J. Martin, Apocalisse, 1851-53 Il mondo cade,
cade la notte,
cadono gli oggetti addormentati,
e la terra è vuota, nuda,
ferita dai pensieri costruiti,
antenne e grattacieli inclinati
ammassati nell’abbandono;
gli uccelli hanno piume di ferro
e ancora cadono
frammenti di immagini pensate;
il cielo è fermo in spirali d’ombra,
non ha più forma,
solo apparenza di cose già viste,
dorme sulle pietre rugose
incastonate nel ferro
e le pietre sono parole,
sono memoria indurita.
Perché tutto si svuota
in sottosuoli rovinosi
e altre macerie
innalzano trionfi morituri…
e non c’è neanche un fiore.
©Marisa Cossu