, secondo una prospettiva che privilegia l’analisi e il sezionamento progressivo.
Definisco emergentismo la prospettiva conoscitiva secondo la quale tanto più si capisce un fenomeno quanto più lo si coglie nella peculiarità che lo distingue da tutti gli altri fenomeni, quanto più si comprende ciò che di singolare quel fenomeno esprime, secondo una prospettiva che privilegia la sintesi e la visione d’insieme.
Riguardo all’antropologia, nel suo intervento ha affermato che un essere umano è sostanzialmente due cose: natura (da lei specificata come cellule, connessione del sistema nervoso centrale, e patrimonio genetico) e ambiente (da lei identificato come luogo e tempo in cui si è nati e cresciuti, e come amicizie, letture ed esperienze varie).
Ha poi affermato che un individuo è interamente risolvibile nel suo essere vita biologica e nel suo essere vita sociale, rimarcando con chiarezza cristallina:
*Basta questo? A mio parere sì. Tutto lì? Tutto lì*.
Io la penso diversamente.
Io ritengo che la vita biologica e la vita sociale non bastino a definire un essere umano, che esso sia anche un’altra cosa, anzi, sia soprattutto un’altra cosa, e che questa cosa che lo distingue da ogni altro ente conosciuto sia la libertà.
A suo parere la vita biologica e la vita sociale basta a definire un uomo, a mio parere no, e qui si gioca la pù grande differenza fra noi, ed ha origine, a mio avviso, nella questione primordiale dell’esistenza o no della libertà.
Che cosa intendiamo, infatti, dicendo ‘libertà’?
Quale fenomeno vogliamo portare al pensiero?
A mio avviso dicendo ‘libertà’ esprimiamo dinamicamente ciò che il termine ‘anima spirituale’ e il termine ‘spirito’ esprimono staticamente; affermiamo, cioè, che la dimensione materiale non esaurisce il tutto dell’essere così come esso emerge nel fenomeno particolarmente complesso che è l’uomo.
Dicendo ‘libertà’ diciamo: essere > materia, cioè la realtà complessiva è maggiore della realtà materiale.
Ne viene che se io agisco in un determinato modo non è solo perché re-agisco a degli stimoli interni (la vita biologica) o a degli stimoli esterni (la vita sociale), ma, almeno qualche volta, è anche perché ‘mi va’ di agire così, e anche perché ‘scelgo’ di agire così.
Agire non è solo re-agire.
La differenza fra le nostre due visoni dell’uomo è esprimibile mediante una elementare equazione, che nel suo caso è:
io – mondo = 0, e nel mio: io – mondo = x, laddove l’incognita x rappresenta l’esistenza e l’azione della libertà rispetto alla vita biologica e sociale che il termine ‘mondo’ comprende in sé”.
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Le lucciole, qui intese come coleotteri e non come meretrici, in natura vivono SOLO in ambienti non inquinati, quindi biologicamente sani.
Si può dire lo stesso per gli umani ? No eh, beh, fateci su una riflessione…
E grazie a coloro che leggeranno questa riga 😉
𝕃’𝕒𝕟𝕚𝕞𝕒 𝕤𝕚 𝕡𝕦𝕠’ 𝕘𝕦𝕒𝕣𝕚𝕣𝕖 𝕠𝕡𝕡𝕦𝕣𝕖 𝕚𝕟𝕗𝕖𝕥𝕥𝕒𝕣𝕖 … 𝕀𝕝 𝕤𝕖𝕟𝕤𝕠 𝕕𝕖𝕝 𝕞𝕠𝕟𝕕𝕠 𝕕𝕖𝕧’𝕖𝕤𝕤𝕖𝕣𝕖 𝕗𝕦𝕠𝕣𝕚 𝕕𝕚 𝕖𝕤𝕤𝕠 … 𝕡𝕒𝕣𝕥𝕖 𝕤𝕖𝕔𝕠𝕟𝕕𝕒
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Quando il concetto assume stile e forza espressiva diventa più eloquente e più profondo (lo confermano anche i filosofi e i teologi ‘scrittori’, Platone, Seneca, Agostino, Pascal, Kierkegaard. Schopenhauer. Nietzsche, Barth).
