Il vaccino antinfluenzale contiene 25.000 volte più mercurio tossico


Il Natural News Forense Food Lab ha analizzato i vaccini antinfluenzali scoprendo che contengono 25.000 volte il mercurio consentito per l’acqua potabile

Sorgente:    Il vaccino antinfluenzale contiene 25.000 volte più mercurio tossico

allora la domanda mi sorge spontanea :

qui qualcuno racconta balle …

ma chi sarà mai ???

Paradossi


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Dopo avervi proposto (su un argomento particolarmente ponderoso) il mio punto di vista, quello di uno scienziato e quello di un … “guru” (mah, sarà corretto definirlo bonariamente tale ?) come non tornare ancora allo scienziato in questione per analizzare un tema che spesso viene completamente dimenticato : quello della capacità di analisi dell’uomo;
ormai la massa delle persone accetta idee “preconfezionate” da altri (da “maitre a penser” di dubbio livello), uniforma le proprie a quelle della “maggioranza silenziosa”, si adegua e si adatta senza riflettere ed eventualmente reagire (intellettualmente, s’intende), si accontenta di “consumare” un prodotto di infima qualità perché “così fan tutti” …
il mondo è pieno zeppo di teorie di ogni genere, di domande, di risposte, di certezze, di dubbi ma la verità dove starà mai ?
La manipolazione della verità poi non è solamente casuale o involontaria, è divenuta ormai un’arma da usare per raggiungere degli scopi precisi che sono assolutamente deleteri per la maggioranza degli esseri umani;
Ragionare, riflettere, misurare, pensare … senza avere la mente “libera” è ormai impossibile e avere la mente libera oggi è un dono che pochi hanno …

Il mio contributo di oggi (scusate se un po’ lunghino) come ‘indiretta’ risposta a JK, è ancora tratto dal libro IL COMPUTER DI DIO di Piergiorgio Odifreddi

Capitolo: DOMANDE PARADOSSALI – PARADOSSI E PARACARRI

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“Di fronte ai paradossi, le domande più ovvie sono due.
Anzitutto che cosa sono? E poi che farne? Come spesso e paradossalmente accade, le domande possono ammettere svariate risposte.
Che cosa siano i paradossi dipende dal periodo storico, ed è riflesso nei nomi con cui essi sono stato chiamati.
Per i Greci erano paralogismi (‘oltre la logica’), cioè puri e semplici errori di ragionamento.
Per i medioevali divennero ‘insolubilia’, cioè problemi insolubili o dilemmi inspiegabili.
Per i moderni sono stati ‘antinomie’ (‘contro le regole’) o, appunto, ‘paradossi’ (oltre l’opinione corrente, paradoxa, dove doxa sta per opinione ndr), cioè indizi di problemi del senso comune.
Che cosa fare dei paradossi dipende dall’atteggiamento con cui essi sono considerati, che può andare dal tragico all’umoristico, dal rifiuto all’accettazione, Fra gli estremi appena accennati è possibile inserire una intera tassonomia (norma o regola ndr).
Aristotele e Russell hanno aborrito i paradossi come la natura aborrisce il vuoto, cercando di proporne soluzioni più o meno soddisfacenti e utili.
Pirrone e Hegel hanno abbracciato le contraddizioni come i kamikaze andavano incontro alla morte, basando su di essi il rifiuto l’uno della conscenza e l’altro della realtà.
Kant ha brandito le antinomie come il cacciatore un fucile a quattro canne, sparando pallettoni sui merli che credono di credere e invece si illudono soltanto di pensare.

