Day 21 agosto 2016
milva: UOMINI ADDOSSO- 1993- testo da ricordare, voce rabbiosa,estesa, d’effetto!
TESTO
Hai le braghe che scoppiano
E quando mai te ne vai
La signora è da cuocere
Uomini sempre addosso
Avanti marsch
Vai che scatta lo scandalo
Tutti pronti coi flash
Cameriere una camera
Uomini sempre pronti
Sono qua
Ma quando torna il sole
Uomini sulle scale
Uomini nei paltò
Uomini vanno via
Mi hai riempita di figli tuoi
Mi hai comprata nei bar
Mi hai sposata davanti a Dio
Uomini addosso a questo
Corpo mio
Ma quando torna il sole
Gli uomini sulle scale
Gli uomini nei paltò
Gli uomini vanno via
Vanno a rifare i soldi
A ripulirsi il cuore
Ognuno a casa sua
Gli uomini che bugia
Torna dalla tua femmina
Tanto al buio si sa
Le gatte si assomigliano
Uomini sempre addosso
Pensate che ho scoperto questa perla nella versione greca…
Antropologia culturale e pregiudizio
§
Ultimamente sto riportando solo Eco … non solo perché mi piacciono i testi ma anche per la loro attualità pur se datati qualche anno;
le guerre continuano, le migrazioni pure, l’economia va sempre peggio, quindi è proprio così, nulla è cambiato, anzi è peggiorato ma non solo dal 2006,
è una costante ormai da ancor più tempo che la strada corra sempre e solo in discesa;
a volte può essere più o meno ripida ma la “rotta” non viene mai invertita;
Non solo le guerre di religione sono nate, han vissuto e prosperato sul dualismo, sulla divisione tra noi e loro; la stessa cosa è sempre successa anche nelle “guerre” a sfondo economico, guerre di cui a volte sfugge anche la identificazione dei duellanti, dove non si capisce chi sia nemico di chi, dove il nemico lo trovi spesso in casa …
quante volte avremo nominato il famosissimo “divide et impera” ??? Una “tecnica” vetusta ma collaudatissima e dai risultati garantiti;
Tanti soffrono di un complesso di superiorità in questo mondo moderno causato non solo da una carenza culturale ed empatica, ma soprattutto causato dai modelli proposti da questa società iper globalizzata, consumistica ed alienante; standard imposti da un capitalismo sfrenato e dall’annientamento dell’ESSERE a favore dell’AVERE; so che un argomento trito e ritrito, una affermazione ormai inflazionata, ma la realtà è purtroppo questa quindi che altro si può dire ?
leggiamo :
§
A PASSO DI GAMBERO.
GUERRE SANTE, PASSIONE E RAGIONE
“Un nostro politico, nei giorni scorsi (2006) ha pronunciato parole inopportune sulla superiorità della cultura occidentale, rispetto alle altre. E’ secondario che qualcuna dica una cosa che ritiene giusta ma nel momento sbagliato, ed è secondario che qualcuno creda a una cosa ingiusta o comunque sbagliata, perché il mondo è pieno di gente che crede a cose ingiuste.
Quello che non è secondario. e che deve preoccupare un poco tutti, politici, leader religiosi, educatori, è che certe espressioni, o addirittura interi e appassionati articoli che in qualche modo le hanno legittimate, diventino materia di discussione generale, occupino la mente dei giovani, e magari li inducano a conclusioni passionali dettate dall’emozione del momento.
Mi preoccupo dei giovani perché tanto, ai vecchi, la testa non la si cambia più.
Tutte le guerre di religione che hanno insanguinato il mondo per secoli sono nate da decisioni passionali a contrapposizioni semplicistiche, come Noi e gli Altri, buoni e cattivi, bianchi e neri.
Se la cultura occidentale si è dimostrata feconda (non solo dall’Illuminismo a oggi ma anche prima, quando il francescano Ruggero Bacone invitava a parlare le lingue perché abbiamo qualcosa da imparare anche dagli infedeli), è anche perché si è sforzata di ‘sciogliere’, alla luce dell’indagine e dello spirito critico, le semplificazioni dannose.
[…]
Un elemento di confusione è che spesso non si riesce a cogliere la differenza tra l’identificazione con le proprie radici, il capire chi ha altre radici e il giudicare ciò che è bene o male. Quanto a radici, se mi chiedessero se preferirei passare gli anni della pensione in un paesino del Monferrato, nella maestosa cornice del parco nazionale dell’Abruzzo o sulle dolci colline del senese, sceglierei il Monferrato.
Ma ciò non comporta che giudichi altre regioni italiane inferiori al Piemonte.
[…]
Le radici possono essere anche più ampie di quelle regionali o nazionali.
Preferirei vivere a Limoges, tanto per dire, piuttosto che a Mosca.
Ma come, Mosca è una città bellissima?
Certamente, ma a Limoges capirei la lingua.
Insomma, ciascuno si identifica con la cultura in cui è cresciuto e i casi di trapianto radicale, che pure ci sono, sono una minoranza.
[…]
L’antropologia culturale cercava di riparare ai peccati del colonialismo mostrando che quelle culture Altre erano appunto delle culture, con le loro credenze, i loro riti, le loro abitudini, ragionevolissime nel contesto in cui si erano sviluppate, e assolutamente organiche, vale a dire che si reggevano su una loro logica interna. Il compito dell’antropologo culturale era dimostrare che esistevano delle logiche diverse da quelle occidentali, e che andavano prese sul serio, non disprezzate e represse.
