l’Economia dell’abbastanza


 

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“Nulla basta
a colui il quale
non basta
ciò che basta”

Epicuro

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Economia

(ricordando sempre la fondamentale differenza con la “finanza”) è un argomento di grande interesse generale e quotidiano, da cui dipendono tanti sviluppi inerenti alle nostre esistenze, più o meno serene, più o meno degne di essere vissute;
è un argomento di cui ho parlato pochi giorni fa ma che tiene sempre banco;

l’assordante comunicazione dei megafoni del potere, gestita da una banda di incapaci e arroganti figuri, amplificata dai media, che diffondono regole, regolette, assiomi di una scienza che non esiste, utilizzando cortine di fumo come le statistiche dello zero virgola, in più in meno, o algoritmi che si inventano, dopo, per giustificare le scelte errate precedenti.

Le scelte vengono fatte secondo gli schemi tracciati da alcune scuole di pensiero ma purtroppo si è arrivati, in questo campo, al “pensiero unico”;
la cosa non è casuale ed è frutto di un voluto inserimento (decenni e decenni fa) di determinati tipi di docenti nelle facoltà sparse nel mondo : chi aveva “visioni” diverse non veniva preso in considerazione ed anzi emarginato e non aveva la possibilità di divulgare la propria teoria preferita; gli studenti a loro volta divenuti poi docenti hanno completato il “disegno” che ha portato il mondo attuale unicamente votato al capitalismo sfrenato e relativi “effetti collaterali”;

Eppure esistono “ricette economiche” diverse ed alternative ma sono semisconosciute e non considerate;

il mio “solito” amico mi dice testualmente : “
Per l’ennesima volta, e per l’ennesimo argomento, ti dovrebbe risultare evidente che il ‘pensiero’ guida, in tutti i nostri ragionamenti e/o riflessioni, debba essere quello filosofico che, se ben condotto, ti fornisce ‘l’atteggiamento’ la ‘forma mentis’ critica e disincantata, da cui scaturiranno le ‘tue’ decisioni, in un senso o nell’altro.”

Ecco, quello che manca agli uomini, la capacità di analisi, la capacità di valutare senza pregiudizi e preconcetti la realtà che si “vede”, la capacità di effettuare scelte non per forza uniformate al “così fan tutti”;
chiamiamola, se vogliamo, “onestà intellettuale” …

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Tratto dal libro

BANCHIERI – Storie del nuovo banditismo globale
di Federico Rampini, giornalista e residente negli USA, un gustosissimo capitolo per illustrare meglio questi concetti.

Capitolo:     TRASLOCARE E’ RIDIMENSIONARE

” ‘Vivere con meno. Molto meno’. E’ lo slogan che riassume una nuova filosofia, il consumo frugale, l’economia dell’abbastanza, il benessere condiviso e sostenibile, la crescita slow ma felice.
E’ il titolo che il New York Times dà a una testimonianza personale. Quella di Graham Hill, ex enfant prodige di Internet, un giovane imprenditore innovativo, canadese ma con lo spirito tipico della West Coast americana.
Fonda una start-up a Seattle, la rivende, diventa multimilionario. E in breve tempo si accorge di essere sulla strada sbagliata: l’accumulazione di oggetti, staus symbol, il benessere materiale non lo portano da nessuna parte.

( clicca qui per visualizzare )

Cambia rotta, crea un blog ambientalista (Treehugger, ‘chi abbraccia gli alberi’) dedicato ai nuovi stili di vita, si ‘rieduca’ da solo per vivere con un decimo delle cose che aveva al culmine della sua agiatezza.
Questa è una storia che può anche irritarci: in fondo è la vicenda di un privilegiato, membro di quella èlite dell’1 % contro cui si scagliava Occupy Wall Street.
E’ più facile ridimensionarsi quando si parte da così in alto.
Eppure non è stata questa la reazione dei lettori. Il sito del NYT, poche ore dopo la sua pubblicazione, l’articolo di Hill ha già molte centinaia di commenti.
La maggioranza sono positivi.
[…]

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Downsizing (rimpicciolimento, ridimensionamento) è il termine che fu coniato per descrivere le ristrutturazioni aziendali. che falcidiano il personale, delocalizzano in paesi a basso costo di manodopera, rattrappiscono la base occupazionale.
Ora si parla di downsizing in un altro senso, applicato al tenore di vita.
E’ la lezione appresa nella crisi, il paradigma valoriale che segue la Grande Contrazione.
La nazione che ha inventato ed esportato nel mondo intero la formula più estrema del consumismo, e ne ha pagato il prezzo sotto forma di distruzione ambientale, diseguaglianze, patologie sociali, oggi vuole sperimentare qualcosa di diverso.

