Perle dal Web – n° 350


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tratta dalla pagina FB  di  Realtà, inganno e manipolazione

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“Trasforma la tua vita in una ricerca. Interrogati sui valori che hai accettato. Interrogati su tutto ciò in cui sei stato portato a credere. Interrogati su ciò che è stata la tua vita fino a questo momento. Interrogati sul tuo vivere come un automa, sulla tua esistenza meccanica.”

(Osho)

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Il Denaro In Testa (parte seconda)


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Ecco alcuni altri passi tratti dal libro di Vittorino Andreoli, IL DENARO IN TESTA.

ECONOMIA E MORALE

“Non c’è dubbio alcuno che la morale è una guida necessaria ai comportamenti umani. Senza, l’uomo è come un’imbarcazione che si muove nell’oceano (la società) senza strumenti di bordo.
Ormai sono convinto che non esiste una morale naturale come diceva Kant, o una morale vera come dice la religione cristiana.
La morale si riduce a un principio generale, per cui certe cose si devono fare sempre e altre mai.
Questo principio, però, manca nella nostra società informe e senza consistenza, magmatica, dove si parla soltanto di flessibilità e adattamento.
Non sta a me affermare cosa si deve o non si deve fare, ma posso sostenere che la morale è una ‘conditio sine qua non’ della società.
La storia ha dimostrato che esistono diversi tipi di morale, ma tutti hanno una coerenza e un principio generale, che dice ciò che è possibile e non possibile fare, sempre e per tutti.
Questo sarebbe anche un compito dell’educazione, che da noi non funziona perché abbiamo inventato l’etica della circostanza, per cui è sempre possibile fare tutto, dipende da quando e come.
Ebbene, la morale appartiene all’uomo, non a una singola disciplina. Nego persino che possa essere morale la disciplina che si occupa di etica. Certamente non è etica l’economia.
[…]
Nonostante tutto, gli imperativi economici sono rigorosamente applicati, senza badare minimamente agli effetti sulla psiche dell’uomo. Se l’economia non fosse diventata una religione, non si capirebbero le ragioni di una moda che fa sognare abiti a prezzi proibitivi.
Molti finiscono per odiare il proprio status economico e il proprio corpo, non conforme agli standard (imposti).
Lo scarto è vissuto con delusione e con un’incipiente depressione: ci si sente inadeguati a questo mondo.
La bellezza da spot pubblicitario diventa un imperativo, mentre l’anoressia si diffonde tra gli adolescenti. […]
Tutto questo è contro l’etica sociale, perché crea lotta e inimicizia, frustrazioni e violenza.
[…]
La psicologia non pretende di essere considerata etica ma, individuando le dinamiche con cui opera la mente, distingue nettamente tra bisogni essenziali e secondari. E non dimentica che le pretese superflue sono spesso causa di di comportamenti censurati dalle diverse morali.
Il plurale non piacerà a chi crede nella morale unica.
Io non intendo addentrarmi in questa diatriba, ma voglio ricordare le ragioni per cui sostengo una morale storica e dunque variabile nel tempo.
Sul principio morale primo e indiscutibile, secondo cui certe cose si devono fare sempre e altre mai, si definiscono comportamenti obbligatori e comportamenti vietati.
Questa separazione netta ha, però, contenuti variabili: a seconda del momento storico, cambiano le azioni obbligatorie e vietate.
Le mie convinzioni hanno una base scientifica, fondata sulla scoperta dell’encefalo plastico: parte del nostro cervello non ha una struttura fissa e predeterminata, ma si organizza in base alle esperienze, quindi in seguito all’incontro con l’ambiente geografico le persone che lo abitano.
Grazie all’encefalo plastico noi modifichiamo la nostra mente e apprendiamo cose che non sapevano prima.
Per ricordarle, e dunque farle entrare nel nostro mondo e nel nostro comportamento, trasformiamo gli stimoli esterni in strutture biologiche, molecole e circuiti nervosi.
L’esempio della memoria è esplicito.
Se ascoltiamo una frase oggi e la raccontiamo domani, o anche tra due anni, significa che quella frase si è trasformata in una struttura cerebrale, si è fatta biologia, dunque è parte del nostro sapere e può incidere sul nostro modo di essere e di agire.
Ci sono società che chiedono di ripetere spesso alcuni comportamenti.
Questi diventano ordinari e finiscono per sembrare naturali.
Non ci ricordiamo nemmeno più come li abbiamo appresi: magari durante l’infanzia, quando la consapevolezza non si è sviluppata come nell’età più avanzata.
Così si fissano i comportamenti.
Quel principio primo che è *una forma della mente* (l’espressione è di Kant nda), si riempie di contenuti e regole che diventano imperative: hanno cioè la forza di un principio morale.
Ecco, io credo che la morale si formi all’interno dell’esperienza esistenziale e che possa mutare.
Da qui il bisogno di parlarne al plurale.
[…]
Queste considerazioni potranno non piacere e magari preoccupare, ma hanno nel contempo un contenuto straordinario, perché implicano che l’uomo può cambiare e modificare le sue abitudini e le sue azioni, se si dimostrano inadatte alla vita personale o a quella del gruppo.
Questa è una scoperta grandiosa per chi si occupa di malattie mentali: oggi, per esempio, è possibile modificare e sostituire le strutture che stanno alla base degli automatismi e della coazione a ripetere, tipici degli ossessivi.
[…]
Il tema riporta al romanzo di Aldous Huxley IL MONDO NUOVO, in cui gli individui, sin dal lor concepimento in provetta, sono messi a contatto con un condizionamento costante: un altoparlante ripete monotono che la cosa più bella è fare il muratore oppure il meccanico e nei vari reparti il condizionamento cambia, a seconda delle attività necessarie per la società.
Così ogni adulto vorrà fare esattamente quello che la società ha programmato per renderlo felice.
Lui stesso penserà di aver trovato l’ambiente in cui realizzare ciò per cui è portato, e quindi si sentirà anche gratificato.
Nel romanzo, a decidere è l’Alfa-plus, un deux ex machina che condizione la vita di tutti, lo fa perché è il solo attore veramente libero, ma è anche l’unico che conosce la situazione esistenziale degli altri: si credono liberi, ma dipendono totalmente da stimoli indotti.”
(Il libro uscì nel 1932 con il titolo di “Brave New World” che, tradotto, significa “Coraggioso mondo nuovo” ndr)