Questo non voleva dire che gli antropologi, una volta spiegata la logica degli Altri, decidessero di vivere come loro, anzi, tranne pochi casi, finito il proprio pluriennale lavoro oltremare, se ne tornavano a consumare una serena vecchiaia nel Devonshire o in Piccardia.
Però, leggendo i loro libri, qualcuno potrebbe pensare che l’antropologia culturale sostenesse una posizione relativistica, e affermasse che una cultura vale l’altra. Non mi pare sia così.
Al massimo l’antropologo ci diceva che, sino a che gli Altri se ne stavano a casa propria, bisognava rispettare il loro modo di vivere.
(E qui cascano gli asini… 🙂 ndr).
[…]
Il problema che l’antropologia culturale non ha risolto è cosa si fa quando il membro di una cultura, i cui principi abbiamo magari imparato a rispettare, viene a vivere in casa nostra.
In realtà la maggior parte delle reazioni razziste in Occidente non è dovuta al fatto che degli animisti vivano nel Mali (basta che se ne stiano a casa propria), ma che gli animisti vengano a vivere da noi.
E passi per gli animisti, o per chi vuol pregare in direzione della Mecca, ma se vogliono portare il chador, se vogliono infibulare le loro bambine, se (come accade per certe sette occidentali) rifiutano le trasfusioni di sangue ai loro bambini ammalati, se l’ultimo mangiatore di uomini della Nuova Guinea (ammesso che ci sia ancora) vuole emigrare da noi e farsi arrosto un giovanotto almeno ogni domenica? […]
Riflettere sui nostri parametri significa anche decidere che non siamo pronti a tollerare tutto e che certe cose sono per noi intollerabili.
[…]
Uno dei valori di cui la civiltà occidentale parla molto è l’accettazione delle differenze.
Teoricamente siamo tutti d’accordo, è politically correct dire in pubblico che qualcuno che è ‘gay’, ma poi a casa si dice ridacchiando che è un ‘frocio’.
Come si fa a insegnare l’accettazione della differenza?
L’Académie Universelles des Cultures ha messo in linea un sito dove si stanno elaborando materiali su temi diversi (colore, religione, usi e costumi e così via) per gli educatori di qualsiasi paese che vogliano insegnare come si accettano coloro che sono diversi da loro.
[…]
Molta la confusione sotto il cielo.
Di questi tempi avvengono cose molto curiose.
Pare che la difesa dei valori dell’Occidente sia diventata una bandiera della destra, mentre la sinistra è come al solito filo-islamica.
Ora, a parte il fatto che c’è una destra e c’è un cattolicesimo integrista decisamente terzomondista, filoarabo e via dicendo, non si tiene conto di un fenomeno storico che sta sotto gli occhi di tutti.
La difesa dei valori della scienza, dello sviluppo tecnologico e della cultura occidentale moderna in genere è sempre stata una caratteristica delle ali laiche e progressiste.
Non solo, ma a una ideologia del progresso tecnologico e scientifico si sono richiamati tutti i regimi comunisti.
Il ‘manifesto’ del 1848 si apre con un elogio spassionato all’espansione borghese; Marx non dice che bisogna invertire la rotta e passare al modo di produzione asiatico; dice solo che di questi valori e di questi successi di debbono impadronire i proletari.
Di converso, è sempre stato il pensiero reazionario (nel senso più nobile del termine), almeno a cominciare dal rifiuto della Rivoluzione Francese, che si è opposto all’ideologia laica del progresso affermando che si deve ritornare ai valori della Tradizione. […]
I più seri tra i pensatori della Tradizione si sono sempre rivolti, oltre che a riti e miti dei popoli primitivi, o alla lezione buddhista oppure proprio all’Islam, come fonte ancora attuale di spiritualità alternativa.
Sono sempre stati lì a ricordarci che noi non siamo superiori, bensì inariditi dall’ideologia del progresso, e che dobbiamo andare a cercare la verità tra i mistici sufi e tra i dervisci danzanti. E queste cose non le dico io, le hanno sempre dette loro.
Basta andare in una libreria e cercare negli scaffali giusti.
Si aprono curiose spaccature.
Ma forse è solo segno che nei momenti di grande smarrimento (e certamente viviamo uno di questi) nessuno sa più da che parte sta.
Però è proprio nei momenti di smarrimento che bisogna sapere usare l’arma dell’analisi e della critica, delle nostre superstizione come di quelle altrui, Spero che di queste cose si discuta nelle scuole, e non solo nelle conferenze stampa.”
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sorridiamo un po’ ???
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dopo alcuni post “impegnati” qualche minuto di pausa, se possibile con qualche sorriso … così tanto per non pensare …
l’esibizionismo fa sudare …
la buonanotte …
albero genealogico …
punti di vista …
sincerità …
sorprese …
voglia di paternità …
“grossa” ricompensa …
realtà “virtuale” …
l’amore è cieco … ma se non si aprono gli occhi, poi …
diottrie + acume …
attualità politica …
come al supermercato …
spero vi siano piaciute …
però non ricordo perché le ho postate …
🙂
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