La verità, infatti, è ben più dell’esattezza perché riguarda il tutto della vita, concerne non solo l’intelletto, ma anche il cuore e le mani, è ‘pravda’ non solo ‘ìstina’.
Sto facendo letteratura?
Può essere, ma come si fa a ‘dimostrare’ queste cose?
O uno le sente o non le sente. queste cose si possono solo ‘mostrare’, non ‘dimostrare’, e in ciò sta la forza e la debolezza della vita spirituale.
Si può dimostrare il ‘dharma’ dell’induismo e del buddhismo?
Si può dimostrare il ‘tao’?
Si possono dimostrare le Quattro nobili verità del discorso di Buddha a Benares?
Si può dimostrare il decalogo di Mosè?
Lei potrebbe dire che si tratta di religioni, una forma poco rigorosa del discorso.
Prendiamo allora la filosofia: si può dimostrare l’ ‘apeiron’ di Anassimandro?
Il ‘nous’ do Anassagora?
Il ‘logos’ di Eraclito?
Si può dimostrare il mondo delle idee di Platone?
L’entelechia di Atistotele?
L’ ‘eghemonikòn’ di Marco Aurelio?
Spero non esistano punti di vista così rozzi da ritenere che, trattandosi di filosofi antichi, il loro pensiero non fosse sufficientemente profondo da riuscire a dimostrare in modo incontrovertibile le loro argomentazioni.
Infatti, lo stesso vale per il pensiero moderno e contemporaneo:
si può dimostrare la natura naturante di Bruno e Spinoza?
Il sentimento del dovere di Kant?
Lo spirito assoluto di Hegel?
Si può dimostrare la ‘noluntas’ di Schopenhauer?
L’eterno ritorno di Nietzsche?
Credo che lei conosca questa affermazione del ‘Tractatus logico-philosophicus’ di Wittgenstein:
*Il senso del mondo dev’essere fuori di esso’, vale a dire che per l’indagine sul senso complessivo del mondo è necessario attingere un punto di vista esterno rispetto al mondo, cosa di cui le religioni e le filosofie si ritengono capaci, ma che le porta per ciò stesso a risultare intrinsecamente indimostrabili.
Del resto, è stato il più grande logico del Novecento, Kurt Godel, a dimostrare con i suoi due teoremi di incompletezza che la verità non coincide con la dimostrabilità logica, nel senso che è impossibile dimostrare la non contraddittorietà di un sistema logico-matematico mediante il linguaggio del sistema stesso.
Il che significa: assumendo il mondo quale sistema logico-matematico, risulta la legittimità, se non addirittura la necessità, di altri linguaggi oltre alla logica-matematica per indagare il mondo stesso.
Il compito peculiare per cui è nato il pensiero filosofico e religioso è cogliere il senso del tutto, ‘l’arché’ dei presocratici o, per esprimere il medesimo concetto in termini teologici, Dio in quanto ‘principium universitatis’ secondo la definizione di Tommaso d’Aquino.
[…]
(segue)
𝕃’𝕒𝕟𝕚𝕞𝕒 𝕤𝕚 𝕡𝕦𝕠’ 𝕘𝕦𝕒𝕣𝕚𝕣𝕖 𝕠𝕡𝕡𝕦𝕣𝕖 𝕚𝕟𝕗𝕖𝕥𝕥𝕒𝕣𝕖 … 𝕀𝕝 𝕤𝕖𝕟𝕤𝕠 𝕕𝕖𝕝 𝕞𝕠𝕟𝕕𝕠 𝕕𝕖𝕧’𝕖𝕤𝕤𝕖𝕣𝕖 𝕗𝕦𝕠𝕣𝕚 𝕕𝕚 𝕖𝕤𝕤𝕠 … 𝕡𝕒𝕣𝕥𝕖 𝕡𝕣𝕚𝕞𝕒
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Riprendiamo il libro DISPUTA SU DIO E DINTORNI, limitandoci a prendere in considerazione alcuni interventi di Vito Mancuso (teologo oltre che scrittore);
vi rammento che io non sono un credente “tradizionale” (direi più Spinoziano 😉 ) ma vorrei farvi apprezzare la “finezza” e la “profondità” intellettuale di queste pagine;
comprendendo che un testo troppo lungo non invogli ad iniziare la lettura ve lo propongo “a puntate” in modo che se sarete interessati a proseguire avrete la possibilità di farlo 😉
anche per la lunghezza ma anche per la evidente difficoltà evito l’inserimento di immagini …
dal capitolo: LA LETTERATURA, L’ANIMA E UN IMBARAZZANTE CONTRASTO
“(Rispondendo a Augias ndr). Penso di poter riassumere così le molte questioni sollevate:
1) il metodo del mio discorrere, definito “di natura essenzialmente poetica”;
2) le questione antropologica;
[…]
Lei ha detto che i miei argomenti appartengono più alla letteratura che non alla vita razionalmente considerata, e in quanto letteratura e poesia sono indimostrabili e quindi inconfutabili.