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Kierkegaard ha visto i paradossi come le spinte che si ricevono sul trampolino e che costringono a fare un salto nel vuoto oltre il bordo della ragione.
Lewis Carroll, Franz Kafka e Jorge Luis Borges hanno costruito le loro opere letterarie su girandole di situazioni paradossali, al limite e oltre.
Bateson (antropologo, sociologo e psicologo ndr) e Watzlawick (filosofo e psicologo ndr) sono arrivati a considerare paradossale ogni forma di comunicazione umana, fondando su questa visione una singolare terapia psichiatrica (terapia familiare ad orientamento familiare – Mental Research – Scuola di Palo Alto – ndr).
Insomma, la storia dei paradossi è letteralmente uno sterminato spettacolo di varietà, con scene che vanno dalla tragedia greca all’operetta: di esso non è possibile mostrare che degli spezzoni, che speriamo almeno stimolanti.

Per tre volte, nella storia, i paradossi sono stati davvero al centro dell’attenzione: nel periodo greco, nel medioevo, e a cavallo fra Ottocento e Novecento.

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Oggi essi sono descritti come verità che stanno a testa in giù e a gambe in su per attirare l’attenzione, e mostrano una discrepanza tra le credenze che rendono una affermazione impossibile, e la logica che rende un argomento in loro difesa corretto: l’unica soluzione possibile, non indolore, è una revisione radicale delle credenze, della logica o di entrambe.

Il primo e più preoccupante paradosso è ‘l’idealismo’: noi crediamo all’esistenza di un mondo esterno, popolato di altri esseri simili a noi, ma non possiamo provare né che l’uno e gli altri esistano, né che non ci inganniamo in altre maniere forse ancora più subdole, come ci insegnano il ‘maya’ delle Upanishad, la farfalla di Chuang Tzu, la caverna di Platone, il nulla assoluto di Nagarajuna, la vita come sogno di Calderon de la Barca, il genio malefico di Cartesio, l’albero che cade nella foresta senza che nessuno lo senta di Berkeley, il raddoppiamento dell’universo avvenuto stanotte di Poincaré, il mondo creato cinque minuti fa da Russell, la luna che c’è solo quando qualcuno la guarda di Bohr, il cervello collegato al computer della Realtà Virtuale.

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Un secondo e non meno preoccupante paradosso è ‘l’empirismo’:
i dati dei sensi ci sembrano fornire la conoscenza più sicura e indubitabile, tanto che spesso non crediamo a qualcosa se non la vediamo o non la tocchiamo con mani, ma la ragione ci mostra che a volte i sensi ci ingannano in maniera inaspettata, come nelle figure ambigue di Frazer (antropologo, famoso per i suoi studi sulla magia cfr, IL RAMO D’ORO ndr), o in quelle impossibili rese popolari da Escher (incisore e artista grafico olandese ndr).

In terzo tipo di paradossi riguarda le ‘decisioni’.
Anzitutto, crediamo di essere liberi ma non possiamo provare di non essere completamente determinati, come ci suggeriscono le ipotesi di Laplace, l’uomo macchina di La Mettrie, i condizionamenti inconsci della psicoanalisi, i robot dell’Intelligenza Artificiale, gli androidi della fantascienza…
Come non bastasse, le decisioni razionali a volte non sono affatto ragionevoli, e le scelte che crediamo di fare votando sono in realtà illusorie, come hanno dimostrato Condorcet (enciclopedista illuminista ndr) e Arrow (economista, autore del TEOREMA DELL’IMPOSSIBILITA’ ndr).

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Un quarto tipo di paradossi concerne ‘l’infinito’, che impregna la matematica e la teologia.
Esso sembra un limite naturale a cui tende il pensiero, ma la sua problematicità è dimostrata da Achille e la tartaruga, la pietra di Gregorio di Rimini, l’autobiografia di Tristram Shandy etc. Il regresso infinito è poi in agguato dietro a ogni definizione (Agrippa), dimostrazione (Sesto Empirico), deduzione (Lewis Carroll), proprietà (Bradley), mettendo in dubbio la possibilità stessa di ragionare.

