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bello questo passo che vi propongo anche perché nel leggere di nani e giganti si affollano nella mente una ridda di immagini, più che altro a mezzo busto, tipo figurine Panini :
“questo” c’è, questo c’è, questo c’è … sono veramente tanti ma non sono gente comune, sono personaggi in cerca di onore ma che occupano posti di rilievo nel “gotha” nazionale ed internazionale;
questo scritto e sempre di grande attualità;
a prescindere da qualsiasi considerazione il rapporto di ogni generazione con quella successiva ha sempre (o quasi) seguito un filo logico, non fosse altro per una questione affettiva, visto che la generazione successiva è di solito composta dai propri figli;
ogni azione era quindi improntata al conseguimento dell’obiettivo di tentare di lasciarli in condizioni migliore delle proprie;
una volta si diceva che un genitore aveva conseguito il suo compito quando aveva “sistemato” tutti i propri figli, con un matrimonio, un corso di studi, una posizione;

gli ultimissimi decenni, anche grazie alla situazione economica globale, hanno visto quasi un ribaltamento della situazione e non sono più i giovani ad accudire gli anziani ma sono questi ultimi a mantenere i figli ed i nipoti;
di questa situazione sappiamo chi dobbiamo “ringraziare”;
è proprio vero : mala tempora currunt …
e dato che di norma gli appiattimenti si delineano spesso verso il basso, non è che tutti son diventati giganti, il guaio è che tutti (o quasi) son diventati nani !
E quando i nani fanno la lotta di solito è una lotta nel fango … 😉
morale conclusiva : purtroppo ci sono in circolazione troppi nani che però si credono giganti …
cosa possiamo fare ?
Condividere pensieri come questi è già un buon inizio … 🙂
Claudio
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Dal libro A PASSO DI GAMBERO – Guerre calde e populismo mediatico – (2006)
di Umberto Eco che in contro copertina scrive :
“I tempi sono oscuri, i costumi corrotti e anche il diritto alla critica viene indicato al furor popolare.
Pubblico pertanto questi scritti all’insegna di quella antipatia positiva che rivendico.”
Capitolo: SULLE SPALLE DEI GIGANTI
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“San Tommaso (d’Acquino) ha, per i suoi tempi, rivoluzionato la filosofia cristiana, ma sarebbe stato pronto a rispondere, a chi glielo avesse chiesto (e c’è stato chi ci ha provato), che lui non faceva altro che ripetere quello che aveva detto otto secoli e mezzo prima Sant’Agostino (di Ippona).
Non era menzogna né ipocrisia.
Semplicemente il pensatore medievale credeva che fosse giusto correggere qua e là le opinioni dei suoi predecessori quando gli pareva di avere, proprio grazie a loro, le idee più chiare.
E da qui nasce l’aforisma a cui ho intitolato il mio contributo. quello dei nani e dei giganti.
*Dicebat Bernardus Carnotensis non esse quasi nanos humeris insidentes, et possimus plura eis et remotiora videre. non utique proprii visus acumine, aut eminentia corporis, sed quia in altum subvehimur et extollimur magnitude gigantes.*
(Bernardo di Chartres diceva che noi siamo come nani che stanno sulle spalle dei giganti, così che possiamo vedere più lontano di loro non a causa della nostra statura o dell’acutezza della nostra vista, ma perché – stando sulle loro spalle – stiamo più in alto di loro).
[…]

Alle sue origini medievali l’aforisma divenne popolare perché permetteva di risolvere in modo apparentemente non rivoluzionario il conflitto tra generazioni. Gli antichi sono certamente giganti rispetto a noi; ma noi, pur essendo nani, sedendo sulle loro spalle, e cioè approfittando della loro saggezza, possiamo vedere meglio di loro.
Questo aforisma era originalmente umile o superbo?
Voleva dire che noi conosciamo, sia pure meglio, quello che gli antichi ci hanno insegnato, o che conosciamo, sia pure grazie al debito con gli antichi, ben più di loro?
Siccome uno dei temi ricorrenti della cultura medievale è la progressiva senescenza del mondo, si potrebbe interpretare l’aforisma di Bernardo nel senso che, visto che ‘mundus senescit’, noi più giovani invecchiamo rispetto agli antichi, ma almeno comprendiamo o facciamo grazie a loro qualcosa che loro non erano arrivati a comprendere.
Bernardo rimproverava agli allievi che copiavano servilmente gli antichi e diceva che il problema non era di scrivere come loro ma di imparare da loro a scrivere bene, in modo che in seguito qualcuno si ispirasse a loro stessi come loro stessi si erano ispirati agli antichi.
Quindi, seppure non nei termini in cui lo leggiamo oggi, un appello all’autonomia e al coraggio innovativo nel suo aforisma c’era.”
Ma allora dove ci siamo persi? E chi ha ‘tradito’?
I giovani o gli adulti, non più capaci di sostenere il ruolo dei giganti, essendo nel frattempo diventati ‘analfabeti di ritorno’ ?

“Siamo appena all’alba di questo nuovo corso, ma pensiamo per un solo istante all’apparizione prima del personal computer o poi di Internet.
Il computer entra nelle case portato dai padri, se non altro per ragioni economiche; i figli non lo rifiutano e se ne impadroniscono, possono superare i padri in abilità, ma nessuno dei due vi vede il simbolo e della ribellione o della resistenza.
Non è che sia assente l’innovazione, ma è quasi sempre innovazione tecnologica che, imposta da un centro di produzione internazionale normalmente diretto da anziani, poi crea voghe accettate dai giovani.
Si parla oggi del nuovo linguaggio giovanile del telefonino e della email, ma posso esibirvi saggi scritti dieci anni fa in cui gli stessi che avevano creato i nuovi strumenti, o gli anziani sociologi e semiologi che li studiavano, vaticinavano che avrebbero esattamente generato il linguaggio e le formule che di fatto ha diffuso.
E se Bill Gates era un giovane agli inizi (ora è un signore maturo che impone appunto ai giovani il linguaggio che dovranno parlare) anche da giovane non ha inventato una rivolta, bensì un’offerta accorta, studiata per interessare padri e figli).
[…]
Quelle che paiono le ultime frontiere della differenza, lo spillo nella lingua e i capelli blu, nella misura in cui non sono più invenzione di pochi singoli ma modello universale, sono stati proposti ai giovani da centri gerontocratici della moda internazionale.
E presto l’influenza dei mass media li imporrà anche ai genitori, a meno che a un cero punto giovani e vecchi li abbandonino semplicemente perché si renderanno conto che con uno spillo nella lingua si mangia male il gelato. […]
Il rischio, per chiunque, e senza colpa di nessuno, è che un’innovazione ininterrotta e ininterrottamente accettata da tutti, schiere di nani siedano sulle spalle di altri nani.
[…]
Mala tempora currunt !
Ma i peggiori diagnostici di ogni epoca sono proprio i contemporanei.
I miei giganti mi hanno insegnato che ci sono spazi di transizione, in cui vengono a mancare le coordinate, non si comprendono ancora le astuzie della Ragione, i complotti impercettibili dell Zeitgeist.
Forse il sano ideale del parricidio sta già risorgendo in forme di diverse e, con le future generazioni, figli clonati si opporranno in modo ancora imprevedibile e al padre legale e al donatore di seme.
Forse nell’ombra già si aggirano giganti, che ancora ignoriamo, pronti a sedere sulle spalle di noi nani.”
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