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vi riporto un brano da
ESSERE BUONI di Simon Blackburn
tratto dal capitolo IL PUNTO DI VISTA COMUNE
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“Chi è sofferente o diseredato può considerare una forma di spregevole ipocrisia il nostro tentativo di rassicurarlo sul fatto che condividiamo il suo punto di vista, anche se viviamo negli agi.
*Condivido il tuo dolore* è una stupidaggine sentimentale da talk show.
Possiano invece prendere le ragioni degli altri e farle nostre.
Non ci limitiamo a comprendere l’uomo che adduce come ragione una tal soluzione per ridurre il suo dolore, possiamo anche assumere la sua sofferenza come nostra motivazione.
Il suo disagio può diventare il nostro disagio, non perché proviano lo stesso dolore, ma in quanto desideriamo modificare la situazione a suo vantaggio.
Alle persone buone risulta molto spiacevole trovarsi in presenza di qualcuno che soffre e non poter fare niente per lui.
In questo caso ci spingono l’empatia o la benevolenza, non una regola procedurale del discorso.
[…]
In questo senso i fondamenti delle giustificazioni morali non consistono nelle regole procedurali di un certo genere di discorso, ma nei sentimenti che possono spingerci.
Come capì Confucio molto tempo fa, la benevolenza o l’interesse per l’umanità rappresenta l’indispensabile radice di tutto.”
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Non si può non essere d’accordo : se ognuno persegue solo il bene proprio e perde di vista il bene comune, alla lunga, non avrà alcuna possibilità di vedere soddisfatto neppure il proprio;
« Questo universo è un animale unico che contiene in sé tutti gli animali, avendo una sola Anima in tutte le sue parti. »
(Plotino, Enneadi, IV, 4, 32)
« Da tutto quanto si è detto risulta che ogni essere che si trova nell’universo, a seconda della sua natura e costituzione, contribuisce alla formazione dell’universo col suo agire e con il suo patire, nella stessa maniera in cui ciascuna parte del singolo animale, in ragione della sua naturale costituzione, coopera con l’organismo nel suo intero, rendendo quel servizio che compete al suo ruolo e alla sua funzione. Ogni parte, inoltre, dà del suo e riceve dalle altre, per quanto la sua natura recettiva lo consenta. »
(Plotino, Enneadi, IV, 4, 45)
una concezione della “Anima Mundi” che era stata già compresa 1.750 anni fa ma che con il passare del tempo invece di essere fortificata è andata via via spegnendosi;
certo il mondo moderno che persegue il profitto come unica spinta insieme alla supremazia sugli altri ha le sue precise corresponsabilità ma l’essere uomo ci sta mettendo molto del suo;
occorre riscoprire valori condivisi, ma valori veri, quelli dettati da empatia e solidarietà; ci dedichiamo troppo ai “dettagli”, al “contorno”, ma abbiamo ormai dimenticato i “fondamentali” …
lo sforzo dell’uno che ha a cuore il futuro dell’uomo (e del Pianeta, cosa inscindibile) viene vanificato se non è condiviso dall’altro;
ma questo significa la morte dell’uno e dell’altro,
occorre ricordarlo sempre …
Claudio
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