By Alfredo
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Oggi, voglio trascrivervi un testo che necessita di una lettura attenta, perché affronta concetti che potrebbero esse mal interpretati a causa dello stravolgimento semantico che, certe parole, hanno subito per opera di retori, mestatori, con l’unico intento di illudere le masse circa i significati da dare a parole che, in passato, venivano usate per ben descrivere i vari aspetti umani.

Se la superbia viene scambiata per arroganza, se l’umiltà viene scambiata per cedevolezza di fronte al potente di turno, per cui segue immancabilmente la regola della modestia, diventa poi difficile comprendere/rsi.
Allora, leggete qui, una lucida e disincantata visione della questione, ad opera di un ‘grande’ filosofo, un po’ pessimista e misantropo.

Da: AFORISMI SULLA SAGGEZZA DEL VIVERE – Arthur Scopenhauer –
“In effetti il valore che attribuiamo all’opinione altrui, e la nostra costante sollecitudine a questo riguardo, oltrepassano, di solito, pressoché ogni aspirazione ragionevole, sichhé possono essere visti come una sorta di mania universalmente diffusa, o piuttosto congenita.
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In tutto quello che facciamo si prende per lo più in considerazione, prima di ogni altra cosa, l’opinione altrui, e se esaminiamo attentamente la questione vedremo che la quasi la metà degli affanni e delle angosce sofferti sono sorti dalla preoccupazione per l’opinione degli altri.
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Esso è al fondo del nostro amor proprio così spesso offeso perché così morbosamente suscettibile, al fondo di tutte le nostre vanità e presunzioni, come pure dei nostri sfoggi e delle nostre ostentazioni.
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Ora, è evidente che nulla potrebbe contribuire di più alla nostra felicità, che in massima parte si basa sulla tranquillità e l’appagamento dell’animo, della limitazione e riduzione di questa molla a una misura ragionevolmente giustificabile, diciamo a un cinquantesimo de quella attuale; nulla dunque contribuirebbe di più alla nostra felicità dell’estrazione di questa sempiterna tormentosa spina dalla nostra carne.
Ma è una cosa molto difficile, perché abbiamo a che fare con un’assurdità naturale e congenita.
*ETIAM SAPIENTIBUS CUPIDO GLORIAE NOVISSIMA EXUITUR*
(Anche per i saggi, la brama della gloria è l’ultima cosa di cui si liberano)
– Tacito –

Per liberarci di quella universale follia l’unico mezzo sarebbe il riconoscerla chiaramente per tale e il rendersi conto di quanto false, assurde ed errate siano di solito la maggior parte delle opinioni concepite dagli uomini che dunque, prese in se, non son degne di alcuna considerazione;

il rendersi conto anche di quanto scarso influsso reale può avere, nella maggior parte delle cose e delle circostanze, l’opinione altrui; inoltre come questa opinione sia, in linea di principio, quasi sempre sfavorevole, per cui pressoché ognuno si offenderebbe a morte se venisse a sapere tutto quello che si dice sul suo conto, e in che tono si parla di lui; infine che persino l’onore stesso è un valore indiretto e non diretto ecc.
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Se ci riuscisse una simile redenzione dall’universale follia, ne conseguirebbe un incremento incredibilmente forte di tranquillità d’animo e di serenità, e anche un atteggiamento più fermo e sicuro, un comportamento sempre più disinvolto e naturale.
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La stoltezza della nostra natura qui descritta produce in primo luogo tre rampolli:
ambizione, vanità, superbia.
La differenza tra queste ultime due consiste nel fatto che la ‘superbia’ e la già ferma convinzione del proprio superiore valore, sotto ogni riguardo; la vanità invece è il desiderio di suscitare negli altri tale convinzione, per lo più accompagnato dalla segreta speranza di farla diventare, in seguito, una convinzione propria.

Per questo la superbia è un alta valutazione di se che procede dal di dentro, quindi direttamente; invece la vanità è l’aspirazione a raggiungere quell’alta valutazione dal di fuori, dunque per via indiretta.
La vanità, per conseguenza, rende loquaci, la superbia silenziosi.
Ma il vanitoso dovrebbe sapere che l’alta opinioni degli altri, a cui egli aspira, sarebbe più facilmente e sicuramente raggiungibile con un sistematico silenzio, anziché col parlare, anche se avesse da dire le cose più belle.
Non è superbo chiunque lo voglia; al massimo chi vuole può affettare superbia, ma ben presto dovrà dovrà uscire da questo come da ogni altro ruolo assunto.
Perché solo la ferma, intima, incrollabile convinzione di superiori pregi e di speciali valori rende davvero superbi.
Tale convinzione può essre errata, e può basarsi su pregi soltanto esteriori e convenzionali – questo non infirma la superbia, purché quella convinzione sia ferma e reale.
Poiché dunque la superbia è radicata nella convinzione, al pari di ogni altra conoscenza essa dipende dal nostro arbitrio.