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In California, Dave Bruno ha lanciato il ‘movimento delle 100 cose’, insegna ai suoi seguaci una nuova ‘aritmetica della vita’ che comincia concentrandosi sull’essenziale e… svuotando cantine e solai di roba inutile.
Nel paese che inventò il marketing dello spreco, il ‘paga due compri tre’, oggi invece almeno un pezzo di società si rieduca a vivere con 100 oggetti al massimo, perché di più non serve averne.
[…]

Skidelsky

Uno dei teorici di questo rinsavimento collettivo lo conosco bene.
E’ Lord Robert Skidelsky, grande storico inglese dell’economia, biografo di John Maynard Keynes, una delle massime autorità sul pensiero che ‘salvò il mondo’ dalla Grande Depressione degli anni Trenta.
Suo figlio Edward è un filosofo. Hanno unito le loro intelligenze, e le loro discipline, per trovare una risposta alla crisi che vada ‘oltre’ l’economia in senso stretto.
Il lor saggio  QUANTO E’ ABBASTANZA  (Mondadori) prende spunto proprio da una riflessione di Keynes sui valori di una società post industriale.

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In una conferenza del 1928, poi trasformatosi un un pamphlet nel 1930 (POSSIBILITA’ ECONOMICHE PER I NOSTRI NIPOTI – Adelphi -). Keynes dipinse un affresco visionario del futuro.
Alcune delle sue profezie si sono avverate: l’immensa moltiplicazione di ricchezza.
Altre no: non abbiamo usato il progresso tecnologico per ridurre drasticamente il tempo di lavoro e allargare a dismisura la sfera delle nostre attività culturali, artistiche, filantropiche.
Al contrario di quanto auspicava Keynes, siamo immersi in un sistema ipermaterialistico; anche coloro che hanno un tenore di vita benestante non si accontentano. L’incapacità di riconoscere quando ‘abbiamo abbastanza’ è una malattia diffusa. E’ anche un limite della scienza economica, che non sembra avere nulla di dire in proposito.
Skidelsky padre mi spiega il senso della sua ricerca: l’aspirazione a una ‘buona vita’ , la rifondazione dell’economia su basi etiche, per una crescita più sana e sostenibile, lo conducino a rileggere o grandi classici della filosofia: Aristotele, Kant, Marcuse, Bertrand Russell. *Bisogna chiedere aiuto alla filosofia* (!!!) mi dice lo storico, *perché l’economia non ha molto da dirci su cosa costituisce una buona vita.
L’economia è diventata una ‘disciplina del processo’, nel senso che si occupa dei mezzi e non dei fini.
Si è basata sempre più su un approccio metodologico che da per scontato l’individualismo.* […]
Nel mondo anglosassone alcuni accusano Skydelsky di avere una visione ‘patrizia’, elitaria.

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La sua prospettiva ideale, che esalta il tempo libero, i consumi culturali, la creazione artistica, sembra distante dai bisogni di milioni di disoccupati in Occidente; o dalle aspirazioni di un miliardo di contadini cinesi e indiani.
Questa, risponde lo storico *è una critica superficiale*.
Noi ci troviamo per la prima volta nella storia umana davanti a questa possibilità: di vivere in un sistema che crea abbastanza ricchezza per tutti.
E’ già una realtà (potenziale ndr) nelle nazioni sviluppate dell’Occidente. […]
L’ideale di una ‘vita civile’ un tempo era riservato agli aristocratici e ai ricchi.
Gli stessi filosofi del passato quando disegnavano i loro modelli di una buona vita, si rivolgevano alle minoranze.
Ora che l’ideale può interessare una maggioranza tra noi, è il momento di estrarre dalle riflessioni del passato i valori di una buona vita.
Un’altra obiezione attacca il concetto di ‘abbastanza’. Come dimostra il comportamento dei signori della finanza, o altre oligarchie di straricchi, molti ritengono di non avere mai abbastanza denaro.
Questo, per lo storico inglese, è il cinismo di chi vede l’essere umano come immutabile, dunque considera l’avidità e l’insaziabilità tratti di natura. *Ma in passato questi difetti furono affrontati attraverso delle limitazioni morali. Abbiamo bisogno di una morale proprio perché la natura umana non è perfetta, e tuttavia può essere trasformata, controllata.* […]

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Alla fine lavori così tanto che non ti resta il tempo per pensare a te stesso, e vivere una buona vita. hai una vita riempita solo di oggetti. Quel che resta del tuo tempo libero è ad alta intensità di consumo.
Ma non è obbligatorio seguire questo modello.
Bisogna ripensare il tempo libero, reimparare a godersi la vita.
E non ce l’ho con tutti i gadget.
Mi piace il Kindle che serve a leggere… Questo ci riconduce a un dibattito che avvenne negli anni Cinquanta e Sessanta.

