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Surrogato è una parola sgradevole, suona come una moneta falsa.
Si usa per un oggetto non per una persona umana: la saccarina è il surrogato dello zucchero come la cicoria del caffè.
Una madre surrogata sarà comunque tua madre.
E una madre che, per il più nobile o il più disperato dei motivi, ha affittato il suo utero per dare la vita, partorirà, per ricaduta, un figlio “surrogato”.
Perché se l’amore materno è adulterato, il frutto di un utero in affitto sarà un figlio eternamente sotto sfratto nel profondo del cuore, alle radici del sé.
Anche se sul suo cammino troverà dei genitori meravigliosi.
Sapere che tua madre si era fatta pagare per metterti al mondo può avvelenarti l’anima e deviarti il destino.
Due papà o due mamme, invece, possono essere dei buoni genitori.
L’amore non è mai contro natura.
Fa molti più danni sociali il surrogato di un uomo politico.
Ho rispetto, quindi, per i diritti delle coppie omosessuali come per quelli delle coppie eterosessuali senza figli, ma il rispetto supremo lo dobbiamo ai diritti dei bambini.
Non c’è legge che possa eluderli senza danno, tranne quella che lasci al giudice, caso per caso, la saggezza di scegliere per il bene o per il male minore di chi ha bussato alla porta della vita.
Perché il peggiore dei mali è trovare quella porta chiusa.
Diego Cugia di Sant’Orsola
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