Il suo acerrimo nemico, voglio dire il suo maggior ostacolo, è la vanità che corteggia il consenso altrui per fondarvi la propria alta opinione di sé, mentre il presupposto della superbia è che quell’occasione sia già ben salda.
Per quanto la superbia sia biasimata e vilipesa da tutti, io suppongo che ciò sia opera soprattutto di coloro che non hanno nulla per cui essere superbi.
Di fronte alla sfacciataggine e all’insolenza della maggior parte degli uomini, chiunque abbia qualche pregio fa benissimo a tenerlo in vista, per non lasciarlo cadere del tutto nell’oblio: infatti chi trascurando bonariamente tali meriti, si comporta come la maggioranza degli uomini come se fosse del tutto un loro pari, viene da quelli, in buona fede, considerato per tale.

Ma vorrei soprattutto dare questo consiglio a coloro che hanno pregi della qualità più alta, ossia pregi reali, e quindi autenticamente personali, dato che questi non si possono richiamare alla memoria con segni tangibili come le decorazioni e i titoli; in caso contrario essi vedranno applicato il SUS MINERVAM (il maiale istruisce Minerva).

*Scherza con lo schiavo: ben presto ti mostrerà il posteriore* dice un proverbio arabo assai indovinato; e anche l’oraziano *sume superbiam, quaesitam miritis* (sii tanto superbo quanto lo giustificano i tuoi meriti) non è da buttar via.

Certo le virtù della modestia è una non trascurabile invenzione per i pezzenti, perché per modestia ognuno deve parlare di sé come se fosse anch’egli un pezzente; ne consegue un grandioso livellamento (in basso ndr), come se la mondo non ci fossero altri che pezzenti”.
Ora vi chiederei di domandarvi come mai i francesi, di fronte a qualcosa di riconosciuto valore, esclamino:
SUPERBE !
Fatevi la domanda, datevi la risposta… :-)))
Alfredo
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Un commento da leggere con attenzione e riflettere bene, senza superficialità.
Posto ora alcuni miei contributi (uno volutamente “provocatorio”, indovinate quale) non scritti ricordando che la scelta delle immagini (come sempre) nel commento di Alfredo è totalmente mia, quindi se non vi sembrano appropriate sapete con chi lamentarvi ( 😉 )…
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In aggiunta, considerando il discorso di Arthur Scopenhauer anche atto a provocare una reazione di pensiero, il mio è che la modestia non sia da vedere SOLO in un’ottica negativa, anzi io la considero una virtù se non significa “VUOTO cioè assenza di pensiero, di valori e di ideali” … ed ora vorrei completare un commento anticipatovi con questa immagine :

La massima parte di ciò che veramente mi serve sapere su come vivere, cosa fare e in che modo comportarmi l’ho imparata all’asilo. La saggezza non si trova al vertice della montagna degli studi superiori, bensì nei castelli di sabbia del giardino dell’infanzia. Queste sono le cose che ho appreso:
Dividere tutto con gli altri.
Giocare correttamente.
Non fare male alla gente.
Rimettere le cose al posto.
Sistemare il disordine.
Non prendere ciò che non è mio.
Dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno.
Lavarmi le mani prima di mangiare.
I biscotti caldi e il latte freddo fanno bene.
Condurre una vita equilibrata: imparare qualcosa, pensare un po’ e disegnare, dipingere, cantare, ballare, suonare e lavorare un tanto al giorno.
Fare un riposino ogni pomeriggio.
Nel mondo, badare al traffico, tenere per mano e stare vicino agli altri.
Essere consapevole del meraviglioso.
Ricordare il seme nel vaso: le radici scendono, la pianta sale e nessuno sa veramente come e perché, ma tutti noi siamo così. I pesci rossi, i criceti, i topolini bianchi e persino il seme nel suo recipiente: tutti muoiono e noi pure.
Non dimenticare, infine, la prima parola che ho imparato, la più importante di tutte: GUARDARE.
Tutto quello che mi serve sapere sta lì, da qualche parte: le regole Auree, l’amore, l’igiene alimentare, l’ecologia, la politica e il vivere assennatamente.
Basta scegliere uno qualsiasi tra questi precetti, elaborarlo in termini adulti e sofisticati e applicarlo alla famiglia, al lavoro, al governo, o al mondo in generale, e si dimostrerà vero, chiaro e incrollabile.
Pensate a come il mondo sarebbe migliore se noi tutti, l’intera umanità prendessimo latte e biscotti ogni pomeriggio alle tre e ci mettessimo poi sotto le coperte per un pisolino, o se tutti i governi si attenessero al principio basilare di rimettere ogni cosa dove l’hanno trovata e di ripulire il proprio disordine.
Rimane sempre vero, a qualsiasi età, che quando si esce nel mondo è meglio tenersi per mano e rimanere uniti.
Tutto quello che mi serve sapere l’ho imparato all’asilo …
Citazione di Robert Fulghum
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Claudio
( PS – scusate la lunghezza complessiva )
Ma se leggete qui … grazie per esserci arrivati 😉
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