TEMPI DI UTOPIE

“In un mondo dominato dal denaro e dalle sue logiche, si va verso la catastrofe.
Non è una profezia da Cassandra, ma la semplice e realistica cronaca dei nostri tempi.
Certo si possono tentare strategie di ricostruzione, aggiustamenti e cure sintomatiche. E anche possibile ridare fiato a una società che sembra rallentata, a regime minimo.
Occorre però un pensiero alto, un’analisi profonda e non più settoriale, che voli fino a toccare le utopie, perché quando si è vicini alla catastrofe le utopie assumono grande valore.
Misuro questa società dal grado di malessere che contiene, dalla violenza che esprime, dalla distruttività che emana e sono convinto che il denaro e le sirene dell’economia siano parte in causa.
Ecco perché mi viene in mente la Grecia dell’antichità e LA REPUBBLICA di Platone, che aveva affidato ai filosofi la gestione della cosa pubblica.
Era quello il tempo in cui si concepiva l’idea come forma autentica della realtà, superiore alle opinioni individuali. […] I filosofi pensavano dunque alla collettività e a loro spettava suggerire di cosa avessero bisogno gli ateniesi: oggi diremmo l’uomo.”

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alcune mie considerazioni :

Ovviamente l’ho postato perché mi piace e lo condivido;
Per quanto riguarda la “morale” (che è una componente essenziale del vivere umano) sono assolutamente convinto che nulla abbia avuto ed abbia da condividere con la Finanza, i Mercati, le Borse, le Banche d’affari ed in ultima analisi con il Denaro;
Per quanto riguarda il romanzo di Huxley vorrei porre una domanda : da opera di assoluta fantasia non vi sembra si stia trasformando in una drammatica e sconsolante verità, specchio della società moderna fatta di condizionamenti ed illusorio senso di libertà ?
Per quanto riguarda le Utopie … finiamola di vederle come qualcosa di assurdo e negativo, forse sono la sola possibilità di salvezza per il futuro …

Claudio

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