I turisti si innamorano di questo ponte ad arco perfetto, uno dei luoghi più fotogenici d’Europa
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“Se li incontri, l’unica salvezza è far finta di nulla.
Ignorarli, come se non esistessero, come se realmente fossero invisibili grazie ai loro maledetti amuleti”.
I miliziani di Raia Mutomboki, nell’estremo lembo del Kivu, la regione mineraria della Repubblica Democratica del Congo, sono uno sputo di inferno in terra. Uccidono, stuprano, distruggono.
E soprattutto garantiscono, in cambio di soldi ed armi, il controllo di decine di miniere d’oro per conto dell’impresa cinese Kun Hou Mining.
Ritengono di essere invincibili perché resi invisibili da loro macabri amuleti.
Mostrare di vederli è morte sicura.
Raia Mutomboki è solo uno dei circa trenta piccoli eserciti che imperversano nella regione finanziati da Ruanda e Uganda e da imprese minerarie di mezzo mondo interessate ad assicurarsi l’oro abbondantissimo da queste parti.
Anni fa, la terza multinazionale del settore del pianeta, la Anglo Gold Ashanti, finanziò uno di questi gruppi assicurandosi il controllo di una importantissima miniera.
La Anglo e’ un gigante presente nelle borse di mezzo mondo e non ha pagato nessun prezzo per i circa duemila morti provocati dai “suoi” miliziani.
L’impunità è una regola da queste parti.
Il colonnello Cheka, capo di un’altra sanguinaria formazione armata, ha spadroneggiato impunito per anni.
Liberava i territori su cui si appuntavano gli interessi minerari dei suoi finanziatori.
Lo faceva spargendo morte e terrore.
Una volta ordinò lo stupro di 387 donne e bambini.
Ed un immenso territorio aurifero si svuotò come per incanto di tutta la sua popolazione.
Poi si fece eleggere deputato e accettò di buon grado una proposta di pace.
Aveva messo da parte una fortuna e voleva godersela in pace.
Il suo posto fu preso prontamente da altri.
Nelle miniere di oro come di coltan e altri materiali si lavora in condizioni di vera schiavitù, in cambio di niente ed esposti ad ogni pericolo.
Tantissimi i lavoratori bambini.
C’è un terribile, spaventoso, silenzio su queste vicende che rappresentano la tragica quotidianità di un paese afflitto da troppe ricchezze la cui popolazione vive nell’orrore di quotidiani massacri e decine di stupri l’ora.
Un silenzio colpevole che copre gli interessi di potentati di mezzo mondo e che in Congo si è reso responsabile di circa dieci milioni di morti nella più cruenta, ed invisibile, delle guerre per le materie prime.
Se si guarda all’elenco delle aziende che fanno affari in questo oceano di sangue e dolore, ci si trovano tutti i più grandi nomi del business mondiale.
Gli stessi che foraggiano o detengono la proprietà dei più grandi media del mondo.
A queste imprese è stata chiesta trasparenza e la cessazione di ogni transazione con i gruppi armati che affliggono il Kivu.
Per citare alcuni casi, la Apple solo da tre anni sembra aver aderito all’iniziativa.
La Canon e la Nontendo, quella di “Pokemon Go”, sembrano invece non avere alcun interesse a sapere da dove provengano i minerali usati nei loro cicli di produzione.
Silvestro Montanaro
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grazie globalizzazione
grazie multinazionali …
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