Non desidero affrontare una difesa del mio argomentare, considerato, all’opposto. freddo razionalismo da una parte del mondo cattolico.
Ogni singolo lettore di queste pagine avrà modo di farsi un’idea sia del mio argomentare sia del suo giudizio al riguardo.
Desidero piuttosto svolgere una breve considerazione sulla natura dell’ argomentazione filosofica e teologica.
Ci si potrebbe stupire del fatto che lei, dopo aver affermato che i miei pensieri sono letteratura, per dare fondamento alle sue argomentazioni sia ricorso a due poeti (Lucrezio e Leopardi) e a un romanziere (Dostoevskij).
Io, però, non me ne stupisco, perché so che la vera letteratura non è meno rigorosa della scienza.
Anzi, di fronte allo spettacolo mutevole e contraddittorio della vita, forse solo la vera letteratura è in grado di poterne parlare nel modo meno improprio.
La scienza ci offre i suoi dati e il pensiero filosofico cerca di meditarli per capire il senso complessivo, ma è solo la grande letteratura che sa seguire la vita in tutte le sue curve, in quel misto di razionalità e irrazionalità che è l’esistenza concreta,
Per questo la letteratura, più di ogni altra forma di dell’espressione scritta, entra nell’anima e ne incide l’interno.
La può guarire oppure infettare, pacificare oppure turbare; mai, però, la lascia indifferente.
(segue)
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𝔲𝔫 𝔪𝔬𝔱𝔦𝔳𝔬 𝔦𝔫 𝔭𝔦𝔲’ 𝔭𝔢𝔯 𝔯𝔦𝔪𝔭𝔦𝔞𝔫𝔤𝔢𝔯𝔢 𝔦 𝔱𝔢𝔪𝔭𝔦 𝔡𝔢𝔩𝔩’𝔦𝔫𝔣𝔞𝔫𝔷𝔦𝔞
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Milano nel dopoguerra divenne una città principalmente industriale (cosa che ai giovani oggi può sembrare impossibile);
l’𝖔𝖕𝖊𝖗𝖆𝖎𝖔 (vero lavoratore), tutte le mattine, in tuta e sulla sua bicicletta si recava in fabbrica, e lì svolgeva la sua mansione dando il meglio di se.
Aveva un qualcosa che nel tempo è andato scemando, non saprei come definirlo compiutamente ma “senso di 𝖗𝖊𝖘𝖕𝖔𝖓𝖘𝖆𝖇𝖎𝖑𝖎𝖙𝖆‘” potrebbe anche essere adatto;
il lavoro a lui richiesto andava svolto con il massimo impegno per una questione di “𝖔𝖓𝖔𝖗𝖊” suo personale, oggi vediamo tristemente invece un proliferare di “furbetti” di ogni tipo;
alla fine della giornata lavorativa tornava a casa stanco ma conscio dell’utilità della sua giornata, magari in compagnia della moglie che lo attendeva all’uscita;
Certo allora le fabbriche erano organizzate, produttive, finanche ‘eccellenze’, e parlo di Alfa Romeo, Borletti, Falck, Breda, Bianchi, oggi, tutta archeologia industriale, e questa realtà non certifica certo un “𝖕𝖗𝖔𝖌𝖗𝖊𝖘𝖘𝖔”;
dire che è colpa dei ‘lavoratori’ non è corretto, ci si è lasciati convincere tutti che, per stare al mondo senza responsabilità personali, bastava dare il 𝕞𝕚𝕟𝕚𝕞𝕠 per ottenere il 𝕞𝕒𝕤𝕤𝕚𝕞𝕠, delegando ‘professionisti’ del litigio perenne, per ottenere
quello che nessuna 𝖑𝖔𝖌𝖎𝖈𝖆 (degna di questo nome) potrebbe avallare.