Un ultimo tipo di paradossi contamina infine la ‘verità’ stessa: il cretese Epimenide citato da san Paolo, il mentitore di Eubulide, la causa di Protagora, lo spergiuro di Aristotele, il coccodrillo di Diogene Laerzio, il ponte di Sancio Panza, il barbiere di Russell…
Lungi dall’essere un giochetto innocuo, la confusione di livelli logici che li accomuna sta, in realtà, alla base dell’intera comunicazione umana: gioco, umorismo, simbolismo, poesia, rituali, recitazione, arte, fino al linguaggio stesso.
E’ l’incapacità di saper controllare, almeno a livello inconscio, i livelli logici crea effetti patologici quali la schizofrenia, la paranoia, l’ebefrenia, la catatonia…

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Insomma, la nostra vita e il nostro mondo sembrano veramente essere il regno del paradosso, e potremmo concludere che tutto è ‘menzogna’. Ma questa affermazione non può essere vera: se lo fosse, anch’essa dovrebbe infatti essere una menzogna (parafrasando Platone ndr).
Dunque essa è falsa, e non tutto è menzogna: allora ci deve essere Dio, perché questo significa che qualche verità esiste, ma ci deve essere anche il Diavolo, visto che non sappiamo quale questa verità possa essere.
A coloro che vogliano combattere il Diavolo, indaffarandosi a cercare la verità non possiamo che consigliare di studiare la logica (ne esistono corsi di matematica, informatica e filosofia).
Non nascondendo, però, che il consiglio è sospetto: esso arriva non da noi, modesti portavoce, ma da Mefistofele in persona (nel Faust di Goethe)! “

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Alla mia nazione


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Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

Pier Paolo Pasolini

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Su Dio (Jiddu Krishnamurti)


Sorgente:    Su Dio (Jiddu Krishnamurti)

 

La maggior parte di noi vuole credere solo perché è più comodo; ci dà un senso di sicurezza, un senso di appartenenza a un gruppo.

 

Il pensiero è tempo, e qualsiasi cosa progettata dal pensiero deve appartenere al tempo.

 

Un po’ lunghino, forse, ma certamente “interessante” per completare un discorso aperto qualche giorno fa … da una diversa “prospettiva”.

Roma news


Sorgente:    Roma, la Raggi risparmia 3.000.000: taglia auto blu e permessi Ztl e dà la tessera bus e metro ai Consiglieri!! Com’è che nessuno, né in Parlamento né in alcuna altra amministrazione, in 70 anni di Repubblica, ci ha mai pensato?? | Articolo21

Non necessita di commento …

ma in TV ho sentito per settimane parlare d’altro …

Massimo Fini: “Andremo a sbattere. O almeno io lo spero…”


Sorgente:    Massimo Fini: “Andremo a sbattere. O almeno io lo spero…” – Il Fatto Quotidiano

 

… in realtà il vero valore della vita è il tempo.
Oggi il discorso politico è sempre scandito da numeri:
Pil, decimali, statistiche.
Cifre che non sono la cifra della felicità.

XX Secolo


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“Se decideste di spegnere la televisione e iniziaste a sfogliare dei saggi, vi accorgereste che l’unico grande tema del XX secolo è stata la solitudine e l’alienazione.”

~ Patch Adams ~

[Dipinto di Edward Hopper, “Automat” (1927)]

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( tratto dalla pagina FB  di  Filosofia e Storia della filosofia )

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E’ una riflessione con tanto fondamento ma che nessuno crederà vera se non dopo una accurata opera di “ripulitura” di facciata;
è forse anche l’unica verità ma è stata “mimetizzata” accuratamente (e meschinamente, furbescamente, volutamente, proditoriamente, ingannevolmente) dietro una maschera di facciata (appunto) denominata in tanti modi, da “progresso” a “civiltà”, da “libertà” ad “opportunità”, da “crescita” a “sviluppo” e via dicendo;
una riflessione amara : guarda quanti avverbi ho utilizzato (ed altri se ne potrebbero aggiungere), hanno tutti la desinenza “mente” ma nessuno di essi presuppone un etico, onesto, corretto, umano, “utilizzo” della stessa …
ormai l’uomo non ragiona più con il cervello, neppure con il cuore (modo sbagliato ma nobilissimo), ragiona con il portamonete …

