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“La lotta di ogni grande uomo contro il suo tempo è apparentemente solo una lotta insensata e distruttiva contro se stesso.
Ma appunto solo apparentemente.
In essa, infatti, egli combatte ciò che gli impedisce di essere grande, il che significa per lui semplicemente: essere liberamente e interamente se stesso.
Perciò l’uomo veridico avverte il senso della sua attività come un senso metafisico, spiegabile in base a leggi di una vita diversa e superiore, e nel senso più profondo, affermatrice, sebbene tutto ciò che fa sembri un distruggere e infrangere le leggi di questa vita.
Questa proclamazione della verità appare agli altri uomini un prodotto della cattiveria, giacchè essi ritengono che la conservazione delle loro mediocrità e fandonie sia un dovere di umanità e ritengono che si debba essere cattivi per distruggere in quel modo i loro giocattoli.
Questa è la specie della gratitudine umana: essa fraintende i suoi benefattori.
Difatti tutti gli ordinamenti umani sono previsti proprio per fare in modo che la vita, nella continua dispersione dei pensieri, non venga “sentita”.
Perchè vuole egli con tanta forza il contrario, cioè proprio sentire la vita, ossia soffrire a causa della vita?
Perchè si accorge che lo si vuol derubare di se stesso e che c’è una specie di accordo per stanarlo dalla sua caverna.
Allora si ribella, aguzza le orecchie e risolve: “Io voglio rimanere di me stesso!”.
È una risoluzione terribile; egli lo capisce solo a poco a poco.
Giacchè adesso si deve tuffare nelle profondità dell’esistenza, con una serie di domande non comuni sulle labbra:
Perchè vivo?
Quale lezione devo imparare dalla vita?
Come sono diventato quello che sono e perchè mai soffro di questo essere così?
Si tormenta, e vede che nessuno si tormenta così, che anzi le mani dei suoi simili si protendono appassionatamente verso gli avvenimenti sensazionali che si avvicendano sulla scena politica, o che essi stessi fanno bella mostra di sè in cento maschere, come, giovinetti, uomini, vecchi, padri, cittadini, preti, funzionari, commercianti, vivamente preoccupati della loro comune commedia e niente affatto di se stessi.
Alla domanda: Perchè vivi?
Essi tutti risponderebbero subito e con orgoglio: “Per diventare un buon cittadino, o dotto, o statista”.
Ahimè, e niente di meglio?
Chi intende la sua vita solo come un punto dello sviluppo della stirpe o di uno Stato o di una scienza e dunque vuole in tutto e per tutto entrare a far parte della storia del divenire, della storiografia, non ha capito la lezione che l’esistenza gli ha impartita e deve studiarla un’altra volta.
Questo eterno divenire è un teatro di marionette menzognero, per il quale l’uomo dimentica se stesso, è la vera e propria distrazione che disperde l’individuo a tutti i venti, il gioco senza fine della sciocchezza che il grande fanciullo Tempo gioca davanti a noi e con noi.
Il suddetto eroismo della veridicità consiste nello smettere, un bel giorno, di essere il suo giocattolo.
Adesso egli comincia a esaminare quanto profondamente è intrecciato col divenire e quanto profondamente coll’essere; un compito immenso sorge a cospetto della sua anima: distruggere tutto ciò che diviene, portare in luce tutto ciò che di falso è nelle cose.
In singoli momenti sappiamo tutti che le istituzioni di più ampio sviluppo della nostra vita sono create solo per sfuggire ai nostri veri compiti, che nasconderemmo volentieri il capo da qualche parte, come se lì, la nostra coscienza dai cento occhi non potesse sorprenderci; che ci affrettiamo a dare il nostro cuore allo Stato, al guadagno, alla società o alla scienza, semplicemente per non possederlo più, che ci abbandoniamo anche al più gravoso lavoro giornaliero con un ardore e una mancanza di riflessione che vanno al di là di quel che sarebbe necessario per la vita perchè ci sembra più necessario evitare di riflettere.
