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Chi di voi ha letto i miei commenti precedenti (in cui portavo come contributo un brano tratto dal libro di Perotti ADESSO BASTA) avrà ormai capito il senso del “cambiamento” radicale attuato dall’autore;
non stiamo parlando semplicemente di una “fuga” perché non è di questo che si tratta, neppure di una scelta dettata dalla disperazione;
Perotti non si limita a spiegare perché ha preso determinate decisioni solo adducendo i problemi interiori che lo attanagliavano, va ben oltre :
ci descrive una situazione comune a tutti, quella di essere ingabbiati nel modello di questa società consumistica e capitalistica che ci relega a dei meri “produttori” di beni o servizi, ma ci ricorda che la nostra vita è unica (e breve) e che non è questo il modo migliore per viverla;
ecco allora che ci parla di una cosa di fondamentale importanza … i sogni !
Non quelli che si fanno ad occhi chiusi dormendo, no … quelli che si fanno ad occhi aperti …
Eccovi allora un altro brano tratto dal capitolo:
IL SOGNO E’ UN PROGETTO REALIZZABILE
“Una cosa fa la differenza rispetto a chi sogna di cambiare storia: l’intenzione di vivere dandosi la possibilità di realizzare il proprio sogno, calandolo nella realtà, trattandolo finalmente come un progetto.
Purché non si riduca all’assunto: ‘Smettendo di lavorare sarò felice’.
Credo che quest’assunto non sia per niente vero.
In ogni epoca di crisi morale, di spiazzamento sociale, si tende a sovrastimare l’effetto di qualche soluzione taumaturgica.
La vita è e resta (anche) una valle di lacrime per tutti.
Prima o poi io morirò.
La ricetta per la felicità non ce l’ha nessuno.
Però esistono momenti, condizioni felici.
Esiste la possibilità di intraprendere un percorso di comprensione, di coscienza di sé, che offra maggiori chance di armonia e leggerezza.
Tuttavia, qui non è molto opportuno porsi il problema del senso dell’esistenza. Semmai quello di come viverla, che sia insensata oppure no.
Cioè di come fare, il prima possibile, a tornare uomini liberi (se la libertà è questione che interessa) e poter vivere altre vite, meglio che si può, prima che sia troppo tardi.
Un mio amico voleva comprarsi una barca, una barca a vela.
Erano anni che ci pensava, era proprio la sua passione.
Finalmente sembra che sia arrivato il momento.
Ha un buon lavoro, e i soldi da parte quasi quasi bastano.
Una sera a cena, mentre lui sognava sui dépliant raccolti al Salone Nautico di Genova, il figlio gli dice: *Papà. ma se ti compri la barca, poi, che cosa sogni?*.
Quando me l’ha raccontato intendeva spiegarmi perché non se l’era comprata.
Ecco, io appartengo al tipo opposto.
Io i sogni che non posso realizzare non li sogno proprio, ma gli altri, quelli realizzabili, tendo a fare di tutto per concretizzarli, farli diventare veri, il prima possibile, per godermeli e poterne sognare altri.
Il professor Paolo Rossi, nel suo libro SPERANZE uscito di recente (2009 ndr), parla di ‘Speranze Assenti’ e ‘Speranze Impossibili’.
La nostra epoca è affetta da questo duplice virus, tipico dei disperati, che non nutrono nessuna fiducia in sé e nel mondo oppure tendono a collocare le speranze in luoghi irraggiungibili, dove arriva solo l’immaginazione.
A queste, Paolo Rossi oppone le ‘Speranze Possibili’.
Lui si occupa di massimi sistemi e della salvezza del mondo.
Io che mi occupo di cose più terra-terra plaudo però a questo principio della ‘possibilità’ come parametro per valutare la bontà del sogno e della speranza ad esso collegata.
Come dice lui, ‘le speranze possibili servono a metterci al riparo dalla disperazione’.
Ebbene, il sogno di cui stiamo parlando, rassicuro tutti, è realizzabile.
Questo libro parla esattamente di come ho fatto io a realizzarlo, partendo da una condizione media, comune che mi rende identico a migliaia di altre persone, senza essere ricco di famiglia, senza avere proprietà immobiliari, senza ricorrere a forme di assistenza pubblica, frodi o rapine in banca.
Parla soprattutto dei miei errori e delle cose ben riuscite.
LA SCELTA POLITICA: Comprendo bene, naturalmente, che spingermi su questo terreno ha una portata politica.
Accade sempre quando si parla di libertà.
Di per sé, il fatto che una persona operi un cambiamento radicale nella sua vita non è un fatto eclatante, sembra una storia privata, smette di esserlo quando ciò che avviene rientra in un diffuso bisogno di cambiamento, di evasione da quello che un tempo veniva percepito come benessere e ora, per i più, somiglia a una colonia penale (il valore della contestualizzazione ndr).
La storia privata diventa simbolica e istruttiva. Soprattutto ‘dà speranza’.
Queste pagine sono la cronaca di come sia possibile analizzare la propria vita in modo realistico, a volte impietoso e senza sconti, mettendosi davanti al sistema economico, studiando gli effetti che determina sulle nostre vite, valutando se accettarlo o rifiutarlo, armandosi di quanto necessario e sfidandolo (facendosi carico delle conseguenze).
Un uomo solo contro il mostro. Davide contro Golia.
Una dimostrazione, soprattutto, che non è vero che siamo tutti costretti a vivere nello stesso modo, che non c’è alternativa, che il cambiamento è impossibile.
La vera arroganza non è del meccanismo consumistico e capitalista – cioè, apparentemente il nemico – bensì di chi lo accetta, di chi crede (come credevo io) che non si possa fare altro che seguirne le regole.
L’alternativa c’è eccome, purché siamo disposti ad assumerci le responsabilità che comporta”.
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