Claudio

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I DUBBI DEL CLOWN


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Vediamo un po’ di continuare nella lettura dell’ormai “nostro” libro    CARO PAPA TI SCRIVO   con la seconda parte del capitolo postato ieri;
l’argomento centrale potremmo definirlo quello del “dubbio” e ritroviamo in questo testo un personaggio famosissimo, di cui ho parlato in un recente mia condivisione di un articolo molto particolare, che proprio incarna questo argomento;
Santificata da poco ma protagonista di vicende (secondo quell’articolo) assolutamente in contro tendenza rispetto alla “fama” mondiale che la circonda;
partendo dalla sua esperienza viene trattato il tema del dubbio, sempre presente nella vita dell’Uomo, in ciascuno, che incide sulle decisioni, che indirizza, che consente o nega determinate scelte;
il dubbio condiziona azioni e pensieri ma ovviamente può o rimanere tale per sempre oppure essere superato e decodificato; di questo occorre tener conto in ogni nostra discussione, in special modo su argomenti reperiti in rete

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Capitolo  I DUBBI DEL CLOWN  (parte seconda)

Vado a trascrivere, partendo dall’ultimo periodo postato ieri:

“Naturalmente, è proprio di questo che parleremo nel nostro scambio. Affrontando in particolare anche gli aspetti per i quali la dottrina cristiana in generale, e quella cattolica in particolare, appaiono anacronistiche all’uomo moderno.
O, per rimanere nell’apologo da cui siamo partiti, rivolgendoci non tanto all’aspetto letteralmente clownesco o pagliaccesco del prete e del teologo, ma a quello metaforico: cioè, non al trucco e alle vesti che essi indossano, ma ai testi e alle recite che portano in scena.
E il motivo per cui ne potremmo parlare è che Lei stesso ammette candidamente di avere, o aver avuto, dei dubbi al proposito.

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Anzi, nel Suo libro ci spiega che i dubbi sono connaturati alla fede stessa, E che in realtà lo hanno, o dovrebbero averli, tutti i fedeli.

*Sul credente pesa la minaccia dell’incertezza, che nei momenti della tentazione gli fa duramente e d’improvviso balenare davanti agli occhi la fragilità del tutto, il quale ordinariamente gli appare invece tanto ovvio* (cfr. Introduzione al cristianesimo)

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Gli esempi che Lei porta al proposito riguardano Teresa di Lesieux e Paul Claudel. Ma oggi ne abbiamo un altro ancora più clamoroso, oltre che più noto al pubblico: quello della mediatica missionaria Madre Teresa di Calcutta. La quale, come Lei stesso ha confermato, il 1° settembre 2007, di fronte a trecentomila giovani riuniti a Loreto, *con tutta la sua carità e la sua forza di fede, soffriva del silenzio di Dio* (cit. Ratzinger)

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Il Suo commento scaturiva dalla pubblicazione, avvenuta in quei giorni, degli epistolari e dei diari della suora.
Ecco, ad esempio, ciò che Madre Teresa scriveva a Ferdinand Périer, arcivescovo di Calcutta, nel 1956: *Per che cosa mi tormento? Se non c’è alcun Dio, non c’è neppure l’anima, e allora anche tu Gesù, non sei vero. Io non ho nessuna fede, nessun amore, nessuno zelo. La salvezza delle anime non mi attrae, il Paradiso non significa nulla, io non ho niente, neppure la realtà della presenza di Dio*.
E al reverendo Micheal van der Peet, nel 1979: *Gesù ha un amore molto speciale per te. Ma per me, il silenzio e il vuoto sono così grandi che io lo cerco e non lo trovo, provo ad ascoltarlo e non lo sento*.