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Una grande riflessione, un classico, fu il saggio di John Kenneth Galbraith ‘LA SOCIETA’ OPULENTA‘.
Si pose proprio questo problema: che cosa c’è oltre l’opulenza?
Dopo di allora, quel filone di pensiero non è diventato maggioritario.
La discussione si è fermata, con l’eccezione degli ambientalisti e dei teorici della decrescita, che comunque rimasero ai margini.
Ora è venuto il momento di riprendere.”

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come chiosa finale (ricordando che vi ho già introdotto in passato al tema della “decrescita felice”) voglio solo aggiungere che “vivere per lavorare” e “lavorare per vivere” son due aspetti profondamente diversi tra loro dell’unica realtà umana di oggi ma (peccato che facciano di tutto per non farcelo pensare) occorre sempre tenere in considerazione che la vita è anche tante, tante altre cose …

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Civiltà Incivile


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Stavo riflettendo con un amico sull’uso attuale del linguaggio, una prerogativa non solo umana ma che negli umani ha raggiunto livelli impensabili per altri esseri viventi (riferendoci esclusivamente all’uso di “suoni vocali” visto che in altri campi comunicativi alcuni animali sono più progrediti di noi);
l’uomo preistorico si esprimeva molto a gesti poi con l’aggiunta di suoni (più o meno gutturali), con il trascorrere del tempo i gesti sono in parte rimasti ma i suoni sono stati perfezionati, assemblati ed ampliati;
il linguaggio è divenuto un artefice dello sviluppo sia culturale che civile dell’uomo;
ma come sempre (quando si ha a che fare con l’uomo) si sale progressivamente fin che si raggiunge un punto dal quale si ruzzola rovinosamante verso il basso;
è quello che possiamo constatare oggi;

ormai non si comunica più nella maniera tradizionale, si chatta oppure si messaggia ed in questo modo non esiste possibilità di dialogo (come scambio di idee ed opinioni), è solo un riduttivo e fugace gettare un piccolissimo messaggio in bottiglia all’interno di uno stagno per la “pesca” altrui;

all’interno dei luoghi pubblici più svariati ognuno sta ormai sempre più a lungo con il capo chino sul suo “aggeggio” e neppure si accorge della presenza altrui;
il telefono che una volta “avvicinava” ora “allontana” e “divide” …

le parole hanno perso molto del loro vecchio significato, le persone hanno perso dimistichezza con l’uso corretto di molte di esse e tanti le mistificano addirittura;
la verità è stata soppiantata dalla verosimiglianza (se non addirittura dalla menzogna), l’essere dall’apparire, il costruire dal giudicare;

l’Homo Sapiens ha impiegato secoli e secoli per diventare Homo Videns, passivo e lobotomizzato osservatore acritico della TV;
i diritti sono stati progressivamente ridotti e si tende all’annientamento totale degli stessi, ma questa ultima forma evolutiva umana non è più in grado di rendersene conto e di reagire …

Nel gruppo umano moderno (almeno quello facente parte dei Paesi “cosiddetti” civilizzati) qualcuno forse le sbarre le vede pure, ma è stato meschinamente indotto a credere che gli “schiavi” siano rinchiusi dall’altro lato delle stesse …

Claudio

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Potere Spirituale – Potere Temporale … Potere …


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Viaggio lampo del Papa nei luoghi del terremoto …

dire che a questa notizia sia stato stamane dato “ampio” risalto è riduttivo :
su tutte le reti, interruzione dei programmi talk per mostrare le immagini, commenti;
vista la grande importanza della cosa ho preso una decisione :

domani (nonostante io abiti molto più distante) farò una visita ai luoghi del terremoto … qualche momento di raccoglimento, una buona parola …

poi chiamerò la “mia” banca e predisporrò un “semplice” bonifico …

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