La furia è generale, perchè ognuno è in fuga da se stesso, generale anche la pavidità con cui si nasconde questa furia, perchè si vuole sembrare contenti e si vorrebbero ingannare gli spettatori dalla vista più acuta sulla nostra miseria.
Ma che cos’è che ci turba tanto spesso, qual è la zanzara che non ci lascia dormire?
Intorno a noi c’è un’aria spettrale, ogni momento della vita vuole dirci qualcosa, ma noi non vogliamo sentire questa voce spettrale.
Abbiamo paura che, se rimaniamo soli e in silenzio, ci venga sussurrato qualcosa all’orecchio, e perciò odiamo il silenzio e ci stordiamo con la vita sociale.
Tutto questo noi lo comprendiamo di tanto in tanto, e ci meravigliamo molto di tutta questa vertiginosa paura e furia e di tutta questa situazione di sogno della nostra vita, che sembra provare orrore del risveglio, e che sogna tanto più intensamente e inquietamente quanto più si avvicina a questo risveglio.
Ma nello stesso tempo sentiamo che siamo troppo deboli per sopportare a lungo quei momenti di profondo raccoglimento, ed è già molto se una volta emergiamo un poco con la testa e ci rendiamo conto del fiume nel quale siamo profondamente immersi.”
(Friedrich Nietzsche – Considerazioni Inattuali)
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questo è il video di una bella canzone (neppure troppo recente)
la posto per l’argomento che tratta
ma vi avviso che nel video sono contenute alcune immagini
un po’ “forti” (ma che sono reali, purtroppo)
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A blinding flash of white light
Un lampo accecante di luce bianca
Lit up the sky over Gaza tonight
Illuminato il cielo sopra Gaza stasera
People running for cover
Gente che corre ai ripari
Not knowing whether they’re dead or alive
Non sapendo se sono vivo o morto
They came with their tanks and their planes
Sono venuti con i loro carri armati e gli aerei
With ravaging fiery flames
Con devastando fiamme di fuoco
And nothing remains
E nulla resta
Just a voice rising up in the smoky haze
Solo una voce che sale nella foschia fumosa
We will not go down
Non andremo giù
In the night, without a fight
Nella notte, senza combattere
You can burn up our mosques and our homes and our schools
Potete bruciare le nostre moschee e le nostre case e le nostre scuole
But our spirit will never die
Ma il nostro spirito non morirà mai
We will not go down
Non andremo giù
In Gaza tonight
A Gaza questa sera
Women and children alike
Donne e bambini allo stesso modo
Murdered and massacred night after night
Notte ucciso e massacrato dopo notte
While the so-called leaders of countries afar
Mentre i cosiddetti leader di paesi lontani
Debated on who’s wrong or right
Dibattuto su chi ha torto o ragione
But their powerless words were in vain
Ma le loro parole senza potere sono stati vani
And the bombs fell down like acid rain
E le bombe cadevano come pioggia acida
But through the tears and the blood and the pain
Ma attraverso le lacrime e il sangue e il dolore
You can still hear that voice through the smoky haze
Si può ancora sentire quella voce attraverso la foschia fumosa
We will not go down
Non andremo giù
In the night, without a fight
Nella notte, senza combattere
You can burn up our mosques and our homes and our schools
Potete bruciare le nostre moschee e le nostre case e le nostre scuole
But our spirit will never die
Ma il nostro spirito non morirà mai
We will not go down
Non andremo giù
In Gaza tonight
A Gaza questa sera
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cosa ci dobbiamo auspicare è detto in questo altro video
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Cosa può fare un bambino di soli tre anni con un gesso colorato? Non si tratta semplicemente di disegnare, ma del dare una forma a ciò che nella realtà non può avere: una madre. Si intitola semplicemente “Chalk”, cioè “Gesso”, questo breve ma intenso cortometraggio rea
Sorgente: “Chalk”, il sogno di gesso di un abbraccio materno – 3nz.it
un video da vedere
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tratta dalla pagina di INFORMAZIONE LIBERA su FB
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Capitalism : A Bleak Outlook
Capitalismo : Una prospettiva brulla
Maram Heshan
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