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Il non credente, ovviamente, considera il silenzio e l’assenza di Dio non una strana anomalia, ma la semplice normalità. Piuttosto, egli troverebbe sospette la presenza e la loquacità divine, tipiche delle tradizioni profetiche o oracolari. Presenza e loquacità che, tra l’altro, si sono progressivamente diluite con lo sviluppo storico, fino al loro esaurimento. […]
La tradizione greca mostra uno sviluppo analogo. Ai tempi di Omero vedere o intravedere gli dei e sentire le loro voci doveva essere la norma, visto come egli ne parla. In seguito la cosa divenne monopolio degli oracoli e delle sibille, che sono l’analogo dei profeti.

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La vena infine si esaurì, e in questo caso si sa precisamente quando: nel 363, con l’annuncio fatto dalla Pizia del definitivo abbandono di Delfi da parte di Apollo, molto dopo che Plutarco aveva testimoniato ‘Il tramonto degli oracoli’, e poco prima che il santuario venisse comunque chiuso in seguito agli editti di Teodosio.
Oggi, nell’era della psicologia cognitiva e delle neuroscienze, è più sensato pensare che quelle voci, se veramente erano udite, provenivano non da roveti ardenti o dall’antro dell’oracolo, bensì dall’inconscio di chi le udiva, eventualmente stimolato da ausili chimici psicoattivi quali la manna o le esalazioni di un gas. Il tutto, in accordo col motto evangelico: *Il regno di Dio sta dentro di voi*.
Nei dubbi del credente, il non credente vede dunque soltanto un tentativo della ragione e della coscienza di riappropriarsi del controllo che la fede aveva dirottato sull’irrazionale e sull’inconscio.

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Nel Suo libro lei riflette specularmente questi dubbi su quelli, supposti uguali e contrari del non credente.
Trovo molto interessante questo tentativo di far incontrare il credente e il non credente sul terreno dei reciproci dubbi. di proporre, addirittura, questi dubbi come il ‘luogo della comunicazione’, in cui ‘il credente rompe il ghiaccio col dubbioso e il dubbioso si apre col credente’.
Accetto dunque di scendere su questo terreno e di aprirmi temporaneamente al dubbio, per seguire le sue argomentazioni fino a quando mi sarà consentito dalla mia onestà intellettuale. Non senza chiedere a Lei di considerare, però, l’eventualità che i dubbi del credente e del non credente possano non essere simmetrici. Se il primo infatti, come si lamentava madre Teresa, cerca e non trova, ascolta e non sente, il secondo può non trovare e non sentire perché semplicemente non cerca e non ascolta. E non è necessariamente la superbia a non farlo cercare o ascoltare, condannandolo magari a essere ‘spesso in errore, mai nel dubbio’.

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Anzi, al contrario, a volte fermare il non credente può essere l’umiltà di non voler superare le colonne d’Ercole del pensiero, costituite *acciò che l’uom più oltre non si metta*.
La logica moderna ci ha infatti insegnato che ‘non tutte le domande sono sensate, e non tutte le domande sensate ammettono risposta’. E già Aristotele aveva intuito, nella Metafisica (IV, 1006a), che è segno di cattiva educazione intellettuale non sapere a quali domande cercare di dare risposta, e a quali no.
Altre volte, ancora più semplicemente, le inquietudini del ‘forse, però, è vero’ svaniscono definitivamente, senza successivi ripensamenti o rimpianti, al sopraggiungere della maturità.
Così accade, universalmente, per le favole natalizie su babbo Natale o Gesù bambino. E così accade, almeno per qualche non credente, anche per le favole pasquali su Gesù adulto. In tal caso non permangono dubbi residui, e non ritornano possibili ripensamenti: si volta pagina e si passa ad altri problemi.”

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