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Forse non a tutti verrebbe in mente di pensare che “laico” abbia come possibile sinonimo “libero”;
abbiamo tutti l’idea che sia l’antitesi di religioso e ne ragioniamo di conseguenza; ma siamo certi che sia proprio così ?
a volte su certi termini facciamo un po’ di confusione oppure ci facciamo prendere la mano dai luoghi comuni;
vi voglio proporre (da ateo) una visione diversa (seppur datata quasi 20 anni, ma sempre attuale) e quindi il contributo di oggi, intende ‘chiarire’ il termine di LAICO e di conseguenza della LAICITA’.
Traggo il testo sempre da Claudio Magris nel libro
LA STORIA NON E’ FINITA
il capitolo è
LAICITA’ – LA GRANDE FRAINTESA

“Poche parole e pochi concetti sono fraintesi come ‘laico’ e ‘laicità’, così spesso evocati e a sproposito nella discussione etico-politica e in particolare della scuola pubblica e privata, sempre più immemore non solo dell’illuminismo e del pensiero liberale, ma anche del Vangelo, che insegna a discernere ciò che spetta a Dio e ciò che spetta a Cesare.
Laico non significa affatto, come spesso impropriamente si dice o ignorantemente si presuppone, l’opposto di ‘cattolico’ e non indica, di per sé, né un credente né un agnostico o un ateo.
Laicità non è un contenuto filosofico, bensì un ambito mentale, la capacità di distinguere ciò che è dimostrabile razionalmente da ciò che invece è oggetto di fede (sia essa politica o religiosa ndr) – a prescindere dall’adesione o meno a tale fede – e di distinguere le sfere e gli ambiti delle diverse competenze, per esempio quelle della Chiesa e quelle dello Stato.

La laicità non si identifica a priori con alcun credo preciso, con alcuna filosofia o ideologia, ma è l’attitudine critica ad articolare il proprio credo filosofico o religioso secondo regole e principi logici che non possono essere condizionati, nella loro coerenza, da nessuna fede perché in tal caso si cadrebbe in un torbido pasticcio. sempre oscurantista.
In tal senso la cultura – anche una cultura cattolica – se è tale è sempre laica, così come la logica – quella di Tommaso d’Aquino o di un pensatore ateo – non può non affidarsi a criteri di razionalità e così come la dimostrazione di un teorema, anche se fatta da un santo della Chiesa, non può non obbedire alle leggi della matematica.
[…]
Laicità significa tolleranza, dubbio rivolto pure alle proprie certezze, autonomia, demistificazione di tutti gli idoli, anche dei propri; capacità di credere fortemente in alcuni valori, sapendo che ne esistono altri, pur essi rispettabili (magari non tutti eh, ma anche qui è necessario saper distinguere ndr).

Laicità significa fare i conti con le scelte e le rinunce implicite in ogni scelta, non confondere il pensiero e l’autentico sentimento – che è sempre rigoroso – con la convinzione fanatica e con le viscerali reazioni emotive.
Essa costituisce una profonda moralità e si oppone sia al moralismo inacidito, sempre fazioso, sia alla disinvoltura etica.
Laico è chi sa aderire a un’idea senza restarne succube, impegnarsi politicamente conservando l’indipendenza critica, ridere e sorridire di ciò che ama continuando ad amarlo; chi è libero dal bisogno di idolatrare e di dissacrare, chi non la dà a bere a se stesso trovando mille giustificzioni ideologiche per le proprie mancanze, chi è libero dal culto di sé.
Non solo il clericalismo invadente e intollerante, ma anche la dominante cultura o pseudocultura radicaloide e secolarizzata è l’opposto di questa laicità, in quanto è caratterizzata da un narcisismo petulante, smanioso di rivestirsi di un’aureola ideologica e di declamare nobili battaglie.

Non c’è dozzinale avanspettacolo che non si prenda sul serio e non sia persuaso di svolgere una missione libertaria: tutti si sentono Galileo davanti all’Inquisizione anche quando si limitano a innocue spiritosaggini.
Questa pomposità è assai poco laica, al pari della bigotteria.
I bacchettoni che si scandalizzano dei nudisti sono altrettanto poco laici di quei nudisti che, anziché spogliarsi legittimamente per il piacere di prendere il sole, lo fanno con l’enfatica presunzione di battersi contro la repressione.
Il rispetto laico della ragione non è garantito a priori né dalla fede né dal suo rifiuto; molti di coloro che ridono della religione credono pacchianamente alle superstizioni più irragionevoli.”
(6 dicembre 1998)
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