Ogni riferimento ai sindacati NON è puramente casuale (anche se non sono gli unici responsabili, ovviamente e come si evince dall’immagine).
Si può non essere d’accordo, ma se non ci sono più gli ‘operai’ di una volta di qualcuno la responsabilità sarà pure …
Anche di ognuno di noi …
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𝓓𝓸𝔁𝓪
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Sinceramente non ricordo se ne ho già parlato qui ma di una cosa son certo : è tanto tempo che son convinto di quello che vado a dirvi …
e per farvi valutare il mio grado di convinzione vi suggerisco di ricordare il commento di Fantozzi dopo la visione del film in b/n ” La corazzata Potemkin”
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Ancora stasera in TV ci propinano l’ennesimo 𝕤𝕠𝕟𝕕𝕒𝕘𝕘𝕚𝕠 𝕊𝔼𝕋𝕋𝕀𝕄𝔸ℕ𝔸𝕃𝔼 sulle “intenzioni di voto” (e si noti bene che ogni canale ha il suo sondaggista di riferimento) con tanto di dibattito al seguito, ed analisi degli spostamenti (di zero virgola …);
e la cosa si perpetua per mesi (neanche abbiamo all’orizzonte una data di elezioni, fra l’altro);
veramente non ne posso più di ascoltare così tante parole costruite sul nulla cosmico !
Ma possibile che tutti prendano per una cosa seria (finanche scientifica) una sequela di numeri assolutamente privi di ogni barlume di significato ?
E dovete sentire come ne argomentano convinti …
Allora vediamo se riesco a spiegarvi perché li ritengo dei numeri “𝖘𝖕𝖆𝖗𝖆𝖙𝖎 𝖆𝖉 𝖈𝖆𝖟𝖟𝖚𝖒” … (e non per niente quasi mai ci azzeccano 😉 )
Parliamo dal criterio di effettuazione, questo lo avrete capito;
io ipotizzo che non vadano casa per casa oppure per strada ma che effettuino delle chiamate telefoniche;
tralascio di porre il problema della grandezza del “campione” (più è piccolo e meno risulta attendibile a mio parere);
pongo il problema invece di come è formato il campione (e non faccio la questione, comunque importante, della rappresentatività):
ipotizziamo che oggi telefonino a 1.000 persone …
mi domando tra una settimana 𝕔𝕙𝕚 chiamano … esattamente le stesse 1.000 oppure altre 1.000 diverse dalle prime ?
Capite che nel primo caso alla 4 o 5 settimana un “𝕧𝕒𝕗𝕗𝕒” se lo beccano di sicuro ? (e con conseguente risposta “quanto attendibile” ?)
Ma capite pure che è l’unico modo per avere un minimo di significanza degli spostamenti;
pensate invece se ogni volta il campione è formato da persone diverse … come si può in questo caso parlare di variazione delle intenzioni di voto … hai chiesto ad altra gente !!!
Dove starebbe quindi la scientificità di tali giochini ???
In entrambe le ambigue opzioni i risultati sono numeri dal dubbio significato.
E su numeri “𝖘𝖕𝖆𝖗𝖆𝖙𝖎 𝖆𝖉 𝖈𝖆𝖟𝖟𝖚𝖒” possono mai costruire dibattiti politici seri ?
Ci mancassero argomenti cruciali e vitali su cui discutere …
Come sempre i media (ed i politici) non conoscono il senso della parola “𝕧𝕖𝕣𝕘𝕠𝕘𝕟𝕒” …
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